“Manca di comicità – disse il critico letterario di uno scrittore di tragedie”. La citazione dai Pensieri spettinati del poeta polacco Stanislaw Jerzy Lec è del 1957, epoca in cui l’insegnante di scuola aveva ragione per definizione e lo studente torto per lo stesso motivo.
Oltre sessant’anni dopo le posizioni si sono diametralmente capovolte, ma nella loro rigidità sono sbagliate oggi come lo erano allora. Con una differenza sostanziale: che questa volta a ricordarcelo è Luciana Littizzetto, attrice che vuol essere comica anche quando sfiora la tragedia. Per esempio occupandosi di un settore che non conosce, pur se afferma di aver “insegnato per 9 anni” (una vita fa) aggiungendo in uno scatto di involontaria comicità di averlo fatto in una scuola della periferia torinese “per tantissimi anni”.
Cosa significhi il superlativo assoluto messo accanto al numero è difficile capire, a meno che consideri nove anni scolastici straordinariamente lunghi. In una intervista rilasciata a Radio Deejay s’è occupata della professoressa di Rovigo che, colpita dai suoi studenti con una pistola ad aria compressa nel mezzo di una lezione, li ha denunciati per il fatto in sé, per non aver chiesto scusa e per aver filmato e postato in rete la mascalzonata. Nella dichiarazione, che ha causato anche la reazione sdegnata del ministro Valditara, la Littizzetto s’è limitata a definire il gesto (scusate il francesismo) “una cagata” forse perché “per fortuna l’hanno colpita al viso e all’arcata sopraccigliare e non ad un occhio” (e se invece fosse accaduto così, come l’avrebbe definito?) per poi accusare la povera docente, per età non proprio alle prime armi, di essere stata “troppo debole” in quanto è chiaro che “se c’è empatia non ti sparano con la pistola”. Cosa verissima, come possono testimoniare tutti i docenti, tant’è che ha aggiunto: “Ho cambiato tante scuole, ma nessuno mi ha mai sparato”.
Si vede che già allora, trent’anni fa, era una donna empatica. Ha aggiunto poi che non si educa denunciando: infatti lei non lo ha mai fatto nonostante i ragazzi “tirassero i banchi” (ma, crediamo, senza mai colpirla). Si vede altresì che la specie si è evoluta, perché dai banchi è passata alle pistole ad aria compressa… per ora, perché si sa che il corpo docente italiano, infarcito di personale debole e poco empatico (lo conferma l’impennata di casi che lo vedono vittime di violenze varie da parte dei loro alunni), fomenta ulteriori e inevitabili superamenti del limite.
Non una parola in favore della professoressa, neppure tenendo conto che ella ha dichiarato di essere disposta a ritirare la denuncia se avesse ricevuto parole di scuse. Al posto delle quali, a quanto sappiamo, ha invece incamerato le parole di un genitore che s’è limitato ad assicurare l’assoluta estraneità ai fatti del proprio pargolo.
Figlia postuma di una ideologia sessantottina che ha finito col mettere gli insegnanti dietro i banchi e gli studenti dietro le cattedre, la signora Littizzetto ha dimostrato così di aver confuso il comico col tragico e chissà che non lo salti in testa di utilizzare il fatto di Rovigo per farci un film leggerino dei suoi o almeno un siparietto da Fazio. Tanto ad un comico, si sa, si perdonano anche le cagate (ops).
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