Riccardo era arrivato al centro di aiuto allo studio con la faccia scura, non aveva voglia di parlare, ma Maurizio, l’insegnante che lo aveva aiutato tutto l’anno in matematica, non lo aveva lasciato nel suo mutismo, lo aveva sollecitato a parlare. Riccardo si fidava di lui e allora come un fiume in piena gli aveva buttato addosso tutta la sua delusione per un esame di maturità che non pensava finisse così male. Ammesso con 34, era uscito con 65! Come a dire che non era stato sufficiente in nulla, “da non credere!” continuava a ripetere Riccardo.
“Non è che hai sbagliato tu?” gli aveva allora chiesto Maurizio.
“Certo! Non sono perfetto!” aveva risposto seccamente Riccardo, “al colloquio ero partito nervoso, poi mi sono sciolto. E poi quella prof che voleva solo definizioni! Mi bloccava sempre ogni volta che io volevo esprimere un giudizio. Il mio prof di italiano mi ha fatto imparare un altro modo di mettermi di fronte agli autori” continuava a protestare sentendosi vittima di un’ingiustizia. “Non dico che meritassi 90, ma almeno 80 era alla mia portata, e devo accontentarmi di un misero 65!” e mentre lo diceva aveva picchiato un pugno sul tavolo, facendo sussultare Maurizio che non si aspettava una simile reazione.
Riccardo aveva salutato e se ne stava andando con un diavolo per capello, quando Maurizio gli aveva detto “vengo con te” e lo aveva seguito.
“Cosa dici? Non è vero che sono stati ingiusti?” aveva chiesto Riccardo dopo un attimo di silenzio, mentre passeggiavano verso il parco che costeggiava la ferrovia.
“Sì, da quanto dici è vero e io ti credo” aveva risposto Maurizio.
“E allora? Devo accettare questa ingiustizia?”
“Puoi fare ricorso, puoi andare a parlare con i membri interni per capire, puoi fare tante cose ma ricordati che tu non sei definito da quel 65, tu vali di più, un di più che non è esprimibile in un voto, neanche 80 è la tua misura.”
“Be’! ma avere una minima corrispondenza con il lavoro che ho fatto quest’anno è chiedere troppo?”
“Giusto!” gli aveva risposto Maurizio “capisco la tua amarezza, però tu vali, questo io lo so e tu lo sai, e questo rimane, non può togliertelo nessuno.”
Riccardo non ne era convinto. Quel 65 gli bruciava dentro, continuava a pensare agli esami, a dove avesse sbagliato come se potesse correggere i suoi eventuali errori che però non trovava.
Maurizio lo aveva fermato, gli aveva preso tra le mani la testa e gli aveva detto: “Fermala!”
“Non riesco!”
“Ti capisco” e lo aveva guardato con una intensità che Riccardo si era commosso, colto nel suo dramma ma anche liberato.
“Ricordati” aveva però aggiunto Maurizio “che tu vali e che da oggi inizia per te una nuova avventura che ti realizzerà. Io ci credo.”
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