Caro direttore,
ottimo l’intervento sul Sussidiario del 24 settembre di Roberto Pasolini, per sostenere le ragioni civili e democratiche per le quali una Repubblica non bloccata dai preconcetti negativi dovrebbe aiutare la crescita di un sistema scolastico globale, comprensivo, come del resto prevede la legge, delle scuole statali e di quelle paritarie. Queste ultime costituiscono, storicamente, un fattore essenziale di tale sistema, anche se Pasolini è costretto a denunciare che i preconcetti a cui ho appena accennato hanno obbligato 500 scuole paritarie a chiudere negli ultimi tre anni. Dato semplicemente drammatico. Preconcetti che si allentano ma non scompaiono, il che non fa onore al complesso della nostra classe politica che, al termine di ogni dibattito su questo tema, si rifugia dietro il facile alibi che non ci sono risorse. Se si volesse, le risorse si troverebbero.
L’articolo di Pasolini, così chiaro e nel contempo equilibrato, mi ha fatto rinascere una preoccupazione che è strettamente legata a quanto da lui scritto e che riguarda quel soggetto sociale universale che si chiama famiglia.
Devo dare atto che, dopo anni di assoluta trascuratezza verso la famiglia, non solo dimenticata ma spesso anche oltraggiata, questo governo ha preso a cuore le sorti della famiglia ed è intervenuto positivamente per sostenere sotto vari profili questo soggetto che la Costituzione stessa definisce come “società naturale fondata sul matrimonio”. Così, ci sono stati interventi a favore delle famiglie indigenti; interventi per cercare di incentivare la natalità; interventi a favore di famiglie con soggetti fragili e così via. Con questo governo, finalmente la famiglia non è più una sconosciuta.
Detto questo, vorrei ribadire che non si aiuta veramente la famiglia se non le si permette di svolgere il suo compito fondamentale, che è quello di educare i propri figli, compito che spetta a lei e solo a lei, come ribadisce l’articolo 30 della Costituzione. Ripeto che solo i genitori hanno il dovere e il diritto di “mantenere, istruire ed educare i figli”, diritto che la stessa Costituzione non attribuisce ad alcun altro soggetto, tanto meno alla Stato (solo gli Stati totalitari si autoattribuiscono questo diritto).
Se questo è chiaro ed indiscutibile, la nostra Repubblica non può che aiutare la famiglia a compiere nel modo più semplice possibile il proprio diritto/dovere di educare i figli. Paradossalmente non si aiuterebbe la famiglia anche coprendola d’oro, se poi non le si permette di mettere in atto il suo diritto fondamentale di educare liberamente. Non a caso quel grande profeta dei nostri tempi che è il Servo di Dio don Luigi Giussani ebbe ad esclamare: “fateci andare in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare”. Fa parte di questa libertà quella di poter scegliere l’indirizzo da dare all’educazione dei propri figli, il che, di fatto, non avviene nel nostro Paese, nel quale atavici preconcetti anticattolici e massonici impediscono alla famiglia, per motivi economici, di compiere la scelta di cui stiamo parlando. In particolare, la famiglia medio-povera italiana non può far frequentare ai propri figli una scuola paritaria, essendone impedita dal punto di vista economico.
È auspicabile, dunque, che finalmente questo Stato, illiberale da questo punto di vista, si decida, fin dalla prossima legge finanziaria, a fare almeno qualche passo avanti nel senso di aiutare economicamente la possibilità di scelta della singola famiglia, anche se povera. Anzi, magari ad iniziare da quelle povere.
A dire il vero, l’attuale ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, fin da quando si è insediato, ha ripetutamente riaffermato che il rapporto scuola-famiglia deve iniziare dall’attuazione puntuale di quanto previsto dall’articolo 30 della Costituzione e di questo non possiamo che essergli grati. Ma, vista la lunga ed illiberale storia italiana relativa alla libertà di educazione, vogliamo confidare che un’intera classe politica non lasci solo il ministro in questa direzione. Questo governo farebbe veramente una cosa “nuova” e veramente democratica se aiutasse le famiglie italiane a riappropriarsi del proprio diritto ad educare. Una volta tanto, l’aggettivo “storico” non sarebbe usato invano. Coraggio, Governo, trovate almeno qualche risorsa per iniziare un percorso che porti ad aumentare la pratica concreta della libertà nel nostro Paese, patria, così dicono, del diritto.
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