Stiamo uscendo da un periodo di stallo e se non fosse per la nascita del Governo Draghi, alla richiesta di un aggiornamento sulla scuola in generale e sulle scuole paritarie in particolare, dovrei rispondere che purtroppo non ce ne sono. L’arrivo a Trastevere del professor Patrizio Bianchi è di buon auspicio, essendo uomo preparato, con esperienza, economista di livello e ricercatore di temi avanzati, stante il suo ruolo di direttore scientifico della Fondazione internazionale big data e intelligenza artificiale per lo sviluppo umano (Ifab). Un aspetto molto importante, a mio avviso, che incrocia le competenze elencate, è l’esperienza amministrativa, dato che ha svolto l’incarico di assessore a Scuola, Università e Lavoro in Regione Emilia-Romagna per due mandati, con i presidenti Errani e Bonaccini. La sua nomina è sicuramente un segno di discontinuità e il fatto che il rapporto finale “Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro”, frutto del tavolo di studio per la ripresa della scuola coordinato dal professor Bianchi, sia stato pubblicato solo il giorno della sua nomina a ministro, pur avendolo consegnato a luglio 2020, credo evidenzi concretamente la differente visione strategica con il precedente ministro.
Un ulteriore buon segno di speranza è il fatto che un focus dei suoi interventi è “la centralità della scuola per lo sviluppo del Paese”, concetto ben espresso e ribadito nel suo ultimo libro Nello specchio della scuola. Quale sviluppo per l’Italia, pubblicato nei mesi scorsi, in cui afferma la necessità che la scuola “divenga il motore di una crescita di un Paese che da troppo tempo è bloccato”.
Lo aspetta, come sappiamo, un compito difficile, poiché i “nodi” da sciogliere sono tanti e la speranza è che possa affrontarli con le modalità proclamate, e attese, di questo governo: competenza, decisioni rapide, velocità nella loro esecuzione, semplificazione burocratica.
Regolarizzazione dell’anno scolastico, regolarizzazione del reclutamento dei docenti, regolarizzazione della possibilità di abilitazione, esame di Stato, garantire agli studenti lezioni in presenza in sicurezza, aggiornamento dei docenti, risolvere il problema del sostegno per gli studenti a disagio sia per la scuola statale sia per la scuola paritaria sono tra i punti principali, con tutta la loro rilevanza, affinché il nostro sistema scolastico e di formazione si avvii seriamente sulla strada della modernizzazione.
Per la scuola paritaria dovrebbe essere finito un periodo critico anche legato al fatto che il precedente ministro, fin dal suo insediamento, non aveva nascosto una prevenzione verso il settore della scuola paritaria.
La buona impressione che hanno avuto le associazioni dell’Agorà della Parità quando hanno avuto l’incontro con il neoministro nella veste di coordinatore della citata task force ministeriale è di buon auspicio. Il fatto che sia lui, sia gli altri membri, avevano voluto, nell’occasione, “rimarcare l’articolazione del Sistema nazionale d’istruzione, di cui le scuole paritarie sono parte rilevante e coessenziale, valorizzando l’apporto innovativo e costruttivo messo in campo da tali scuole in questo periodo”, come ribadisce il loro comunicato, ne è la concreta testimonianza.
Queste le buone premesse, poi l’esperienza ci ha insegnato che saranno i fatti a parlare e darci conferma dell’apertura di una stagione nuova, che fortemente auspichiamo.
Quali potrebbero essere le aspettative del settore paritario in questa “nuova stagione”? Sicuramente tante, ma voglio essere pragmatico e proporre solo gli interventi che darebbero l’indicazione concreta di apertura verso una nuova e diversa attenzione al nostro settore. Due i capitoli: normativa e risorse.
Un primo grande segnale sarebbe iniziare a emanare norme per il sistema scolastico nel suo insieme, ricordando che il settore paritario ne è parte integrante, con pari dignità. Troppo spesso, se non quasi sempre, nonostante la legge di parità 62/2000, le norme emanate sono predisposte sulla base del modello organizzativo e delle necessità della scuola statale, dimenticandosi delle scuole paritarie e delle loro diverse esigenze. Ne sono esempio lampante le ricorrenti norme sul reclutamento dei docenti. Occorre una visione di insieme per avere norme eque, pertanto:
– normativa di sistema;
– possibilità di abilitazione, dando anche continuità alla possibilità di conseguimento e semplificazione delle modalità, secondo le norme europee;
– avviare il gruppo di lavoro per il calcolo del costo standard per studente (un ministro economista dovrebbe comprenderne bene la valenza e l’importanza);
– semplificazione burocratica;
– ridurre i tempi burocratici per la corresponsione dei contributi affinché possano essere percepiti entro il 31 dicembre dell’anno scolastico in corso.
Sono richieste base cui, a volte, si lega la sopravvivenza di alcune scuole.
Per ciò che attiene le risorse, rimane evidente che il settore delle scuole paritarie avrebbe bisogno anche di un incremento mirato dei contributi, ma nella complicata situazione attuale, un buon inizio sarebbe l’uso del parametro di sistema anche per le risorse. Potrebbe dare benefici come, ad esempio:
– uso delle risorse destinate alle scuole nel Recovery Plan sia per le scuole statali sia per le scuole paritarie;
– ogni intervento di ristoro e di contributo legato alla situazione pandemica sia uguale;
– ogni intervento economico per gli studenti legati alle necessità pandemiche sia uguale indipendentemente dalla scuola frequentata statale o paritaria;
– ogni agevolazione economica e non per i docenti sia uguale indipendentemente dalla scuola in cui il docente esercita la sua professione;
– utilizzare parte delle risorse del Recovery Plan per dare adeguata risposta alle necessità di sostegno agli studenti con disagio, spesso abbandonati durante la pandemia, colmando completamente il gap economico di intervento, oggi enorme e iniquo, tra studenti di scuola statale e studenti di scuola paritaria.
Rimane evidente che il settore delle scuole paritarie avrebbe bisogno anche di un incremento mirato dei contributi, ma quanto ho scritto sarebbe già un buon inizio, soprattutto per la modifica di approccio culturale, foriero di ulteriori interventi.
Un’impresa non facile e sicuramente complessa, ma dal Governo Draghi ci si attende discontinuità ed efficienza non solo su Recovery plan, ecologia, lavoro e piano vaccini, ma anche sulla scuola.