Caro Ministro Fioramonti, fra le tante lettere, missive, posts che Le sono pervenute dal Suo insediamento e che quindi certo non avrà avuto modo di leggere, mi intristisce l’idea che ne debba leggere un’altra, per cui preferisco, se non Le dispiace, stendere un cahier de doléances che riguardi anche il suo predecessore. Per par condicio. Probabilmente ciò renderà la mia missiva poco stimolante per Lei, visto che il mancato passaggio di consegne da Lei annunciato ha esplicitato che siete stati “separati in casa” per i 15 mesi passati assieme. Non mi è chiaro se Lei non abbia raccolto il testimone o se non Le sia stato neanche porto; se volessimo guardare alle scelte dell’ex vicepremier Salvini, oserei dire la seconda, ma tant’è. Torniamo alle doléances.



Il re è nudo e che i panni non c’erano si è visto bene; nomine di capi di ufficio regionali e provvedimenti di urgenza relativi all’insegnamento di cittadinanza e Costituzione annullati, invalidati, rimandati; quale che sia la forma della loro decadenza, il ministro Bussetti ha concluso il proprio iter di 15 mesi – non il più meteoritico fra i tanti del Miur, ma certo non uno dei più lunghi – con un nulla di fatto. Niente concorsi ordinari o riservati per precari, niente cittadinanza e Costituzione (chi mai avrebbe approvato ad anno iniziato un provvedimento di tale portata voluto da governo non più in essere?), nemmeno la tanta desiderata introduzione delle discipline sportive alla primaria.



Rimane una sola eredità, nata anch’essa in maniera improvvisata, e col gioco se non delle tre carte almeno delle tre buste; il nuovo esame di Stato della secondaria di secondo grado, andato in scena senza che ai suoi attori venisse dato il tempo di impararsi la parte o almeno saper improvvisare decentemente su un canovaccio, neanche il tempo di chiedersi perché cambiare il nome all’alternanza scuola-lavoro in un acronimo ancora più lungo, Pcto.

Caro Ministro Bussetti, l’unico elemento di (tragica) continuità è stato, nel Suo ministero, quello di annunciare la novità delle novità: dalla nuova maturità (attuata) agli armadietti (che invece, mi risulta, non sono ancora entrati a far parte dell’arredo scolastico) e quindi procedere con annunci che costano poco o meglio nulla. D’altronde che la scuola non fosse prioritaria nel programma di governo del deceduto governo gialloverde era cosa nota, ed anche che il Suo margine di manovra fosse, diciamo, limitato. Le auguro di tornare a ricoprire una carica a Lei gradita, a Milano, anche se non posso condividere il Suo annuncio compiaciuto per “quanto di buono fatto in questi 15 mesi”. Ci sono, si stima, da 170mila ai 200mila supplenti da nominare; la nuova procedura per le nomine dei supplenti ha amplificato la sessioni di chiamata fino a dover continuare fino a notte fonda e anzi prima mattina, come è già accaduto, e si dice che la procedura d’infrazione da parte della Ue per il ricorso ad assunzioni a tempo determinato oltre i termini di legge (36 mesi) sia alle porte. Le buone grazie di cui, si dice, godrebbe a Bruxelles il nuovo governo giallorosso permettono alla Ue di alzare la voce sul male italiano della “supplentite”? Oppure le voci arrivavano anche prima, ma non vi era interesse a darne notizia all’opinione pubblica e quindi venivano silenziate? Ben venga quindi ora un “ecco, visto in che situazione ci hanno portato”; un piccolo tassello del tratto di discontinuità del nuovo governo.



Eccomi a Lei, caro Ministro Fioramonti; la Sua prima esternazione, quella della tasse sulle merendine, non era propriamente nella linea dichiarata dal Suo governo, appunto, quella della discontinuità. Assomigliava troppo a quella degli armadietti, mi perdoni, e forse il Suo responsabile della comunicazione deve averLe suggerito di presentarsi in modo diverso; da cui la Sua dichiarazione di voler ascoltare il mondo della scuola e il pioverle addosso di innumerevoli posts, emails e missive, nonché la comparsa sempre più frequente nel mondo social delle Sue credenziali come economista e docente universitario a sottolineare la discontinuità con l’ex “separato in casa” di cui sopra. Segnali di discontinuità, di cui fanno parte dichiarazioni un po’ più caute su precari, concorsi, stipendi, eccetera, e quindi la scelta di spendere parole (per ora, ha solo quelle, mi rendo conto) vagamente indirizzate nella direzione di un miglioramento della scuola pubblica (il Suo silenzio sulla scuola paritaria sarebbe assordante, caro Ministro, se non fosse così tipico del ruolo che Lei ora si trova a ricoprire).

Sfortunatamente per Lei, il cahier de doléances del mondo della scuola, docenti, Ata, Dsga e, col concorso salvato in extremis (anche se non da Lei) dei dirigenti scolastici, rimane tristemente uguale a se stesso: ruolo, stipendio, contratto, mobilità da algoritmo, maestre licenziate, classi pollaio, sostegno, docenti Clil abilitati e formati ancora mosche bianche, risultati Invalsi, rapporto Ocse, Neet, dispersione, non allineamento offerta/domanda … d’altronde, come potrebbe essere diverso se ad ogni nuovo governo e/o ministro dell’Istruzione, la vera Cenerentola della società italiana, i nodi si aggrovigliano anziché sciogliersi? 

Caro Ministro Fioramonti, non la invidio; in carica in un governo che qualcuno dice di essere a tempo, che mai potrà fare se non temporeggiare? L’alternativa è decidere di “prendere le armi contro un mare di guai”, ma Le consiglierei di evitare la scelta del tragico Principe di Danimarca: non si isoli, non confidi i Suoi pensieri solo al pubblico che non Le può rispondere, non si appoggi solo al suo Orazio. Cerchi degli interlocutori nella scuola che non siano solo le rappresentanze sindacali, per quanto il dialogo con loro sia imprescindibile. Provi con le associazioni di categoria, qualcuna dovrebbe essere sopravvissuta al progressivo degrado della scuola, ed eviti i social come la peste. Cerchi le persone; può cominciare a rispondere ad alcune delle missive articolate a Lei inviate, ve ne sono di molto interessanti, e a cercare collaboratori che le consentano un inizio di ripresa di interfaccia fra il Miur e la scuola.