Nadia aveva la prima interrogazione di filosofia. Non aveva capito molto della spiegazione del suo insegnante, e ad un’amica aveva detto: “tutte queste domande non capisco da dove vengano e perché mai uno se le faccia. Non si può vivere senza chiedersi tante cose?”.
L’amica non sapeva se impegnarsi a rispondere, il suo approccio le era sembrato come un muro di marmo che neanche il più geniale dei filosofi avrebbe saputo scalfire; figurarsi lei che non sapeva esprimersi se non a bassi livelli.
“Non so che cosa dirti – timidamente le aveva sussurrato facendo in modo che nessuno l’ascoltasse – a me piace questo porsi delle domande, mi sfida a guardare la realtà con il desiderio di capirci qualcosa.”
“Sarà – aveva ribattuto Nadia –, ma non si può vivere in modo più lineare? Però io le domande dei primi filosofi proprio non le capisco.”
“Non fa nulla, di domande ne avrai anche tu. Non dirmi che tutto fila via liscio.”
“Sì, di domande ne ho, ma non quelle dei primi filosofi, e non dirmi che tu le hai.”
“Io, sì, io sono curiosa di capire che senso abbiano le cose. Comunque so di non saperti rispondere. Perché questo pomeriggio non vieni con me al centro di aiuto allo studio? Lì c’è una professoressa che è molto brava, ci può aiutare entrambe”.
Nadia, un po’ titubante, aveva accettato la proposta dell’amica e si era recata con lei nel pomeriggio al centro, dove avevano trovato Silvia, che dopo una rapida presentazione aveva chiesto a Nadia perché mai fosse venuta da lei.
“Per capire un po’ di più le origini della filosofia” aveva risposto in modo secco Nadia.
“Bene, immergiamoci nelle acque profonde della conoscenza. Io so che tu sentirai lontane queste domande, ma non fa nulla. Non ti preoccupare, è come quando non capisci quello che ti vuole dire un’amica. La lasci lì nel suo brodo oppure tenti di capire?”
“I filosofi greci miei amici? Non lo sono, mi pare proprio di no!” aveva reagito Nadia.
“Ti sembra che non lo siano, in realtà vedrai che lo sono. Non escluderlo, solo questo tieni le porte aperte magari qualcuno di loro entra.”
Nadia aveva sorriso, le era piaciuto quell’immagine delle porte aperte, chissà. Forse sarebbe successo qualcosa anche a lei.
L’insegnante aveva capito che la ragazza stava pensando qualcosa, l’aveva interrotta nei suoi pensieri e l’aveva spronata a mettersi a studiare perché “prima bisogna capire ciò che dicono, poi potrà scattare di tutto, o una forte amicizia o un odio incontrollato.” Così avevano passato tutto il pomeriggio a studiare da Talete fino a Socrate e la professoressa le aveva aiutate a fissare i punti nodali.
“Ora è più chiaro” aveva alla fine detto Nadia “io la ringrazio, ora si capisce di più.”
“Anche le domande?” le aveva detto provocatoriamente Silvia.
“Non ancora, però sono sensate, ora, e questo grazie a lei!”
Silvia aveva sorriso e fra sé e sé aveva pensato “bisogna lasciarle camminare, hanno bisogno del loro tempo, poi chissà, vedremo”, ma non aveva detto nulla.
“Le ho capite, comunque le ho capite” aveva ribadito Nadia a scanso di equivoci.
Il giorno dopo Nadia si era presentata al centro nel primo pomeriggio e aveva chiesto di Silvia.
“Che cosa c’è?” aveva chiesto la professoressa vedendosela davanti quando non se lo aspettava. “Non hai capito qualcosa?”
“No” aveva risposto Nadia “posso ripetere i diversi filosofi con lei? Non mi sento sicura!”
“Va bene” aveva risposto Silvia e aveva cominciato ad ascoltare la ragazza che era partita da Talete a dire quello che lei aveva colto, per poi passare da Anassimandro e Anassimene. Stava per parlare di Eraclito quando Silvia l’aveva bloccata rassicurandola.
“Sei preparata e chiara nell’esposizione. Va bene!”
“No” aveva ribattuto Nadia “io non mi sento sicura, la prego mi faccia dire tutto!”
Silvia le aveva ribadito che era pronta, di non preoccuparsi, ma poi si era arresa alla sua insistenza, aveva capito che la sicurezza di Nadia veniva da lei. “Le cose le sa” aveva pensato Silvia “ma ha bisogno di me per esserne sicura!”
Silvia allora si era messa ad ascoltare anche Eraclito, Parmenide, i sofisti e Socrate e più il tempo passava più era evidente che Nadia aveva capito tutto e si immedesimava nelle domande che erano la base del pensiero filosofico. Ma quell’insicurezza non passava, la studentessa aveva bisogno del suo sguardo adulto. Silvia non si era sottratta a quella domanda, l’aveva presa sul serio.
Alla fine di quel lungo percorso Nadia aveva tirato un sospiro di sollievo. “Ora sono pronta!” aveva detto a Silvia, la quale aveva risposto un deciso “sì” ma nello stesso tempo aveva pensato, senza dirlo, “eri pronta anche prima!”
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