Prosegue il dibattito sulla scuola in Italia e non mancano gli studi scientifici spesso in contraddizione l’uno con l’altro. Pochi giorni fa vi abbiamo parlato della ricerca dell’Università di Edimburgo pubblicata su Lancet, che parlava di -15% contagi nel giro di un mese con la chiusura delle scuole, ma lo studio pubblicato su Nature ci dice altro. I ricercatori della prestigiosa rivista scientifica hanno messo in evidenza che risulta improbabile che i bambini più piccoli diffondano il virus. Quelli più a rischio sono i bambini più grandi. E il giudizio sulle scuole è netto: «I dati raccolti ci suggeriscono che non siano punti caldi per le infezioni da Covid-19. Nonostante i timori, le infezioni da coronavirus non sono aumentate quando scuole e asili nido hanno riaperto i battenti». In caso di focolai, evidenzia Natura, provocano solo un piccolo numero di casi positivi.



“Scuola non è amplificatore contagi”: lo studio su Nature

Un nuovo fattore da non sottovalutare sul dossier scuola, dunque, anche se la ricerca pubblicata su Nature mette in rilievo un altro dato. Infatti, è dimostrato anche che i bimbi possono contrarre il coronavirus e diffondere le particelle virali. In tal caso, i più grandi hanno più possibilità di trasmettere il Covid. L’ambiente ideale quindi è legato ad asili nido e scuole elementari. La conferma arriva da Walter Haas, epidemiologo di malattie infettive presso il Robert Koch Institute di Berlino, che ha spiegato come le infezioni a livello globale siano molto più basse tra i bambini che tra gli adulti. A proposito del nostro Paese viene rimarcato: «Più di  65.000 scuole in Italia hanno riaperto a settembre ma solo 1.212 strutture avevano sperimentato focolai 4  settimane dopo. Nel 93% dei casi è stata segnalata una sola infezione  e solo una scuola superiore aveva un cluster di oltre 10 persone infette».

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