La Filosofia al posto dell’ora di Religione, in uno “scontro” cultural-educativo che rimanda ai tempi dell’Illuminismo e che invece torna di strettissima attualità per la proposta che il Governo del Belgio sta mettendo sul “piatto” in una prossima già molto criticata ipotesi di legge.

Nutrire la mente, far emergere il proprio singolo “senso religioso” e interrogarsi sulle tante domande che la realtà pone davanti a sé ogni giorno: filosofia e religione potrebbero e dovrebbero “parlarsi” in continuazione, con una storia bimillenaria che dovrebbe consigliare ai più strenui laicisti come sia possibile essere filosofi e fedeli cristiani (senza delegittimare nulla e arricchendosi culturalmente e moralmente con ognuna delle “parti”). Ecco, per l’area francofona del Belgio – in particolare le regioni Bruxelles e Vallonia – quel “dialogo” non esiste: o meglio, il pensiero filosofico dovrebbe al più presto “sostituire” quello religioso, troppo legato a confessioni “antiche” e poco propenso alla costituzione di una comunità mondiale dedita al multiculturalismo e al “relativismo” delle verità. Come riporta il quotidiano “Le Soir”, le regioni francofone (e in teoria cattoliche) sarebbero in procinto di introdurre nelle classi della scuola dell’obbligo ben 2 ore a settimane di Filosofia e Educazione Civica, rimuovendo però l’unica ora di religione cattolica ancora prevista.



BELGIO LAICO O LAICISTA? LO SPUNTO

Secondo quanto osservato dal quotidiano belga, per realizzare tale riforma della scuola ci sono volute trattative fitte per oltre due anni tra i 6 partiti di Centrosinistra: per gli alunni resterà la possibilità di seguire l’ora di religione con però l’insegnamento facoltativo a richiesta. Se in Italia è possibile chiedere l’esonero dall’insegnamento della religione, in Belgio sarà l’opposto: la proposta dello Stato sarà la Filosofia e l’Educazione Civica, le famiglie che però lo vorranno potrebbero richiedere l’insegnamento della Religione. Laicismo contro laicità ma anche “pensiero” contro “fede”, o almeno così viene presentato nel dibattito culturale nato in Belgio da diversi mesi: quando la pretesa di spiegare con la “sola” ragione l’intera realtà ecco che si arriva a proposte del genere (e molto altro di peggio potrà avvenire nel prossimo futuro). Di contro, l’ora di Religione a scuola spesso viene vissuta come una sorta di “storia delle religioni” (pur utile e interessante), perdendo quell’originalità di spunto nel voler proporre uno sguardo onnicomprensivo di ragione e riflessione, di fede come allargamento di una ragione che da sola non può quasi nulla. Chi vi scrive è appassionato e laureato in Filosofia, la più nobile dei saperi: quella ricerca di senso nella realtà circostante ha un valore inestimabile ma proprio per questo il contributo dato dalla Religione (se intelligente e non banalizzata) andrebbe conservato piuttosto che calpestato. Come spiegava nei suoi scritti del 2017 il Papa Emerito Joseph Ratzinger (tra i massimi esperti viventi del proficuo e profondo dialogo tra fede e ragione), «oggi la laicità viene comunemente intesa come esclusione della religione dai vari ambiti della società e come suo confino nell’ambito della coscienza individuale. La laicità, dunque – secondo taluni – si esprimerebbe nella totale separazione tra lo Stato e la Chiesa. Rispetto a una tale visione a-religiosa della vita, del pensiero e della morale: una visione, cioè, in cui non c’è posto per Dio», ha osservato Benedetto XVI. È allora compito di tutti i credenti, in particolare dei credenti in Cristo conclude il Santo Padre Emerito – «contribuire ad elaborare un concetto di laicità che, da una parte, riconosca a Dio e alla sua legge morale, a Cristo e alla sua Chiesa, il posto che ad essi spetta nella vita umana, individuale e sociale; e, dall’altra, affermi e rispetti la ‘legittima autonomia delle realtà terrene’, intendendo con tale espressione, come ribadisce il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes, che ‘le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare».



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