Lucia era prostrata dalla fatica, una stanchezza per il momento più psicologica che fisica. Si era buttata in modo scomposto sulla poltrona che c’era all’ingresso del centro di aiuto allo studio e aveva detto alla segretaria che avrebbe aspettato il prof di italiano con cui stava lavorando in questo inizio d’anno.
Maurizio era arrivato dopo pochi minuti e si era trovato davanti a Lucia così stravaccata che aveva capito.
“Non dirmi nulla!” l’aveva anticipata, sapendo che la ragazza gli avrebbe riempito la prossima mezz’ora con tutte le sue lamentele, del resto ben documentate dai numerosi impegni che la scuola chiedeva. Non appena Maurizio aveva visto Lucia in agguato, aveva capito subito ciò che lei avrebbe voluto dirgli. Sarebbe stato l’elenco di compiti in classe e di interrogazioni a cui, come di consueto, avrebbe aggiunto la lista analitica degli argomenti da studiare. Lucia era la più esasperata ed esasperante di una pratica che era di tutti, la lamentela, perché “questi insegnanti danno troppo da fare” era il ritornello ripetuto. Dopo lo sfogo, Lucia si metteva a lavorare, ma aveva bisogno di scatenare quel suo senso di insopportabilità che di fatto non lo era, dopodiché sarebbe rimasta senza parole, avrebbe alzato le spalle, avrebbe aperto lo zaino, tirato fuori i libri e avrebbe cominciato a studiare.
Maurizio aveva voluto evitare l’ennesima scena madre e dopo aver detto a Lucia di non parlare era andato nella sua aula dove vi era Giulio che lo aspettava.
“Che cosa hai da fare?” gli aveva chiesto.
“Alcuni esercizi di italiano sui tempi dei verbi” aveva risposto sbuffando Giulio.
“Lucia” aveva gridato dall’interno della stanza Maurizio “vieni qui un attimo”.
La ragazza si era alzata non con grande prontezza ed era entrata nell’aula.
“Bene! Te la senti di aiutare Giulio? I tempi dei verbi io so che li conosci, te la senti?”
“Ma io dovrei…” aveva balbettato Lucia.
“Lo so che tu hai tanto da fare, ma prima te la senti di aiutare Giulio?”
Lucia non sapeva bene perché, però di Maurizio si fidava. Aveva detto di sì e si era messa lì con Giulio a guardare i tempi verbali. Aveva lavorato per un’oretta e alla fine Giulio, grazie all’aiuto di quell’amica inattesa, sapeva riconoscere un imperfetto, un passato remoto e un futuro.
Quando se ne era andato, Lucia si era avvicinata a Maurizio e gli aveva chiesto se avesse tempo per aiutarla a riprendere Verga e il verismo.
“Certo” aveva risposto Maurizio e aveva aggiunto “com’è andata con Giulio?”
“Bene, penso che abbia capito, alla fine sapeva riconoscere i tempi dei verbi.”
“E tu come vai?” Era la domanda che Lucia si aspettava dall’inizio, ma ora era diversa da prima, c’era stato quell’aiuto che aveva dato a Giulio.
“Non so, chissà come mai sono più tranquilla di prima.”
Maurizio l’aveva guardata senza aggiungere nulla, la ragazza doveva scoprirlo da sé come mai aiutando un altro stava vedendo in modo diverso e più libero gli impegni, che erano rimasti uguali, anzi, con un’ora in meno a disposizione per affrontarli!
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