Continua la débâcle della scuola paritaria italiana. Nel 2020 secondo Orizzonte scuola nella primaria rispetto al 2019 si è verificato un calo di 23mila studenti (4,6%) e da un calcolo ancora approssimativo risulta che a settembre 2020 non abbiano riaperto circa 150 istituti rispetto all’anno precedente. Non è solo colpa della pandemia, ma incide notevolmente anche la crisi demografica, visto che nel 2020 sono nati solo 404.104 bambini, mentre nel 2010 erano ben 561mila. È dunque in atto una crisi di sistema, di cui la fragilità delle paritarie rappresenta solo la punta dell’iceberg.



La Federazione italiana scuole materne (Fism) ha ben presente la situazione e proprio nel momento in cui il governo Draghi redige il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), lancia una mobilitazione educativa e sociale in cui si chiede la totale gratuità per la scuola dell’infanzia. Affinché la curva demografica non si abbassi in modo irreparabile bisogna, secondo la Fism, intervenire ora per sostenere le famiglie e l’infanzia. Ne consegue che la richiesta di un’effettiva parità scolastica, che permetta anche ai soggetti privati e no profit di partecipare alla ripresa, non coincida solo con la richiesta di uguaglianza nei diritti, ma nasca dalla consapevolezza che tutti i soggetti possano partecipare alla ripresa, perché la rinascita italiana è responsabilità di tutti, non solo dello Stato.



Lo strumento per sollecitare tale sensibilità è una grande petizione on line dal titolo “Prima i bambini” che parte oggi, 19 aprile 2021, in tutte le realtà educative aderenti alla Fism. Sul sito change.org si può apporre la propria adesione, ma è possibile raccogliere le firme anche in forma cartacea in tutte le scuole della federazione. La mobilitazione dei nidi e delle materne paritarie punta ad ottenere per tutti la gratuità per la prima fascia d’età. In un comunicato la Fism, che rappresenta oltre 500mila bambini e 40mila dipendenti, afferma che “La legge c’è (la 62/2000, ndr), ma chiede pari doveri, dimenticando i pari diritti”.



In effetti sono scuole che fanno servizio pubblico, senza fini di lucro, ma le famiglie devono pagarsi tutto. Per esse lo Stato spende poco più di 500 milioni all’anno per circa 900mila iscritti, un decimo di quello che investe per i frequentanti del proprio sistema di istruzione. Una disparità evidente che ora i fondi europei permettono di superare. La petizione “Prima i bambini” chiede che la stesura del Recovery fund tenga in particolare considerazione il mondo prescolastico dello 0-6 e afferma che il volano dello sviluppo passa anche dal mondo della scuola, grazie all’attuazione di un’effettiva parità.

Secondo la Fism il trascinarsi della situazione generale, compresa la pandemia con le sue incertezze, non lascia più margini di tempo per aspettare ancora quel riconoscimento atteso invano da anni. A rischio è la sopravvivenza stessa della scuola paritaria no profit e lo Stato deve fare di più. È scritto a chiare lettere su migliaia e migliaia di striscioni che in queste ore fasciano migliaia di edifici dal Nord al Sud. Una mobilitazione nazionale che in questo settore non ha precedenti. “Il permanere delle differenze nel sostegno pubblico tra la scuola statale e quella paritaria gestita dal Terzo settore vanifica le ragioni stesse della Legge 62/2000” e non è più tollerabile. Fism chiede solo che si attui il dettato costituzionale e legislativo, affinché siano definitivamente eliminate le disparità di trattamento economico che le famiglie che usufruiscono delle scuole paritarie devono subire. La strada per la ripresa generale del paese passa anche dai bambini e per la Fism deve essere percorsa adesso.

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