Non la religione è oppio dei popoli, ma certa politica. Non solo perché ha sostenuto nella campagna elettorale la legalità dell’uso della cannabis. Una sorta di vendetta della storia, in pratica. Un’inversione incredibile: la religione promotrice del lume della ragione, mentre i fautori delle “magnifiche sorti e progressive” fautori del suo annebbiamento. Forse per la pedissequa sequela al democraticismo radical chic di stampo americano, che si è tramutata in radicalismo di massa (Ru486 come priorità, negazione del diritto all’obiezione di coscienza da parte dei medici, diritto al capriccio narcisistico, ecc.). Il risultato di tale temperie nichilista è una sorta di anestesia della coscienza che propone un relativismo morale privo di orizzonti di senso.



E tale desertificazione è arrivata dappertutto. Gli adolescenti sono le prime vittime di una trascuratezza delle esigenze del cuore dell’uomo, portatrice solo di confusione. La scuola infatti oggi ha a che fare con un’urgenza educativa mai vista prima. Solo chi sta in trincea tra la gente si rende conto di cosa accade. Genitori sempre più polemici per un voto negativo. Coppie di genitori adultescenti. Ragazzi smarriti. Giovani colleghi senza ipotesi intellettuali ed educative da proporre.



Ma chi ha la possibilità di fare qualcosa resta in un passivo immobilismo. I sindacati tradizionali sono bloccati al passato senza propositività, ormai da anni. A livello ministeriale, poi, si è passati dai formidabili banchi monoposto al super esperto rinviato al futuro. Insomma non c’è mai l’oggi. Il presente non è considerato. Non si affrontano veramente le gravi criticità: abbandoni scolastici, difficoltà diffuse nella comprensione del testo, valorizzazione delle eccellenze, nuovi indirizzi di studi adeguati alle necessità strategiche, ecc.

Chi ha o avrà responsabilità di governo dovrebbe poi valorizzare il lavoro di chi è già sul campo di battaglia e cerca di far fronte all’urgenza educativa. Il docente di oggi, visto il collasso educativo prodotto dal nichilismo, diventa, infatti, sempre più punto di riferimento degli studenti. Ansia, fobie per il Covid, depressioni sono fenomeni comuni tra i nostri ragazzi, più di quanto si veda. Molti ragazzi corrono alla meta con un peso interiore che non viene ascoltato o viene ridotto nella sua portata. I nostri ragazzi, infatti, non cercano la nebbia dei radical chic, ma certezze per vivere.



È proprio, dunque, il tempo di dare centralità alla scuola. Si tratta del futuro di una generazione. Tanti io: belli, ma fragili. Resi più fragili dalla nostra dimenticanza della loro irripetibilità e insostituibilità. Bisogna metterli al centro. Centro che c’è ed esiste, anche se qualche nebbia sollevata sembra nasconderlo.

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