Nadia era arrivata tutta trafelata al centro di aiuto allo studio, doveva studiare storia e aveva bisogno di una mano sui capitoli da studiare. Luca l’aveva fatta attendere perché aveva due ragazzi egiziani a cui doveva fare lezione di italiano.
Nadia si era messa ad aspettare seduta ad un tavolo, aveva preso il libro di storia e lo aveva aperto all’inizio del capitolo che parlava del feudalesimo. Luca era impegnato con Mohamed e gli stava insegnando l’uso del verbo essere, ma con la coda dell’occhio osservava Nadia e si era accorto che il libro era aperto davanti a lei, ma Nadia non aveva alcuna intenzione di guardarlo.
“Comincia a studiare”, le aveva detto allora Luca, “mi serve ancora tempo per finire con loro.”
“Non capisco nulla, è inutile!” aveva risposto seccamente Nadia.
“Non mi pare un bel punto di partenza!” le aveva ribattuto Luca.
“No, guardi, è vero che non capisco nulla! Sono cose troppo difficili, ci ho tentato a casa, ma con risultati negativi, non saprei dirle cosa ho letto”, aveva ribattuto Nadia, pensando in questo modo di aver chiuso la questione. Invece Luca si era alzato dalla sedia ed era andato verso Nadia.
“Sia chiara una cosa”, le aveva detto con tono deciso, “se non fai neanche un tentativo serio di arrivarci da sola a capire queste pagine, io non ti aiuterò”.
Nadia non si aspettava una simile reazione, si era anche un po’ spaventata vedendo un piglio così severo.
“Non capisco nulla!”, aveva però ribattuto, “è vero, non è una scusa, non capisco nulla!”
“Per favore! Non dirlo neanche per scherzo! Non è vero che non capisci nulla, sbagli l’approccio, perché parti dal fatto che queste cose non ti potranno mai riguardare; parti negativa, invece dovresti partire da un altro punto di vista.”
“E quale sarebbe, se io proprio non capisco?” continuava a tenere la sua posizione Nadia, un muro che si ergeva davanti a Luca.
“Prova a rileggere cercando tra le tante cose che non capisci uno spiraglio, una parola o una frase che ti sembra interessante. Non metterti in difesa, sii aperta, sappi che hai una sensibilità umana, uno sguardo alle cose che sa arrivare a qualcosa di bello e di vero. Non preoccuparti di capire, cogli qualcosa che ti piace, che ti illumina, che ti affascina” le aveva suggerito Luca, aggiungendo: “Guarda che tu vali, che tu sai capire!”.
Luca era tornato dai suoi ragazzi egiziani, anche loro per quanto riguardava il capire non erano molto distanti da Nadia, anzi! Luca aveva continuato con il verbo essere e sempre con la coda dell’occhio teneva sotto controllo Nadia, che era impegnata a leggere il libro di testo, si era smossa dalla sua rigidità e si era buttata su quel per lei difficilissimo capitolo.
Finito il lavoro con i due ragazzi egiziani, Luca si era avvicinato a Nadia, osservandola con tanta curiosità. “Allora?” le aveva chiesto dopo qualche minuto, facendole alzare la testa dal libro.
“E allora, allora!”, aveva reagito indispettita Nadia. “Continuo a non capire quello che il testo vuol dire.”
“Ok. Questo è assodato, ma io ti avevo chiesto di fermare una parola, una frase. Lo hai fatto?”
“Certo! Non so a cosa serva, ma l’ho fatto. E l’ho fatto perché lei mi ha dato fiducia, una fiducia in me stessa che io non ho.”
“E quale sarebbe questa parola o questa frase?” le aveva chiesto Luca in modo deciso.
“Rapporto!”
“Bene! Dimmi perché questa parola.” Luca era stringente, non voleva lasciare tregua alla ragazza.
“Non so, perché tra guerre, alleanze e tradimenti, che la vita sia un rapporto tra il signore e l’uomo, be’! questo mi pare interessante, vale anche per l’oggi”.
Luca l’aveva guardata intensamente e le aveva dato una lieve pacca sulla spalla. “Bene! Partiamo da qui e adesso cerchiamo di capire il resto!”
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