Luisella faceva da anni la volontaria al centro di aiuto allo studio. Conosceva bene la lingua inglese e da quando aveva incontrato questo luogo aveva dato la sua disponibilità per quanto riguarda la lingua inglese e nel caso anche il francese.

Un giorno la segreteria le aveva chiesto se fosse disponibile ad aiutare Omar, un ragazzo che aveva sempre fatto resistenza, perché non voleva imparare la lingua. Luisella aveva detto di sì e il giorno dopo seduto davanti a lei vi era Omar, con il suo fare strafottente, che si aspettava l’ennesima scenata madre a cui avrebbe risposto a tono.



“Sei Omar?” aveva chiesto Luisella dopo un attimo di silenzio in cui si erano guardati, Omar con l’aria di sfida, Luisella con grande curiosità.

“Sì, sono Omar.”

“Hai bisogno di essere aiutato in inglese?” le aveva chiesto Luisella senza perdere tempo.

“No!” aveva risposto Omar con un sorriso beffardo.



“Allora non capisco perché sei qui” gli aveva risposto Luisella senza scomporsi. Era una domanda seria quella che gli aveva posto e a cui lui non era preparato, si aspettava altro.

“Sono qui perché mi hanno mandato qui, lo vuole mia madre, ma io proprio inglese non lo voglio imparare, tanto alla fine mi devono promuovere, per una materia non si boccia.” Ogni anno gli avevano rifilato il debito formativo, e anche nell’anno in corso il rischio di dover fare a settembre l’esame di riparazione era molto alto.

“Sei venuto a dirmi che non studi inglese? Ok, sei liberissimo di farlo, ma hai sbagliato posto, qui ci viene chi vuole imparare. Evidentemente si sono sbagliati a dirti di venire da me, io prendo chi ha deciso di imparare, solo persone così prendo!”



“Quindi non mi vuole?” aveva allora detto Omar, un po’ sorpreso dalla situazione che si era creata e che non si aspettava, tanto da non sapere cosa fare.

“No, guarda che non hai capito. Io sono qui per te, ma sei tu, non tua madre o i tuoi prof, a dover decidere di essere aiutato. Poi faremo quello che riusciremo, vi saranno delle difficoltà, ma devi decidere se vuoi o non vuoi il mio aiuto. Facciamo così: ci pensi e se vuoi iniziare un cammino con me ci vediamo domani alla stessa ora” e si era alzata, aveva salutato Omar con un grande sorriso ed era uscita dall’aula.

Omar era rimasto lì, da solo, con la sua ribellione. Si trovava a dover guardare dentro di sé, abituato alle decisioni degli altri che puntualmente contestava. Ora era stato sfidato a prendere lui una decisione.

Il giorno dopo, alla stessa ora, Luisella era seduta ad aspettarlo.

Omar era arrivato e si era messo comodo davanti a Luisella che lo guardava in tono interrogativo. Non c’era stato bisogno che lei parlasse, il ragazzo aveva capito.

“Sì, mi aiuti” aveva detto. “Non pensi che sia facile, ma voglio essere aiutato.”

“Come mai?” aveva chiesto Luisella, curiosa di sapere cosa gli fosse successo per fargli cambiare idea.

“Non perché mi interessi imparare l’inglese, ma perché lei mi ha trattato diversamente.”

“Bene! Cominciamo.”

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