Aurelio Picca, scrittore e autore del libro “Contro Pinocchio”, ha detto la sua sulla scuola di oggi e l’ha fatto attraverso le colonne del quotidiano “La Verità”, con particolare riferimento all’edizione in edicola sabato 7 maggio 2022. A proposito proprio della scuola, intesa come luogo di apprendimento, a giudizio del letterato non esiste più: “È un grande parcheggio, un tempo di attesa. Chi ci va per imparare? Nessuno. Si va per relazionarsi. Quando ho insegnato, per qualche anno, li facevo leggere e scrivere, leggere e scrivere… Li facevo imparare a memoria i canti di Dante. Adesso arrivano alle superiori che leggono scorrendo le parole con l’indice”.



Picca ha poi aggiunto che a scuola i ragazzi devono imparare l’italiano, capire cosa sia una comunità, una memoria comune, un’appartenenza a una storia: “Tanto per cominciare, tornerei a una solo maestra. Servono insegnanti che sappiano anche loro leggere e scrivere e insegnino la nostra letteratura, non quella americana tradotta. Alessandro Manzoni è modernissimo. Bisogna tornare alla lettura per dovere, che non vuol dire imposta, ma seriamente motivata”.



AURELIO PICCA: “SCUOLA? STIAMO COSTRUENDO IL POST-UMANO”

Nel prosieguo della sua intervista su “La Verità”, Aurelio Picca si è abbandonato a una riflessione che non riguarda unicamente la scuola: “Oggi chi si fa i mobili dal falegname? Si va all’Ikea. Non è solo il problema delle merci, dei prodotti, ma pure delle persone. La globalizzazione è standard, interscambio che annulla le differenze, cultura gender avanzata. Non vuole la famiglia, ma single che consumano, che si buttano nella movida, che viaggiano e fanno tutto online”. Si sta costruendo il post-umano, dunque: ma chi sono i ragazzi del futuro? “Prima o poi, defunta la globalizzazione e visti gli effetti del post-umano, qualcuno, una minoranza, comincerà ad avere a noia l’iPhone e il virtuale e inizierà ad avere una visione”.



Il s*sso virtuale, la pubblicità standard, le palestre, la movida… Tutto si uniforma e appiattisce, secondo Picca: “Anche il turismo e la ricerca della bellezza diminuiscono la possibilità di scelta. Tutti in fila al museo, alla mostra gettonata. La fruizione è schiacciata sull’attualismo e sulle esperienze della maggioranza. Si leggono libri come si guardano i format e si guardano le serie come si leggono i libri. I talenti che portano vera creatività non servono alla cultura globale, perché tutti devono somigliare a tutti”. Ecco perché urge un cambio di passo e di mentalità, a cominciare dalla quotidianità sui banchi di scuola.