Caro direttore,
l’enciclica Dilexit nos di Papa Francesco forse verrà utilizzata dai docenti di religione, ma niente di più: è un documento della gerarchia cattolica e quindi non può entrare a scuola perché è ideologicamente identificata e quindi condizionerebbe gli studenti. Sarebbe un vero peccato se dentro la scuola si ragionasse in questo modo, perché questa enciclica parla a chiunque vive oggi, qualunque idea abbia della vita, a qualunque religione appartenga. Infatti Papa Francesco non dice ai cattolici di riscoprire la centralità del cuore, lo dice a tutti: ogni essere umano, se vuole vivere pienamente, deve riscoprire il cuore.
Scrive Papa Francesco: “Il nucleo di ogni essere umano, il suo centro più intimo, non è il nucleo dell’anima ma dell’intera persona nella sua identità unica, che è di anima e corpo. Tutto è unificato nel cuore, che può essere la sede dell’amore con tutte le sue componenti spirituali, psichiche e anche fisiche. In definitiva, se in esso regna l’amore, la persona raggiunge la propria identità in modo pieno e luminoso, perché ogni essere umano è stato creato anzitutto per l’amore, è fatto nelle sue fibre più profonde per amare ed essere amato”.
Questo non vale solo per chi crede; l’essere umano è questo, è questo flusso di vita la cui sorgente è il cuore. È, quella di Papa Francesco, un’enciclica che entra in merito ad una delle questioni decisive di questa età dell’incertezza, che porta tanta fragilità proprio perché ha perso la coscienza della centralità del cuore.
Il Papa lo evidenzia. “In questo mondo liquido – scrive Papa Francesco – è necessario parlare nuovamente del cuore; mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte. Ma ci muoviamo in società di consumatori seriali che vivono alla giornata e dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia, senza molta pazienza per i processi che l’interiorità richiede. Nella società di oggi, l’essere umano ‘rischia di smarrire il centro, il centro di se stesso’. ‘L’uomo contemporaneo, infatti, si trova spesso frastornato, diviso, quasi privo di un principio interiore che crei unità e armonia nel suo essere e nel suo agire. Modelli di comportamento purtroppo assai diffusi ne esasperano la dimensione razionale-tecnologica o, all’opposto, quella istintuale’. Manca il cuore”.
Il giudizio di Papa Francesco è chiaro, oggi è il cuore che bisogna ritrovare, e questo è un invito a tutti, è l’essere umano in quanto tale che deve ritrovare il cuore come centro vitale.
Siccome questo è il problema di tutti, sarebbe interessante che questa enciclica fosse proposta a tutti nella scuola, professori e studenti. Sarebbe uno strumento eccezionale capace di proporre la sfida di questa complicata età, uno strumento per conoscere e riconoscere il valore del cuore. Tanto più in questo momento di violenza domestica e di guerra.
Quella dell’enciclica Dilexit nos potrebbe essere una lettura importante perché solleciterebbe il recupero del cuore fin dai primi passi del cammino educativo.
Papa Francesco dà poi una bella lezione di come si debba insegnare oggi: non con teorie e concetti, ma in modo concreto, come fa quando affronta il tema l’intelligenza artificiale, con esemplificazioni tratte dalla vita. Scrive infatti Papa Francesco: “Nell’era dell’intelligenza artificiale, non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore. Ciò che nessun algoritmo potrà mai albergare sarà, ad esempio, quel momento dell’infanzia che si ricorda con tenerezza e che, malgrado il passare degli anni, continua a succedere in ogni angolo del pianeta. Penso all’uso della forchetta per sigillare i bordi di quei panzerotti fatti in casa con le nostre mamme o nonne. È quel momento di apprendistato culinario, a metà strada tra il gioco e l’età adulta, in cui si assume la responsabilità del lavoro per aiutare l’altro. Come questo della forchetta, potrei citare migliaia di piccoli dettagli che compongono le biografie di tutti: far sbocciare sorrisi con una battuta, tracciare un disegno al controluce di una finestra, giocare la prima partita di calcio con un pallone di pezza, conservare dei vermetti in una scatola di scarpe, seccare un fiore tra le pagine di un libro, prendersi cura di un uccellino caduto dal nido, esprimere un desiderio sfogliando una margherita. Tutti questi piccoli dettagli, l’ordinario-straordinario, non potranno mai stare tra gli algoritmi. Perché la forchetta, le battute, la finestra, la palla, la scatola di scarpe, il libro, l’uccellino, il fiore… si appoggiano sulla tenerezza che si conserva nei ricordi del cuore”.
In conclusione è augurabile che la scuola non perda questa occasione. L’enciclica di Papa Francesco può fare da scuola vera.
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