Paola Mastrocola, scrittrice, poetessa ed ex docente di Letteratura, arriverà prossimamente in libreria con una ristampa del suo libro uscito originariamente nel 2004 “La scuola raccontata al mio cane“. Un testo per certi versi profetico, che analizzava la direzione, disastrosa, che l’istituzione scolastica stava pian piano prendendo e che, ora, si è avvalso di una nuova prefazione firmata dalla stessa scrittrice e pubblicata, in anteprima, da La Stampa.



Nella prefazione Mastrocola sottolinea come il suo libro all’epoca “registrava una discesa che allora era solo all’inizio, e adesso si è compiuta. La rotta non è mai cambiata”. La scuola, spiega, è infatti permeata di discussioni su “progetti, metodi, strategie, sostegni, orientamenti, disagio, fragilità, formazione. Mai un cenno a qualcosa che si chiama studio, cultura, conoscenza, pensiero” con l’esito che si è finiti per “svalutare la sostanza culturale dell’insegnamento. Svalutato il verbo trasmettere, pilastro della scuola”. Il ruolo del docente, sottolinea ancora Mastrocola, non è più quello di “depositario del sapere”, e il suo compito non è più quello di fare lezione, ma “promuovere attività, laboratori, tutoraggi; e deve ascoltare, capire, aiutare”.



Mastrocola: “La scuola sarà al servizio del mercato”

Secondo Mastrocola, insomma, la scuola sarebbe diventata, o starebbe per diventare, “essenzialmente un’agenzia di servizio psicologico e sociale“, mentre per aiutare veramente i ragazzi, “soprattutto i più svantaggiati e quello che più patiscono disagio” occorrerebbe soprattutto “tramandare la storia, il pensiero e le opere“. Il docente, in questo contesto, “non deve abdicare al suo ruolo culturale e limitarsi ad aiutare i ragazzi psicologicamente perché sono fragili” perché il rischio è che senza cultura “lasciamo che tutto muoia con noi”.



Tanti ragazzi, infatti, sostiene ancora Mastrocola si diplomano senza problemi, ma di fatto “sanno poco o niente”, sintomo che “alla fine alla scuola non ci crede così tanto a una vera preparazione culturale [ma] tiene di più al loro benessere”. In futuro, prevede, la scuola “sarà al servizio del mercato e della retorica dei bisogni speciali e delle fragilità. Scuola del lavoro e scuola del soccorso”, mentre “la cultura è un lusso che abbiamo deciso di non permetterci”. Mastrocola, infine, chiude il suo pensiero sottolineando che “il vero progresso non è solo innovazione, ma anche conservazione di ciò che è imprescindibile“.