È stato pubblicato l’11 dicembre il secondo maxi-concorso previsto per la fase transitoria PNRR con scadenza per la domanda al 31 dicembre 2024, 8.355 posti a infanzia e primaria, 10.677 a medie e superiori, tra posti comuni e sostegno. L’obiettivo finale del PNRR è raggiungere l’assunzione di 70mila docenti entro il 2026, ma solo nelle regioni in cui vi è previsione di posti vuoti.
All’inizio del corrente anno scolastico, secondo i sindacati l’esercito di precari nella scuola raggiungeva la quota di 250mila unità – su un totale di un milione di dipendenti – se ai supplenti da chiamare si sommava il personale in deroga. Le sigle sindacali stimavano un aumento del numero di totale di precari rispetto agli scorsi anni quando i contratti a termine si erano fermati a poco più di 230mila. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, parlava di “cifre gonfiate”. “Le vere supplenze, coperte con contratti a orario pieno, a inizio anno saranno 165mila”, affermava il responsabile di Viale Trastevere.
Il reclutamento del personale docente si colloca nella Missione 4-C1-Riforma 2 del PNRR e i concorsi vengono ad affrontare parzialmente un’emergenza riconosciuta da tutti. Il ministero afferma che “la riforma punta alla revisione dell’attuale sistema di reclutamento” ed è mirata a “un significativo miglioramento della qualità dei percorsi educativi, per offrire a studentesse e studenti sempre migliori livelli di conoscenze, capacità interpersonali e metodologico-applicative, nonché coprire con regolarità e stabilità le cattedre disponibili con insegnanti di ruolo. La formazione e la sperimentazione con metodologie innovative consentiranno inoltre un processo di selezione basato non solo sul livello di conoscenza, ma anche sui metodi didattici acquisiti e sulla capacità di relazionarsi con la comunità educativa”. Sul sito MIM l’obiettivo consisteva in 70mila assunzioni entro il 2024. Ma il timing è stato ora spostato al 2026.
I concorsi PNRR appaiono come un’importante occasione per affrontare il problema delle supplenze e cercare di ridurne il numero, offrendo la possibilità di partecipare a una più ampia platea di giovani aspiranti con una procedura più snella e rapida.
In questi due concorsi legati alla fase transitoria, i requisiti di accesso sono più ampi rispetto a quelli che saranno previsti a regime e non è prevista prova preselettiva; inoltre la prova scritta è unica per tutte le classi di concorso e posti per cui si partecipa ed è possibile completare il percorso di formazione, tramite l’acquisizione di 30 o 36 CFU per l’abilitazione, dopo il concorso.
Chi può partecipare? I laureati con laurea magistrale coerente con le classi di concorso o analogo titolo riconosciuto e congiuntamente l’abilitazione all’insegnamento per la specifica classe di concorso. Ma, tra gli altri, sono ammessi a partecipare anche coloro che nei cinque anni precedenti abbiano svolto un servizio di tre anni scolastici, anche non continuativi, di cui almeno uno nella specifica classe di concorso per la quale si concorre, e coloro che abbiano conseguito almeno 30 CFU/CFA del percorso universitario di formazione iniziale o anche coloro che, entro 31 dicembre, siano comunque iscritti al percorso universitario e riescano a conseguire i 30 CFU entro il 30 giugno 2025.
Come si è detto, il concorso prevede una prova scritta e una orale. Quella scritta, da svolgere in modalità computer based in 100 minuti, sarà composta da 50 quesiti a risposta multipla sulle conoscenze e competenze del candidato in ambito pedagogico, psicopedagogico e didattico-metodologico; nella conoscenza della lingua inglese e nelle competenze digitali. È stata inoltre introdotta, come prova, una lezione simulata: l’intento era di valorizzare, nella selezione, la verifica delle effettive capacità didattiche dei candidati. Una verifica che non potrà che essere parziale, dato che non si svolgerà in classe e in situazione, ma davanti alla commissione: più che una lezione simulata si tratta in realtà di spiegare alla commissione la progettazione di una lezione nei suoi diversi aspetti. Si potrà perciò avere qualche idea delle capacità espressive e dell’impostazione didattica e culturale dei candidati, ma non della loro capacità relazionale con i ragazzi, non della loro empatia con gli alunni, non della loro capacità di far fronte alle dinamiche delle classi.
Purtroppo l’impressione è quella di trovarsi di fronte a una procedura un po’ sommaria e impoverita. Intendiamoci: si tratta pur sempre di un concorso e non di una immissione ope legis. Tuttavia nella precedente tornata concorsuale PNRR la rivista specializzata Tuttoscuola notava che su 185.928 candidati gli ammessi agli orali sono stati addirittura 158.158 cioè l’85%, gettando un’ombra sul valore della selezione, che se non deve essere troppo restrittiva non può nemmeno perdere la sua finalità di individuare i candidati effettivamente in grado di occupare con merito i posti a concorso. Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera ha scritto: “Solo un selezionatore di manica extra-large deciso a promuovere tutti, ma proprio tutti, salvo i somari con gli zoccoli, poteva infilare nel maxi-concorso a cattedre previsto dal Pnrr per assumere i nuovi docenti domande che sarebbero escluse da ogni quiz televisivo perché troppo facili”.
La seconda tornata, a seguito delle polemiche, sarà più severa e limiterà notevolmente il numero degli accessi alla prova orale? Finirà così per creare il caratteristico contenzioso che ormai condiziona lo svolgimento dei concorsi pubblici in generale e della scuola in particolare? Si sa che la macchina del ministero, lenta e farraginosa, e il sovrapporsi di un numero infinito di norme – nel bando le prime 8 pagine su 23 sono l’elenco delle norme richiamate (“visto…”)! – generano procedure lente e incorrono facilmente in sviste o errori che diventano spunto o pretesto di ricorsi. Inoltre il precedente percorso PNRR è andato a rilento e le prove di alcune classi concorsuali sono ancora in corso. Mentre molti dei vincitori stanno entrando ora nella classe che gli spetta. Così, molti insegnanti si ritrovano a dover lasciare la propria classe prima di quel che pensavano, lasciando gli alunni a metà anno scolastico a un vincitore o a un nuovo supplente, se chi lascia il posto è un vincitore.
Ancora una volta si sconta il difetto di un’amministrazione centralizzata che lo sviluppo tecnologico e gli strumenti digitali cullano nell’illusione di poter controllare e organizzare tutto dal centro. Mentre la periferia, dove si realizza la vita educativa e didattica, avverte gli input che provengono dal centro come complessi adempimenti da assicurare nella forma, in modo che non incidano sulla sostanza della vita scolastica. Da questo punto di vista il PNRR poteva essere occasione, oltre che per apportare sostanziali miglioramenti alla qualità delle strutture e degli edifici scolastici, anche per offrire nuovi spunti all’autonomia degli istituti, prevista dal 2001 dalla stessa Costituzione italiana. L’obiettivo di conseguire risultati in tempi rapidi è condivisibile, ma non può prescindere dal senso stesso che si vuol dare agli obiettivi. Se il PNRR vuole innovare la realtà della scuola, andavano potenziati gli aspetti realmente innovativi, come la possibilità delle scuole di rispondere, con creatività e flessibilità di risorse, alle domande del territorio, non la semplice realizzazione di progetti centralizzati in cui prevale il problema dell’allocazione formale delle risorse e la rendicontazione corretta, condizionando lo svolgimento dei progetti stessi alle indicazioni vincolanti che si scoprono procedendo con l’esecuzione.
Perciò, condividendo il clima di questo periodo, rivolgo anch’io i migliori auguri ai partecipanti al concorso: auguro che lo superino e che, una volta superato, possano vivere la loro professione secondo una responsabilità educativa e culturale, una consapevolezza didattica e disciplinare, una disponibilità alla relazione con i ragazzi di “esigente comprensione”. Perché, non dimentichiamolo, a scuola gli obiettivi a cui non si può rinunciare non sono quelli di completare i progetti del PNRR in tempo, ma quelli della crescita e dell’educazione delle nuove generazioni.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI