L’anno scolastico, in molte regioni, è già iniziato e in altre sta per cominciare. Sono previste alcune novità, a cominciare da quella dei docenti tutor e orientatori. L’abbandono scolastico e il mismatch tra domanda e offerta di lavoro rappresentano questioni drammatiche, non solo per il mondo della scuola. Gli alunni che abbandonano senza avere terminato gli studi (che statisticamente sono un record negativo nazionale tra i Paesi europei) rappresentano un colossale dispendio di umanità, prima ancora che di risorse, intese come capitale umano. Il gap tra domanda e offerta di lavoro costituisce un ostacolo importante alla crescita economica. Ovviamente questi sono temi cruciali e l’azione intrapresa dal ministro Valditara, istituendo tutor e orientatori, rivela una sua ratio cogente. Si tratta adesso di verificarne l’attuazione, dacché le critiche di parte sindacale sia ai corsi di formazione (le cui verifiche sono costituite dalle ormai tradizionali batterie di quiz), che dovrebbero preparare i docenti alla gestione di quei ruoli, sia al compenso economico (“pochi euro netti all’ora”, osservava un sindacalista) lasciano presagire un percorso tutt’altro che scorrevole.
A lato di questi cambiamenti, porrei, per la rilevanza che esso può assumere, il cosiddetto decreto Caivano, che prevede anche l’arresto per quei genitori che non iscrivono i figli a scuola o che permettono loro di non frequentare. Si tratta di misure di deterrenza che dovranno essere accompagnate da interventi più generali a carattere educativo. Anche in questo caso si tratta di verificarne l’attuazione, poiché la sfida dei clan malavitosi all’autorità dello Stato si manifesta proprio in questi giorni in maniera plateale, rivendicando espressamente il potere di gestione dello spaccio e di controllo del territorio.
Interessante è anche il progetto di riforma dell’istruzione tecnico-professionale, in Consiglio dei ministri. Dovrebbe nascere, a partire dal 2024, una nuova filiera formativa, destinata a coinvolgere gli istituti tecnici e professionali statali unitamente agli istituti tecnici superiori academy (Its), che, come è noto, sono scuole post-diploma ad alta specializzazione tecnologica. Si prevede la riduzione a quattro anni dei percorsi di studio degli istituti statali, unendoli a quelli biennali degli Its. Il progetto è ambizioso, ma la precedente esperienza della sperimentazione quadriennale, istituita dalla ministra Fedeli, è praticamente finita nel nulla. Nonostante le rassicurazioni sugli organici, i sindacati, a suo tempo, si schierarono contro e i collegi dei docenti, nella stragrande maggioranza dei casi, respinsero la sperimentazione. Non mi pare che oggi sussistano condizioni molto diverse.
Ciò che spaventa, non tanto per la consistenza dei problemi, che in sé sono tutti risolvibili, è l’ordinarietà nella gestione delle scuole. In molte regioni, gli enti locali non provvedono alla manutenzione delle scuole: non effettuano lavori di riassetto dei giardini, di falciatura dell’erba nei prati adiacenti, di aggiustatura dei bagni (rubinetti, tubi, scarichi…), di falegnameria (porte finestre, vetri, maniglie…), di elettricità (cambio lampadine, prese staccate dai muri…). Ciò che lascia interdetti è la carenza di questi lavori, che pur non implicano grandi dispendi, né economici, né di impegno. A tutto ciò va aggiunto lo stato di abbandono di alcuni ambienti scolastici e la loro inadeguatezza ai sensi della sicurezza. Le scuole sono soggette a incidenti periodici di natura edilizia, che fortunatamente quasi sempre non hanno conseguenze drammatiche. Quasi sempre.
Come tutti gli anni, le scuole si trovano alle prese con la cronica mancanza di supplenti, che non consente un inizio di anno scolastico con tutti gli insegnamenti attivati nelle classi. Al netto della permanente carenza di laureati (il numero di questi ultimi è sempre tra i più bassi in Europa) il sistema delle graduatorie rivela di anno in anno la sua totale inadeguatezza. La nomina dei supplenti (almeno quella…) potrebbe essere affidata alle scuole autonome, le quali avrebbero interesse a effettuare la ricerca in maniera efficiente. Il diniego sindacale, anche in questo caso, è perentorio. Si teme lo strapotere dei presidi, quindi la diffusione di comportamenti corruttivi o solamente nepotistici. Ma le scuole dispongono di comitati di valutazione (quelli che decretano il superamento dell’anno di prova dei docenti) che sono eletti dagli organi collegiali. Potrebbero essere proprio questi comitati a occuparsi della scelta dei supplenti e le scuole meglio organizzate potrebbero essere di stimolo per le altre. Si paventano eventuali ingiustizie, come se il criterio dell’anzianità di servizio (sul quale riposa il sistema delle graduatorie) indicasse di per sé la qualità professionale del supplente. Come se lauree dello stesso tipo, conseguite però in università diverse e in regioni diverse, certificassero gli stessi valori. Come se non vi fosse un mercato vero e proprio di punteggi acquisiti tramite corsi di perfezionamento o di specializzazione, che spesso richiedono una scarsa partecipazione, ma ingenti tasse d’iscrizione. Le graduatorie purtroppo non garantiscono l’oggettività dei titoli, né l’imparzialità dei punteggi. Speriamo che non succeda come lo scorso anno scolastico, quando ancora a dicembre non tutti i docenti erano stati nominati.
Aborro il “benaltrismo” con il quale spesso si criticano i tentativi di riforma promossi dalle varie parti politiche che si sono succedute al ministero. Tuttavia, una voce dentro di me suggerisce che anche quest’anno le riforme prospettate siano più di apparenza che di sostanza. Ogni volta si procede con una “toppa”: i giovani non si orientano nelle scelte, ebbene istituiamo il docente “orientatore”; abbandonano la scuola, interverremo con i tutor. Tra un po’ verrà chiamato in causa il docente esperto di educazione sentimentale, che insegni ai giovani il rispetto tra i sessi; poi interverrà quello di educazione stradale, per evitare le stragi notturne del dopo discoteca. Caivano dovrebbe essere bonificata anche mediante l’intervento nelle scuole di qualche professore anticamorra. Ogni volta ci si affida in maniera salvifica a qualche ulteriore docente, che intascherà qualche soldo in più (con la benevola approvazione sindacale).
Mi chiedo, riecheggiando il titolo di un magnifico libro (e film), cosa resti del giorno. Ebbene, restano le persone, quelle degli alunni e quelle degli insegnanti, che tutti gli anni rinnovano il miracolo del rapporto educativo. A loro auguro un buon anno scolastico.
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