Il presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, Roberto Di Bella, l’aveva preannunciato il 25 aprile 2021, quando aveva sostenuto che per combattere la dispersione scolastica nel Sud occorre individuare strumenti nuovi e trovare una sinergia fra istituzioni e società civile.
Quella dichiarazione nasceva a commento dell’ennesima notizia di genitori siciliani denunciati perché non mandavano a scuola i figli minorenni. Di Bella scriveva: “Bisogna ripensare alle modalità di erogazione del reddito di cittadinanza, utilizzandolo come strumento per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica”.
Dieci mesi dopo, l’11 febbraio 2022, Prefettura di Catania, Tribunale per i minorenni, Comune, Ufficio scolastico regionale e Inps hanno siglato un nuovo patto fra istituzioni che, per la prima volta in Italia, prevede di intervenire sul reddito di cittadinanza (Rdc) per contrastare la dispersione scolastica. La norma è mirata, dal momento che nella sola provincia di Catania percepiscono il Rdc ben 54mila nuclei familiari e la dispersione scolastica è al 21%, un livello da primato nazionale.
All’articolo 5 del patto, firmato a Catania, il Comune si impegna a inserire fra le condizioni indispensabili per autorizzare l’erogazione del Rdc ai nuclei familiari indigenti anche “il rispetto dell’obbligo di iscrizione e frequenza scolastica dei figli minori”. E, in caso di mancato rispetto di questo obbligo, il Comune invierà la segnalazione all’Inps perché proceda a sospendere l’erogazione del Rdc alla famiglia inadempiente.
Il patto di Catania rappresenta non solo un modello utilizzabile da altri capoluoghi del Sud, ma soprattutto un modo concreto e non ideologico di prendere di petto un problema drammatico, quello appunto della dispersione scolastica. Le scelte operate dal Tribunale per i minorenni etneo in accordo con altri partner istituzionali hanno il merito di indicare alla politica un metodo: passare dai proclami ai fatti, superando le pastoie e le lentezze della burocrazia e facendo seguire una attuazione amministrativa adeguata all’indirizzo politico.
Nell’ultimo anno a Catania, pur dentro un contesto problematico a livello di servizi sociali comunali (i cui operatori sono ridotti all’osso) e di servizi scolastici (nelle scuole dei grandi quartieri popolari della città mancano sia le mense, sia il tempo pieno), è cresciuta l’attenzione verso la povertà educativa. Basti citare un dato: un anno fa, la media mensile delle segnalazioni di dispersione scolastica che arrivavano al Tribunale per i minorenni era nell’ordine di una decina. Quest’anno, in appena un mese e mezzo, sono già arrivate più di 300 segnalazioni. E, adesso, con la possibilità di sospendere l’erogazione del Rdc ai genitori che non inviano a scuola i figli minori, la lotta contro la dispersione diventa più incisiva.
Evidentemente il progetto lanciato da Prefettura, Tribunale per i minorenni, Procura generale, Comune di Catania e Ufficio scolastico regionale non si può fermare qui. Necessita, infatti, della presenza di docenti sempre più preparati per intercettare i bisogni e i disagi dei ragazzi; di scuole, soprattutto nelle periferie, aperte al territorio e disponibili a prendersi cura degli studenti; del supporto dei servizi sociali, finora in buona parte latitanti e, infine, di una collaborazione fattiva col mondo del volontariato e del Terzo settore.
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