L’iniziativa editoriale curata dal ministro Valditara e presentata alla Camera dei deputati a Roma venerdì 23 febbraio è di particolare importanza per i vari profili che riveste. Valditara (insieme alla collega Elisabetta Lamarque) ha pubblicato in open access i verbali digitalizzati delle sedute dell’Assemblea Costituente, della Commissione dei 75 e delle 3 Sottocommissioni. Il sito è uno strumento davvero prezioso per i ricercatori: permette di trovare facilmente gli interventi dei costituenti, di fare una ricerca per argomenti e di seguire la discussione dei singoli temi.



Consente inoltre di seguire l’evoluzione che nel corso degli anni a partire dal 1948 hanno conosciuto le formulazioni dei vari articoli della Costituzione. Dunque un lavoro importante, che va però al di là della messa a disposizione degli studiosi di uno strumento utile per approfondire problemi e questioni di diritto costituzionale. Il fine che Valditara si è prefisso con questo lavoro è più ampio e riguarda direttamente la sfera antropologica ed educativa. La concezione dello Stato che emerge dalla nostra Costituzione pone la persona al centro dell’ordinamento: non più la persona al servizio dello Stato, ma lo Stato al servizio della persona. A fondamento della Costituzione c’è una nozione di persona come soggettività in grado di tessere relazioni dotate di senso. Una nozione che quindi supera il paradigma settecentesco dell’individuo che si muove nello stato di natura di Rousseau e che invece è definita dall’aspetto relazionale.



La centralità della persona trova la propria radice nel Vangelo, come sottolineò in maniera autorevole Joseph Ratzinger in una sua conferenza del 1996 dal titolo “Ad immagine e somiglianza di Dio: Sempre?” Il disagio della mente umana. In quel testo Ratzinger sottopone ad una raffinata esegesi il brano del Vangelo di Marco 8,37: “Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?”. In quel “perdere” la propria vita sta la radice profonda del personalismo cristiano. Sappiamo che Togliatti e il PCI non erano d’accordo nel sottolineare il principio personalista nella Costituzione italiana: alla fine Togliatti lo accettò, convinto che lo Stato si sarebbe estinto e che quindi il problema della persona non si sarebbe neanche posto.



Dai lavori preparatori della Costituzione italiana emerge uno spirito repubblicano caratterizzato dal rispetto reciproco degli avversari politici e dalla consapevolezza di far tutti parte di una medesima comunità. Facendo riferimento al concetto di patriottismo costituzionale nell’esperienza americana così come lo descrive Tocqueville ne La democrazia in America, possiamo affermare che lo spirito repubblicano è fondato sul rispetto per l’avversario e sull’inesistenza della categoria del nemico nel dibattito pubblico.

Ecco perché secondo Valditara la Costituzione deve diventare la stella polare della scuola italiana. La Costituzione va fatta conoscere nelle scuole e le Linee guida sull’educazione alla cittadinanza di prossima pubblicazione lo prevedono espressamente. Lo studente è al centro della “scuola costituzionale” che ha in mente il ministro: la scuola deve essere al servizio dello studente e delle famiglie, e deve stipulare con esse un patto educativo. Da ciò deriva la personalizzazione dell’istruzione con la figura del docente tutor introdotta da Valditara nella scuola italiana: l’istruzione va cucita su misura per ciascun ragazzo e per ciascuna ragazza, come fa un sarto quando confezione un abito di alta sartoria. Il fine è quello di far emergere i talenti che ciascuno dei nostri ragazzi possiede e di renderlo consapevole di quella che è la propria vocazione.

L’insistenza di Valditara sui talenti e la vocazione ha un fine personalistico. È lo stesso personalismo cristiano propugnato da Giorgio La Pira e dagli altri costituenti cattolici. Quel personalismo che è la garanzia più autentica contro quell’approccio pedagogico totalizzante che caratterizza ancora oggi la scuola italiana e che trae origine dall’idealismo gentiliano, transitato – come ha insegnato Augusto Del Noce – nel pensiero di Antonio Gramsci e dei suoi eredi, il PCI e i nostalgici del ’68.

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