Un’istruzione che vuole valorizzare i talenti di ognuno, che punta sul merito per sviluppare le capacità di tutti gli studenti, più vicina al mondo delle imprese, e che rimette al centro la figura del docente. Il manifesto programmatico del ministro Giuseppe Valditara è sviluppato nel suo libro La scuola dei talenti (Piemme, 2024), nel quale mostra come andare oltre il retaggio della scuola gentiliana e di quella uscita dal ’68. Al Sussidiario lo spiega Cinzia Bisi, professore ordinario di geometria all’Università di Ferrara. A chi vuole sapere di più, il ministro dà appuntamento a giovedì 7 novembre alle 18.30 presso Confindustria Emilia-Area Centro, via San Domenico 4 a Bologna, dove presenterà il suo libro.
In cosa è diversa la visione della scuola italiana del ministro Valditara rispetto a quella che si è sviluppata storicamente da Gentile fino al ’68 e ai giorni nostri?
La riforma Gentile del 1923, su cui si è basata la scuola italiana per decenni, promuoveva un sistema educativo selettivo ed elitario, volto a formare la futura classe dirigente. Negli anni Sessanta e con le riforme successive si è cercato di rendere la scuola più inclusiva e accessibile a tutti, diminuendo le barriere e promuovendo l’uguaglianza educativa. Valditara propone di rafforzare il concetto di meritocrazia e la valorizzazione dei diversi talenti, reintroducendo una maggiore disciplina all’interno delle classi, con una visione che pone enfasi sull’ordine e il rispetto delle regole. A tal proposito, basti ricordare, tra le varie azioni poste in essere dal ministro, il ripristino del voto in condotta ed il divieto dell’uso del cellulare in classe.
Come cambia l’impostazione della scuola?
Storicamente, la scuola italiana è stata caratterizzata da un’impostazione principalmente teorica e umanistica, eredità della riforma Gentile. Negli ultimi decenni si è cercato di avvicinarla al mondo del lavoro con l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro. Valditara spinge sulle competenze pratiche e l’orientamento al lavoro, proponendo una struttura scolastica più in linea con le esigenze del mercato, che includa una maggiore collaborazione tra scuole e aziende. La sua visione si distingue per l’accento posto sui valori patriottici e sull’identità nazionale, proponendo l’insegnamento del senso civico e della storia in modo che gli studenti possano apprezzare il proprio patrimonio culturale.
Una rottura con il passato?
Nei decenni successivi alla riforma Gentile, il ruolo dell’insegnante è stato ripensato in un’ottica più aperta e dialogica. Valditara propone un ritorno a una maggiore autorità dell’insegnante, introducendo anche strumenti di contrasto al bullismo e misure disciplinari per favorire un ambiente di apprendimento più sicuro e ordinato. Sostiene fortemente la digitalizzazione e il miglioramento delle infrastrutture scolastiche. Il modello di istruzione proposto dal ministro nel suo libro guarda al futuro, ma è consapevole delle nostre radici storiche e culturali.
Cosa significa, nel nuovo contesto, valorizzare i talenti e come si vuole puntare a realizzare questo obiettivo?
L’idea di scuola presentata nel libro è quella di un’istruzione che valorizza la persona per i suoi meriti e talenti. Se infatti la scuola gentiliana, come quella comunista, in piena coerenza con la società dell’epoca, partiva dal presupposto che esistesse un solo modello di intelligenza, la scuola costituzionale riconosce la pluralità delle diverse intelligenze, tutte di eguale valore sociale. Vi sono intelligenze più orientate all’astrazione e altre maggiormente versate alla manualità. Valditara punta a “valorizzare i talenti” promuovendo una scuola che risponda alle abilità e aspirazioni degli studenti. L’idea principale è di personalizzare la formazione scolastica, riconoscendo e supportando i talenti individuali attraverso figure come il docente tutor e il docente orientatore, pensati per aiutare gli studenti a scoprire le proprie inclinazioni e orientarsi meglio nelle scelte future, specialmente per quanto riguarda le opportunità professionali.
Si punta decisamente sulla persona?
In questa direzione va anche la sperimentazione avviata dal ministro in alcune regioni italiane che consiste nell’introduzione di sistemi di intelligenza artificiale generativa nei percorsi formativi che permettano un apprendimento personalizzato, con diversi livelli di difficoltà. Il ministro ritiene che la valorizzazione dei talenti richieda un legame più stretto tra scuola e mondo del lavoro, specialmente nell’ambito tecnico e professionale. Questo approccio si allinea con l’obiettivo di costruire una “scuola costituzionale” che metta al centro la crescita personale e le opportunità di sviluppo per ogni studente.
In questa nuova prospettiva diventa fondamentale il tema del merito: sottende una concezione elitaria dell’istruzione oppure, tutto il contrario, rimanda a una possibilità di crescita che viene riconosciuta a tutti?
Per Valditara, il concetto di merito non deve essere inteso come un fattore elitaristico o un privilegio riservato a pochi; rappresenta una possibilità di crescita e miglioramento per tutti gli studenti, indipendentemente dal loro punto di partenza. Questo approccio si basa sull’idea che ciascuno, con l’impegno, il lavoro e il sacrificio, possa raggiungere risultati significativi e migliorare le proprie competenze. Il merito viene concepito come uno strumento inclusivo, che premia l’impegno individuale e le capacità, favorendo l’eccellenza e permettendo a tutti di progredire secondo il proprio talento e la propria determinazione. In questa prospettiva, il merito diventa una leva per promuovere l’uguaglianza delle opportunità, offrendo a ogni studente la possibilità di esprimere al meglio il proprio potenziale e raggiungere obiettivi ambiziosi. Ogni studente è “unico” e deve trovare un terreno fertile per far crescere il “suo” talento.
La scuola italiana, però, ha delle criticità da risolvere, come la dispersione scolastica e l’integrazione degli stranieri. Come cambia l’approccio per dare risposte adeguate a questi problemi?
Valditara sottolinea l’importanza di un sistema scolastico capace di fornire supporto personalizzato, in modo da coinvolgere gli studenti più a rischio di abbandono scolastico. Può trattarsi di tutoraggio, programmi di recupero o percorsi personalizzati che aiutano gli studenti a ritrovare motivazione e interesse verso lo studio. Un altro punto chiave è il rafforzamento delle politiche di integrazione per gli studenti stranieri, attraverso corsi di lingua e programmi che favoriscano l’integrazione culturale.
I suoi piani si muovono anche sul piano internazionale.
Con il Piano Mattei, punta a una maggiore internazionalizzazione del percorso formativo. Si vuole promuovere anche un coinvolgimento delle famiglie e delle realtà locali nel percorso educativo, in modo che il sostegno agli studenti non sia limitato alla scuola, ma coinvolga attivamente tutti gli attori rilevanti, come associazioni, enti locali e organizzazioni del terzo settore. In questo contesto si inseriscono i piani del ministro denominati Agenda Sud ed Agenda Nord. Valditara propone anche un potenziamento dei percorsi di orientamento e delle attività professionalizzanti, per preparare gli studenti anche al mondo del lavoro, aumentando le loro prospettive occupazionali e riducendo il rischio di abbandono.
Si vuole tornare a dare centralità alla figura del docente; attraverso quali strumenti?
La centralità e l’autorevolezza della figura del docente sono fondamentali per costruire una “scuola dei talenti”. Secondo il ministro, il ruolo dell’insegnante deve evolvere da semplice trasmettitore di conoscenze a mentore e guida nel percorso di sviluppo delle capacità individuali degli studenti. Per riaffermare l’autorevolezza del docente, propone di investire in percorsi di aggiornamento e formazione professionale per i docenti, rendendoli sempre più qualificati e aggiornati rispetto alle esigenze della società e del mercato del lavoro.
Come cambia così l’insegnamento?
Gli insegnanti dovrebbero avere maggiore autonomia nella scelta di metodologie didattiche innovative e personalizzate, che rispondano meglio ai diversi talenti e alle specifiche attitudini degli studenti. In una “scuola dei talenti”, il docente deve diventare una figura di riferimento che ispira, motiva e aiuta gli studenti a scoprire e sviluppare i loro punti di forza, superando il tradizionale modello di lezione frontale e promuovendo un apprendimento più attivo e partecipativo. Attraverso questi strumenti, il ministro mira a trasformare il ruolo degli insegnanti in un supporto integrale alla crescita personale, sociale e professionale degli studenti.
Le cronache ci riportano sempre più spesso episodi che segnalano tensioni tra i docenti e le famiglie degli studenti: come va recuperato il rapporto scuola-famiglia?
Valditara ha recentemente sottolineato l’importanza di ricostruire un rapporto collaborativo tra la scuola e le famiglie, evidenziando come sia essenziale ristabilire una comunicazione aperta e rispettosa. Un clima di fiducia e di cooperazione è fondamentale per il benessere degli studenti e per il loro successo educativo. Tra le proposte per rafforzare il dialogo ci sono la creazione di spazi di confronto più regolari tra docenti e genitori, con l’obiettivo di risolvere eventuali problemi in modo costruttivo, prevenendo scontri e incomprensioni. Ognuno deve essere consapevole delle proprie responsabilità e del ruolo educativo che svolge.
La riforma dell’istruzione tecnico-professionale come si colloca in questo contesto? Come si deve sviluppare il rapporto con le imprese per evitare scollamenti?
La riforma 4+2 dell’istruzione tecnico-professionale risponde alla necessità di maggiore integrazione tra sistema educativo e mondo del lavoro. L’obiettivo è rendere il percorso formativo più aderente alle esigenze del mercato, colmando il divario tra formazione scolastica e competenze richieste dalle imprese. Secondo Valditara, per evitare scollamenti tra scuola e lavoro, è cruciale sviluppare un rapporto solido e costante tra istituti tecnici e professionali e le aziende, una collaborazione diretta in modo che le imprese possano contribuire a definire i programmi didattici e partecipare attivamente alla formazione degli studenti, anche tramite stage, laboratori e altre attività pratiche. Serve che gli studenti sviluppino competenze immediatamente applicabili nel contesto lavorativo e un’alternanza scuola-lavoro rafforzata e orientata maggiormente a creare esperienze pratiche e concrete, oltre che un aggiornamento continuo dei percorsi formativi in base all’evoluzione delle competenze richieste dal mercato, per mantenere la rilevanza del curriculum.
(Paolo Rossetti)
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