Secondo diversi studi nei periodi di pausa per l’estate dalla scuola gli studenti sperimentano una generale perdita delle conoscenze acquisite, chiamata in inglese “summer learning loss“. Un problema comune agli studenti di tutto il mondo e difficilmente risolvibile, ma che in un contesto come quello italiano, che durante l’estate prevede tre lunghi mesi di stacco completo dalle attività scolastiche, diventa l’ennesimo motivo di aumento del divario tra studenti.



L’Italia, assieme alla Lettonia e a Malta, sono gli unici tre stati europei dove la scuola chiude per tre mesi in estate (nell’effettivo per 13-14 settimane), su una media di giorni previsti dal calendario accademico abbastanza coerente tra tutti gli Stati. Infatti, si parla di un minimo di 200 giorni di presenza in Italia, rispetto alla media europea di 175, ma in cui aumenta esponenzialmente il numero di settimane di pausa estiva. La scuola in Francia, Germania e Regno Unito, infatti, d’estate chiude solamente per 6-8 settimane, che aumentano a 10-12 in Grecia, Finlandia e Portogallo, che distribuiscono le pause nel calendario accademico in modo più coerente durante tutto l’anno (prevedendo, per esempio, più giorni per la pausa natalizia).



Con la scuola chiusa tre mesi aumenta il divario tra studenti

Secondo diversi studi condotti in America durante l’estate, in cui la scuola è chiusa, gli studenti tendono a dimenticare alcune delle informazioni apprese. Ad aggravare questo bilancio c’è anche la condizione socio-economica degli studenti, che nel caso rientrino in categorie povere tendono a dimenticare molte più nozioni rispetto ai figli di famiglie ricche o mediamente benestanti. Ne consegue che aumenta il divario tra studenti poveri e ricchi, alimentando il preoccupante fenomeno della dispersione scolastica.

Questo divario, spiega uno studio simile condotto in Italia e citato del quotidiano Domani, è dovuto al fatto che durante l’estate senza la scuola gli studenti passano il tempo in modo diverso. Nelle famiglie più ricche, infatti, si tendono a prevedere canali di istruzione alternativi, come i campi estivi, oppure le ripetizioni per svolgere correttamente i compiti, ai quali gli studenti poveri non possono accedere per via delle difficoltà economiche. L’allarme sulla chiusura d’estate della scuola è già noto da tempo e solamente lo scorso anno Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi, aveva proposto di rimodulare il calendario accademico. Similmente, anche il ministro Giuseppe Valditara ritiene eccessivi i tre mesi di chiusura, suggerendo l’idea di aperture straordinarie degli istituti “per corsi di vario genere”, come già avviene in 3mila scuole italiane.