Nei giorni scorsi, a seguito della comunicazione con la quale il ministro Valditara ha annunciato “la conclusione del piano straordinario di vigilanza contro il fenomeno dei diplomifici”, si è aperto, inevitabilmente, un intenso dibattito sui risultati dichiarati, con prese di posizione dei media e di diversi operatori della scuola, associazioni del settore paritario in prima fila.
Le reazioni ed i commenti sono molto positivi e si possono sintetizzare in un grande plauso – cui mi associo – al ministro per aver reso finalmente concreta un’azione che tende ad eliminare la presenza di istituti che finiscono per portare discredito a tutto il settore paritario poiché, come recitano un paio di proverbi, la notizia cattiva vola, mentre quella buona rimane nascosta, e spesso si fa, appunto, di ogni erba un fascio.
Preoccupazione che ben ha espresso nel suo comunicato la presidente FIDAE Virginia Kalidich: “siamo contenti della stretta che c’è stata in questi giorni e anche del piano del Ministro Valditara per eliminare i cosiddetti diplomifici, mele marce che purtroppo contribuiscono alla permanenza di alcuni luoghi comuni sulle scuole paritarie, rendendo più complesso anche il raggiungimento della parità scolastica già sancito dalla legge 62 del 2000”.
Per evitare che questa ottima iniziativa sia frutto di interpretazioni errate utili ai detrattori della scuola paritaria per gettare discredito sul settore e rimettere in discussione, come già avvenuto, la legge di parità, credo sia utile entrare nel dettaglio dell’azione ministeriale ed affidarci ai numeri forniti dall’Ufficio Statistica del MIM.
Purtroppo, ad esempio, le comunicazioni semplificate, in modo particolare nei notiziari televisivi, hanno messo in primaria evidenza come prima irregolarità la mancanza di abilitazione del personale docente, che invece, come sappiamo, è una grave emergenza professionale e sociale, una condizione diffusa sia nella scuola paritaria sia nella scuola statale; e lo dimostra il piano avviato dal ministero negli scorsi mesi con la pubblicazione di bandi che permetteranno ai docenti “triennalisti” di regolarizzare la loro posizione professionale ed avere finalmente una stabilità di lavoro, come ho commentato nel mio ultimo articolo.
Le irregolarità riscontrate che hanno portato a segnalare 47 scuole agli USR per avviare le procedure per la revoca di parità sono ben altre e gravi, limitate –sottolineo – ad un numero molto esiguo rispetto alla consistenza numerica di scuole del settore.
Dal piano dei controlli predisposto per individuare le scuole da ispezionare si evincono con precisione i criteri utilizzati, il primo dei quali è stato quello di scegliere un gruppo di scuole in cui si è evidenziato un abnorme incremento degli studenti iscritti alle classi terminali a fronte di un esiguo numero di frequentanti le classi iniziali. L’elenco scaturito ha segnalato 70 scuole.
Mentre le gravi irregolarità riscontrate che hanno portato ad avviare la procedura di revoca di parità a 47 tra le 70 scuole selezionate, tra altre, sono:
– funzionamento di più classi quinte collaterali con alto tasso di studenti residenti fuori regione (fino al 90%) dei quali non è dichiarato il domicilio vicino alla scuola ai fini di una regolare frequenza scolastica;
– difformità delle ore di servizio indicate nei contratti individuali di lavoro rispetto alle prestazioni lavorative risultanti dai documenti di assegnazione alle classi;
– mancanza di laboratori essenziali alla didattica utile alla preparazione degli studenti come, ad esempio, cucine e derrate alimentari nel percorsi enogastronomici;
– personale docente privo persino del titolo di accesso per l’insegnamento delle discipline
– mancato rispetto dei quadri orari delle discipline degli indirizzi di studio e in alcuni casi eliminazione totale di alcune discipline;
– lacune e incongruenze nella tenuta dei registri cartacei ed elettronici che minano la veridicità di quanto attestato.
Va detto con forza che queste “non scuole” nulla hanno a che fare né con le scuole paritarie, né con il sistema di istruzione pubblico di cui esse, per il momento, fanno formalmente parte. Va evidenziata con altrettanta forza la marginalità del fenomeno, rimandando ai mittenti i commenti che “fanno di ogni erba un fascio”, infangando il settore paritario.
Possiamo rilevare dal Focus Principali dati della scuola. Avvio Anno Scolastico 2023/2024 pubblicato dall’Ufficio Statistica del ministero che le scuole paritarie secondarie di secondo grado sono in totale 1.606, quindi le 47 scuole trovate con irregolarità rappresentano solo il 2,9% di questo settore. Se poi prendiamo i dati complessivi del sistema, il numero totale delle scuole è 11.876 e le 47 citate sono una entità ancor più marginale, pari allo 0,4%. Pertanto chi affibbia l’etichetta di diplomificio al sistema fa grave diffamazione.
Sottolineo pragmaticamente, anche se con tristezza, che chiunque analizzi l’insieme degli operatori e delle impese che operano nel suo settore di lavoro troverà soggetti che operano in modo scorretto. Ciò non vuol dire che si possa etichettare come truffaldino tutto quel settore!
In una recente intervista fattami da un quotidiano di settore ho dichiarato con fermezza che le scuole paritarie non sono diplomifici, ma istituzioni che svolgono un servizio di qualità importantissimo, sempre orientato all’attenzione alla persona e all’innovazione didattica (come spesso afferma anche il ministro Valditara). La verità è che scuola paritaria fa un servizio di qualità poiché offre complementarità al sistema. Dove si è lavorato senza pregiudizi i risultati sono stati e sono ottimali. È vero che le organizzazioni sono diverse, il privato è più flessibile del pubblico, ma le esperienze reciproche hanno sempre creato benefici per entrambi. L’augurio è che prima o poi ci sia un comune e sinergico lavoro tra statali e paritarie, nell’interesse delle famiglie, e soprattutto degli studenti.
Il mio pensiero è che solo dove si lavora con sinergia tra pubblico e paritario si raggiungono ottimi risultati.
Anche l’associazione di genitori AGeSC ha applaudito all’azione ministeriale con un suo comunicato. che ha messo in evidenza la qualità del servizio svolto “attraverso una vita dedicata alla cura dei più piccoli e dei più giovani”, ribadendo che “la scuola paritaria, inoltre, garantisce il primato dei genitori nell’educazione dei figli, sancito dall’art. 30 della Costituzione e realizzabile solo mediante la libertà di scelta educativa”, definendolo “un valore irrinunciabile”.
Ci auguriamo che questo dibattito faccia da “boomerang” positivo per avere maggior attenzione dalle istituzioni, con incremento anche degli aiuti economici, per l’insostituibile servizio pubblico che le scuole paritarie offrono, e ridia al “popolo della parità” la grande passione democratica degli albori, quando nel 1997 lottammo e ottenemmo la legge di parità. Una legge che ancor oggi, purtroppo, non è stata ancora completamente attuata.
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