Lucia era arrivata presto al centro di aiuto allo studio, non era neanche andata a casa a pranzare.
“Mi sono messa d’accordo con il prof. Enrico” aveva detto alla segretaria appena aveva varcato la soglia del centro.
“Ma è presto!” aveva ribattuto Carletta, un po’ meravigliata di quella presenza così anticipata.
“Lo so” aveva risposto la ragazza, “io però oggi ho tanto bisogno, non ho capito quasi nulla delle spiegazioni della professoressa di psicologia e ho necessità di rivedere tutto, per cui ho chiesto al prof Enrico se poteva venire prima per me.”
Stava dicendo queste cose quando la porta si era aperta ed era entrato tutto trafelato Enrico.
“Ci sono, ci sono” aveva quasi gridato, forse perché pensava che stessero commentando il suo leggero ritardo.
“Buon giorno prof” si era fatta incontro subito Lucia quasi a fargli fretta, ma lui si era conquistato lo spazio di un caffè con la ragazza vicina che manifestava la sua apprensione.
“Tranquilla, tranquilla” le aveva ripetuto il prof. Enrico “ce la facciamo, non preoccuparti, abbiamo tutto il pomeriggio.”
“Ma mi ha aggiunto altri capitoli!” aveva reagito con un po’ di preoccupazione la ragazza, avendo avuto come l’impressione che stesse sottovalutando il suo carico di studio.
“Non preoccuparti. Ci riusciremo, anche se dovreste un po’ ribellarvi di fronte a tutte queste pagine che vi danno da studiare e che alla fine vi ficcate in testa senza impararle. Perché, ma non dovrei dirlo a te, si impara passo dopo passo e con la pazienza. Meglio due pagine di cui si impara il metodo che cinquanta che obbligano a corse assurde.”
“Totalmente d’accordo con lei, ma non possiamo dire nulla! Abbiamo chiesto di dividerci le pagine, un po’ oggi, un po’ domani, ma lei continua ad aggiungere pagine su pagine. Che cosa possiamo farci?”
Lucia si era precipitata nella stanza, l’insegnante aveva salutato la segretaria poi l’aveva seguita.
“Fammi vedere” le aveva detto e si era impossessato del libro di testo. Dopo aver guardato le tante pagine che la ragazza avrebbe dovuto sapere, il prof. Enrico aveva detto a Lucia che lui avrebbe potuto impostarle lo studio, evidenziandole le parti più importanti, o le parole chiave come si è soliti dire oggi.
“Quindi è tutto lavoro tuo!” aveva concluso l’insegnante e Lucia aveva annuito, consapevole della fatica che avrebbe dovuto fare.
Così avevano iniziato a lavorare sul comportamentismo e il prof. Enrico aveva fatto vedere i punti focali di quella scuola psicologica, quindi stavano passando ad analizzare la Gestalt, quando d’improvviso si era aperta la porta della sala e d’impeto era entrata Fatma.
“Ho bisogno di lei!” aveva esclamato rivolgendosi al prof. Enrico, senza neanche salutare. “È urgente, domani ho la verifica di grammatica e non sono pronta…”
“Mi spiace, non posso, Lucia mi ha impegnato da ieri! Mi spiace, non posso proprio” aveva reagito l’insegnante, ma non era valso a nulla perché la ragazza insisteva come se la verifica fosse per lei questione di vita e di morte.
Il prof. Enrico era stato irremovibile e aveva intimato a Fatma di uscire perché doveva continuare con Lucia.
“Prof. non mi può abbandonare così, proprio ora, la prego di aiutarmi.”
“Non essere insistente, sto lavorando con Lucia, lasciami continuare, poi se avanzerò tempo ti darò una mano, ora no! Mi spiace.” L’insegnante era fermo, determinato, non voleva interferenze di nessun tipo.
“Ho bisogno! Deve credermi, non posso fallire anche domani” la ragazza non si arrendeva, era insistente in modo stucchevole.
“Per favore, adesso basta! Ho capito, lasciami fare con Lucia e poi vedremo.”
“No!” si era d’improvviso inserita nel loro serrato confronto Lucia “va bene, faccia con lei, io ho capito come lavorare.” E aveva raccolto il suo libro, si era alzata dalla sedia e aveva detto a Fatma di accomodarsi al suo posto.
“Lucia cosa fai? Non è giusto, devo finire con te.”
“Non c’è problema prof. Lei ha più bisogno di me” aveva risposto con un sorriso splendente.
“Grazie” aveva detto Fatma rispondendo al suo sorriso con un tono di voce commosso, come se avesse capito il valore di quell’alzarsi dalla sedia di Lucia.
Il prof. Enrico era rimasto esterrefatto. Una cosa aveva capito, che avrebbe dovuto seguire ciò che aveva fatto Lucia e allora aveva guardato Fatma senza rimprovero ma con grande tenerezza, deciso ad aiutarla.
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