Il Ministero dell’Istruzione viaggia verso un’apertura “straordinaria”, destinata se non altro a fare… scuola (non può esserci termine più azzeccato): a meno di retromarce clamorose e al momento non preventivate, l’anno prossimo per il ruolo di supplenti presso le elementari e le materne saranno selezionati anche gli studenti che stanno terminando il terzo anno di Scienze della Formazione primaria. Ergo, studenti universitari come insegnanti veri e propri, senza l’affiancamento di nessun collega già “rodato”. A riportarlo è “Il Corriere della Sera”, che spiega anche che quanto appena esplicato è previsto nella bozza di ordinanza sulle nuove graduatorie provinciali per le supplenze; in particolare, saranno selezionati i soggetti in possesso di abilitazione (i vecchi diplomati magistrali o i laureati in Scienze della Formazione primaria) e gli studenti che a settembre inizieranno a frequentare il quarto o quinto anno di università, con almeno già 150 crediti accumulati sui 300 totali previsti dal loro corso di laurea.



STUDENTI UNIVERSITARI COME INSEGNANTI? LE REAZIONI DEI SINDACATI E DEL MONDO ACCADEMICO

Il “Corriere della Sera” si è soffermato poi anche sulle reazioni relative a tale notizia da parte di sindacati ed esponenti del mondo accademico. Come viene valutata la decisione (ancora ufficiosa, ribadiamo) di affidare le supplenze a studenti universitari? “Una grande novità – commenta la Cgil scuola –, resa necessaria dalla carenza di insegnanti di scuola primaria in molte regioni del Centro-Nord”. Ironia evidente da parte della Uil: “Perché iniziare dal terz’anno di università e non direttamente dal liceo o addirittura dalla terza media?”. Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia generale alla Bicocca di Milano, afferma invece: “Curioso fare una scelta del genere proprio nell’anno più duro per la scuola italiana. Anch’io a suo tempo feci delle supplenze a vent’anni, ma questo non vuol dire che fosse giusto così. Mi ritrovai in una prima media con ragazzi e situazioni anche molto difficili. Un’esperienza che a me servì molto, a loro temo assai di meno”.

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