Marim aveva le vacanze a portata di mano, non ce la faceva più, ma inaspettatamente la prof di italiano le aveva offerto l’opportunità di alzare il voto finale. Avrebbe dovuto fare un ultimo lavoro per la scuola, raccontando ciò che più l’aveva colpita dell’Odissea.
Marim non capiva la domanda, questo aveva detto a Luciano, quel pomeriggio, al centro di aiuto allo studio.
“Perché la mia prof mi fa queste domande? Se vuole che le faccio il riassunto non ho problemi…”
“Che le faccia il riassunto”, l’aveva interrotta Luciano.
“Ok, che le faccia. Non ho problemi nemmeno a fare l’analisi stilistica. Ma queste strane domande… perché?” aveva chiesto a Luciano, aggiungendo che non voleva proprio scrivere ciò che l’aveva colpita.
“Perché? Non ti ha colpito nulla?” aveva ribattuto Luciano.
“Mi sembra una perdita di tempo” aveva allora detto Marim in modo determinato, come a dire che quello era un discorso chiuso, impossibile da riaprire. E poi la scuola stava finendo.
“Ok” aveva risposto Luciano, molto perplesso, ma senza sapere come fare ad intaccare quella presa di posizione. “E allora come facciamo?” si era premurato di aggiungere, ricevendo un inqualificabile “dimmi tu che cosa colpisce di questo viaggio, dimmelo tu!”
“Scusami, Marim, ma la domanda è rivolta a te, e poi non può esserci qualcosa che colpisce indistintamente tutti. La tua prof vuole sapere ciò che colpisce te, non Sara, Lucia o Magdud”.
“Quindi non mi vuoi aiutare?”
“Certo che voglio aiutarti a trovare che cosa ti ha colpito e perché! Io questo vorrei fare, se tu ci stai.”
Marim lo aveva guardato con un atteggiamento di indisponibilità. Continuava a considerare inutile quel lavoro. Meglio mille riassunti che mettersi lì a pensare a ciò che l’aveva appassionata.
“Dobbiamo venirne a una” aveva insistito Luciano. “A meno che tu voglia andare domani a scuola senza questo lavoro. Vedi tu, io ci sono, non a dirti ciò che mi colpisce dell’Odissea, ma a trovare ciò che ha colpito te. E lo so che almeno una cosa ti ha colpito!”
“Va be’” Marim aveva dovuto arrendersi, “visto che devo farlo, questo lavoro, tentiamoci. Spiegami come si fa, perché io non so da che parte cominciare.”
Luciano si era messo allora a riguardare con Marim l’Odissea ma non trovava sprazzi di interesse. Per Marim, scuola o no, quella di Odisseo era una vicenda che la trovava del tutto estranea. Luciano si trovava di fronte ad un muro invalicabile, quando nell’aula era entrato Mohamed che doveva fare un lavoro su Nietzsche e si era trovato impallato di fronte alla domanda di un confronto tra il nichilismo di ieri e quello di oggi. Anche lui con lo stesso problema, mettere in gioco se stessi!
Luciano allora, provocatoriamente, aveva detto che oggi il nichilismo è a Gaza e a quell’affermazione Mohamed e Marim avevano improvvisamente reagito, sostenendo le ragioni del popolo palestinese.
“Allora usate la ragione!” aveva detto Luciano. “Anche se non siete a scuola.”
“Ma sono due cose diverse” aveva reagito Marim.
“No!” aveva risposto d’impeto Luciano. “Il giudizio sulle cose viene se ti lasci toccare! È quello che dovete fare studiando, semplicemente questo, lasciarvi toccare da ciò che studiate.”
“Ma l’Odissea non mi interessa” aveva ribadito Marim.
“Prova a lasciare aperta la mente, non partire dal tuo pregiudizio, su. Ritentiamo. Ci vorrà tempo, pazienza, ma vedrai che da qualche parte arriveremo.”
Marim si era messa a riguardare il viaggio di Odisseo sottolineando “perché me lo dici tu” e su questa onda, chiudendosi in se stessa e a forza di insistere, qualcosa l’aveva trovato. Vincendo un pizzico di imbarazzo, aveva squadernato le sue domande. “Perché un così lungo viaggio?” oppure “è l’avventura o l’amore il cuore dell’Odissea?” o infine “perché Odisseo si ferma così tanto tempo da Calipso?”.
Luciano aveva allora chiesto perché a Marim interessassero queste domande e la ragazza aveva risposto che anche lei era tutta tesa all’avventura ma spesso indugiava, perché era insicura, e allora si chiedeva se anche per Odisseo fosse così.
“Eccolo il bandolo della matassa, è questo che cercavamo! Ti colpisce ciò che senti in qualche modo legato alla tua vita. Scrivilo!”
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