Il ministro Fioramonti, dopo aver giurato che non avrebbe toccato l’esame di Stato, puntualmente vi ha messo mano per non essere da meno dei suoi predecessori e ha fatto due modifiche: ha tolto le buste del colloquio e reintrodotto il tema di storia, che era stato tolto.
Premesso che sono due ritocchi condivisibili, occorre tuttavia interrogarsi sulla pertinenza di questo modo di procedere, che continua a cambiare la forma dell’esame. Forse è la premessa del suo definitivo funerale; a meno che non vi sia finalmente un ministro disposto a fare un lavoro serio coinvolgendo gli insegnanti, che potrebbero dare suggerimenti più seri e puntuali di quelli che vengono dai burocrati del ministero. Anche l’insistenza nel cambiare ad anno scolastico già avviato merita qualche riserva: va contro la logica della programmazione e mette in difficoltà gli studenti.
Entrando nel merito delle due innovazioni di Fioramonti, sarebbe utile fare qualche precisazione. Per quanto riguarda il tema di storia è un ritorno dovuto, ma c’è da sperare che il ministro lo studi bene, in modo che non vengano più proposti gli impossibili temi di storia che venivano inseriti nelle prove gli anni scorsi. Bisogna che chi formulerà i temi di storia non pensi a studenti o studentesse che fanno il corso di laurea di storia, ma a ragazzi e ragazze che fanno le scuole superiori e per i quali la storia fa parte di un percorso con tante discipline. Per questo non possono essere temi che esigono lo studio di trattati di storia con la rispettiva documentazione storiografica; dovrebbero essere argomenti affrontabili e che permettono di verificare la capacità critica degli studenti.
Per quanto riguarda invece l’abolizione delle buste con annesso sorteggio, si tratta di una scelta razionale, anche se solo a metà perché non ripristina la vecchia impostazione ma dà agli insegnanti il compito di avviare il colloquio. Non si vuole ritornare alla cosiddetta tesina, che invece era un valore aggiunto degli esami di Stato, e si lascia agli insegnanti il compito di avviare l’esame, in questo modo si toglie agli studenti e alle studentesse la possibilità sia di fare un lavoro critico nella scelta e nella preparazione degli argomenti sia di impostare il colloquio.
Forse sarebbe ora di cambiare modo di procedere e, al posto di cambiare ogni anno, fare una riflessione seria e tirarne le debite conseguenze. Forse.