“Sono un’insegnante di matematica. I miei studenti non sono attualmente in grado di imparare la matematica. Dunque, qual è il mio compito nella situazione attuale?”.
La domanda, posta da una docente appassionata e professionalmente esperta, non è per nulla scontata. La conclusione logica, date le premesse, avrebbe potuto essere: “Mi ritiro, rinuncio, mi accontento di fingere di insegnare”.
E invece sono molti i docenti che si stanno ponendo con coraggio e in profondità la questione circa il loro compito, la loro vocazione professionale, il senso del loro mestiere in una sorta di generale rinuncia all’apprendimento, al lavoro, all’impegno con la vita, diffuso nel mondo adulto e a cascata nella gioventù. Quanto sia responsabile di tale clima la pandemia, quanto invece una serie di fattori a lei preesistenti di natura sociale, culturale, antropologica e da lei esasperati, è difficile da stabilire e ci vorranno anni per comprendere i tratti e le conseguenze del disagio attuale, psicologico ed esistenziale in primis. Ma il presente urge e la realtà scolastica non può permettersi il lusso di attendere gli esiti di analisi peraltro necessarie. Su cosa allora puntare l’attenzione e canalizzare le energie?
In un recente e vivace dibattito con alcuni presidi e docenti avente a tema l’approvazione da parte della Camera della proposta di legge mirata all’introduzione sperimentale delle competenze non cognitive nel metodo didattico, sono emerse opinioni divergenti sulla necessità di una legge in tale materia, su quali possano essere le risorse da aggiungere a quelle già scarse nella scuola per ottemperare ad essa, sulla effettiva possibilità di valutare l’incremento delle cosiddette non cognitive skills.
Ma su una questione si era tutti d’accordo: è impossibile attualmente incrementare le conoscenze degli studenti se non si potenziano al contempo competenze legate al carattere, quali la tenuta nella concentrazione, l’accuratezza nel lavoro, la capacità di interazione dialogica, il gusto della sperimentazione, l’efficacia nella comunicazione, la pianificazione del proprio tempo, l’autovalutazione, così indebolite negli studenti in questi ultimi tempi. E tali competenze non si attivano se l’apprendimento non nasce all’interno di “una relazione che punta sulla curiosità, sul desiderio di esplorare, sull’atteggiamento positivo nei confronti degli altri e delle cose” (Giorgio Vittadini e Giorgio Chiosso, Corriere.it, 2 febbraio 2022).
Vi è insomma un legame inscindibile tra conoscenza, atteggiamento della persona nei confronti della realtà e interesse che il docente non può non considerare e perseguire se vuole oggi svolgere efficacemente il suo compito di istruire e formare le nuove generazioni.
Conferma tale affermazione un percorso affrontato in una seconda liceo scientifico, volto a fornire gli strumenti tecnici di scrittura necessari per scrivere un testo argomentativo. Abbrivio del lavoro la lettura dei capitoli 9 e 10 de I promessi sposi, dedicati alla vicenda della Monaca di Monza.
Terminata la lettura, analizzato il testo per comprenderne contenuto e modalità espressive, la docente ha domandato agli studenti se tale vicenda fosse scevra da problematiche o piuttosto non ponesse interrogativi, contraddizioni, questioni degne di essere dibattute. Alla lezione successiva ogni studente ha portato alla classe i problemi rilevati, circa tre ciascuno, e in un dialogo appassionato sono stati eliminati quelli risolvibili con una rilettura attenta del testo e convertite in domande ben formulate le loro questioni, a volte espresse in modo confuso seppur rivelatrici di una ragione pulsante. Le domande finali hanno toccato temi attinenti tanto alla vicenda di un personaggio letterario quanto alla vita di ciascuno studente (quali il rapporto tra libertà e felicità, le condizioni per un esercizio del potere che non deprime l’umano, il compito del genitore e del figlio nell’orientamento e nelle scelte di vita, il tema della responsabilità rispetto al proprio destino, eccetera).
Ciascuno studente ne ha poi scelta una e ha iniziato a scrivere il suo testo argomentativo seguendo alcune indicazioni di metodo. Contestualmente è stato invitato un avvocato a raccontare quale importanza avesse nel suo lavoro l’argomentazione. I ragazzi sono stati travolti non solo dalla sua loquela e dalla sua competenza in materia, ma soprattutto dalla passione per il suo lavoro. In dialogo con lui sono emersi temi quali il rapporto tra arte della persuasione e ricerca della verità, libertà e giustizia. Due ore di lavoro serrato in cui l’intreccio tra contenuti di studio e domande esistenziali ha destato quell’interesse imprescindibile per mettersi al lavoro, acquisendo competenze non cognitive e cognitive al contempo. Perché ciò accadesse c’è stato bisogno però di testimoni: da una parte Manzoni, mediato dal docente amante della letteratura, dall’altro un avvocato competente e appassionato alle sue cause.
In estrema sintesi, pare di poter ragionevolmente rispondere alla domanda di partenza della docente di matematica che innanzitutto il compito dell’insegnante è attualmente quello di essere testimone di una passione alla realtà, a una realtà particolare (per qualcuno un testo, per un altro un contenuto di matematica, fisica, storia…), rapportandosi alla quale è possibile incontrare, esperire, verificare un senso. Testimone della vocazione all’universale di ogni particolare della realtà, trafficando intorno al quale lo studente, guidato dall’adulto e in dialogo con i compagni, può lasciarsi provocare, ridestarsi e mettersi all’opera con gusto e, a sua volta, con passione, acquisendo così gli strumenti, cognitivi e non, per affrontare quello che la vita gli presenterà.
Chi ha la responsabilità di condurre le scuole favorisca dunque che la domanda dei docenti sul proprio compito possa essere posta liberamente ed esplicitamente anche nei momenti collegiali e che diventi usuale tra colleghi raccontarsi i tentativi didattici, giudicare insieme le ragioni dei successi e degli insuccessi, rimettendo al centro la passione per la propria disciplina, il desiderio di motivare al lavoro ogni singolo studente, la creatività nelle forme di insegnamento. Quarantene e relative norme permettendo…
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