Marta aveva dovuto lasciare il telefonino in una scatola marrone che era stata messa su un banco all’ingresso della classe, così aveva fatto Sara e di seguito ogni loro compagno e compagna di classe. Era una nuova circolare ministeriale che la scuola aveva dovuto applicare senza poter discutere, cosa che invece Marta e Sara avevano fatto nel centro di aiuto allo studio sollecitate dalla domanda di Marco, un insegnante in pensione che le aiutava in latino e che era del tutto d’accordo con l’iniziativa del ministro di impedire l’uso del cellulare durante le ore di scuole.
“Io non sono d’accordo” aveva reagito Sara “proprio no! Così si impedisce la nostra libertà.”
“Ma in classe bisogna stare attenti al lavoro che si fa! Niente telefonino quindi, perché favorisce la distrazione e fare altro. Per me è un provvedimento giusto, perché fa capire di nuovo lo scopo della scuola.”
Sara lo aveva guardato perplessa opponendo solo che così non vi è più libertà. Marta invece aveva detto che lei di fronte a questo provvedimento più che idee aveva tante domande a cui non sapeva dare risposte.
Marco le aveva chiesto quali fossero queste domande e se rimanessero aperte anche di fronte al fatto che quando si è in classe bisogna seguire le lezioni, fare esercitazioni e compiti in classe e interrogazioni: “per nessuna di queste cose serve il telefonino!” aveva alla fine sentenziato.
“Ad esempio su questo” aveva allora reagito Marta “io potrei dire che in certi casi il cellulare serve, è un ottimo strumento per il lavoro scolastico. Perché non essere elastici?”
Marco aveva risposto che a suo parere questo lo si poteva fare. Per lui non si doveva avere il cellulare dentro le normali attività di classe, le eccezioni erano comprese in una gestione ragionevole della situazione.
“Un’altra domanda che ho è perché arrivare a questo provvedimento. Non è segno di una debolezza? Segno del fatto che ciò che si fa a scuola non interessa.”
“Certo!” aveva risposto Marco “però la realtà è questa, quindi è ragionevole impedire l’uso dei cellulari a scuola. Lo so che questo non risolve il problema, ma è un intervento necessario.”
“Quindi accompagniamo questa iniziativa con una riflessione su quello che si fa a scuola. Togliamo di mezzo i cellulari ma ancora di più chiediamoci perché veniamo a scuola. Bisogna che ritroviamo il gusto del fare scuola, noi studenti e i professori. Se fosse interessante ciò che si fa a scuola io non andrei a guardare il cellulare, o sbaglio?”
“No, Marta non sbagli, ma l’una cosa ti pare escluda l’altra?”
“E come la mettete con la libertà?” aveva di nuovo obiettato Sara.
“Libertà è che tu ogni mattina entri in classe per imparare qualcosa di nuovo, questa è libertà!” aveva con decisione affermato Marco, senza ottenere l’assenso di Sara. Marta, invece, gli aveva detto spontaneamente “sì!”, aggiungendo che ciò che le faceva lasciare a casa il cellulare era una lezione piena di attrattiva.
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