Una studentessa di 19 anni si è vista negare l’accesso all’esame di maturità perché affetta dalla sindrome di down. Succede al Liceo Sabin di Bologna, indirizzo Scienze Umane, protagonista di una vicenda surreale riportata dal Corriere di Bologna. L’istituto ha giustificato la propria decisione spiegando che la maturità sarebbe troppo impegnativa e stressante e per questo potrebbe generare un “senso di frustrazione nella ragazza”. Parole che hanno suscitato le ire della famiglia.
Giovanni Lacoppola, referente scuola per CoorDown, al Corriere di Bologna parla senza mezzi termini di “possibilità che le è stata negata”, sottolineando che da parte del liceo bolognese “è mancata una visione” e invocando la possibilità di “lavorare di più tutti insieme per un’inclusione vera che deve proprio partire dalla scuola. Senza un diploma questi ragazzi fanno fatica a essere poi inseriti a livello lavorativo”. Per il padre della studentessa affetta da sindrome di down, “se un ragazzino senza disabilità nella vita ha qualche possibilità in più di nostra figlia, allora Nina deve avere un pezzo di carta in più non per stare al passo, ma per avere davvero un’opportunità”.
Niente maturità per la studentessa con sindrome di down: “scuola deve fare passo avanti”
Per gli alunni affetti da sindrome di down oppure da altre disabilità ci sono tre possibilità in ambito scolastico, come illustra il Corriere di Bologna: seguire un programma ordinario, oppure un programma personalizzato con obiettivi minimi – che consente l’accesso all’esame di maturità – o ancora accedere a un programma differenziato, che permette l’acquisizione di un attestato di competenze senza alcuna validità. Quest’ultima soluzione è stata quella proposta dagli insegnanti della 19enne già nelle prime settimane di liceo. “Non volevamo metterci in contrasto con la scuola appena arrivati – spiegano i genitori della studentessa al quotidiano – anche perché ci dissero che il percorso si poteva modificare in qualsiasi momento”. Ma così non stato.
All’inizio del terzo anno la famiglia chiede “di poter mettere in campo una progettualità didattica che portasse a lungo termine nostra figlia al raggiungimento di quegli obiettivi minimi necessari per poter essere ammessa in quinta all’esame di maturità“, ma il consiglio di classe nega e dà un ultimatum: se la studentessa 19enne non si ritira entro il 15 marzo, a fine anno riceverà l’attestato di competenze e se vorrà dare l’esame di maturità ricomincerà a settembre dalla prima superiore. “Cercheremo un’altra scuola da settembre disposta a sostenere nostra figlia in una programmazione personalizzata verso l’esame di Maturità – ammettono i genitori della 19enne con sindrome di down – Per noi è importante che su queste tematiche si faccia un passo avanti” non solo per la loro figlia “ma per tutta la società“.