Il fantasma della Dad rimarrà presente nelle scuole italiane anche quest’anno, seppur non nelle dimensioni di massa dell’anno scorso. Regioni come il Piemonte hanno già approvato i protocolli sulla gestione delle quarantene, che saranno comuni in tutta Italia. Elaborati dall’Istituto superiore di sanità, ministeri della Salute e dell’Istruzione con il contributo delle Regioni, prevedono niente Dad se c’è un solo studente positivo, se sono due quarantena “selettiva” a seconda si sia vaccinati o meno, e tutti a casa se i casi sono almeno tre. Misure troppo strette?



Per Matteo Loria, dirigente scolastico e presidente Anp Lombardia, “c’è già un miglioramento rispetto a prima, quando bastava che uno studente risultasse positivo per mandare in quarantena tutta la classe. La mole di lavoro per il personale scolastico, che da sempre soffre di carenze di organico, è pesante, si fanno tamponi a dismisura, ma soprattutto c’è un inghippo che la dice lunga sulla reale mancanza di autonomia delle scuole, nonostante le dichiarazioni”. La Dad per legge è applicabile solo in caso di epidemia: “A uno studente che ha un piede rotto e deve stare a casa un mese non è possibile applicare la Dad, nonostante l’evoluzione della tecnologia a disposizione. Inoltre per motivi di privacy non possiamo chiedere agli studenti se sono vaccinati, così non sappiamo mai chi lo è e chi non lo è, stessa cosa per il green pass”.



Ritiene un’applicazione ragionevole mettere in quarantena una intera classe se solo tre studenti risultano positivi?

Ripensando ai mesi precedenti tutto sommato siamo molto soddisfatti perché siamo tornati in presenza e perché si sta facendo di tutto per rimanerci. Prima, con uno studente positivo tutta la classe veniva messa in quarantena, adesso si può aspettare fino ai tre casi. L’indirizzo è sempre quello di cercare di mantenere fino a quando è possibile le lezioni in presenza e ne abbiamo un gran bisogno.

Le disposizioni che siete obbligati a mettere in pratica sono difficoltose?



È una procedura un po’ macchinosa, ad esempio è aumentato a dismisura il numero dei tamponi che devono essere fatti da studenti e docenti, però l’importante è cercare di fare di tutto per mantenere le classi in presenza. La Dad qualche segno lo ha lasciato sulla preparazione degli studenti, ma va detto che non è da condannare per partito preso, ha anche degli aspetti positivi. Piuttosto che non fare nulla è sempre meglio garantire un po’ di didattica anche se a distanza. Anche oggi la mia scuola, ma direi la maggioranza, ha sempre garantito la didattica a distanza per gli studenti in quarantena.

Per gli studenti queste interruzioni in caso di quarantena, queste altalene, quali disagi possono provocare?

C’è un duplice punto di vista. Il più importante è quello delle relazioni sociali. Ci accorgiamo giorno dopo giorno che i ragazzi vivono e hanno vissuto una situazione di disagio enorme, sono aumentati a dismisura i casi di ragazzi che non vogliono uscire di casa, gli attacchi di panico. La nostra psicologa di istituto è disperata perché continua a ricevere richieste di aiuto. C’è poi l’aspetto didattico perché passare continuamente da presenza-distanza e viceversa comporta problematiche.

I sindacati si lamentano che a voi dirigenti di istituto è stata lasciata una mole di lavoro come se foste operatori sanitari, è così?

Direi di sì, continuano ad aumentare le competenze che ci vengono scaricate addosso. Anche prima ci prendevamo la possibilità di suggerire – perché non possiamo mai imporre – una quarantena cautelare per evitare i contagi quando veniamo a conoscenza di un caso positivo. Quando c’è di mezzo il bene dei nostri ragazzi o del personale scolastico ce ne facciamo carico.

C’è carenza di organico?

La carenza di organico nella scuola italiana è strutturale, non la sentiamo solo adesso. Se avessimo un maggior personale questo ci agevolerebbe, sia quello amministrativo che quello ausiliario, intendo i collaboratori scolastici che appena c’è un caso positivo devono santificare, pulire eccetera. Se venisse almeno confermato l’organico Covid saremmo soddisfatti.

Immagina altre soluzioni possibili?

L’unica soluzione possibile che vedo è insistere con i vaccini. Va detto che in Lombardia il 95% del personale scolastico è vaccinato. Da settimana prossima sarà disponibile la terza dose, sicuramente risponderemo in massa, sarebbe importante che anche i ragazzi lo facessero. Il problema è che non abbiamo il conto di quanti studenti sono vaccinati perché per motivi di privacy non possiamo chiederlo.

Cioè?

Questo è un grosso problema. Se dobbiamo portarli a fare una visita scolastica o più banalmente portarli nella biblioteca civica a prendere dei libri, non possiamo chiedere agli studenti se hanno il green pass o se sono vaccinati. Quando arriviamo in biblioteca faccio il controllo, quindi cosa facciamo, lasciamo quelli non vaccinati per strada? È kafkiano.

Solo l’epidemia può giustificare la Dad. Le sembra giusto che maltempo o seggi elettorali non siano altrettanti buoni motivi?

Con qualunque emergenza che provochi la chiusura della scuola piuttosto che studenti lungodegenti, che hanno un piede rotto e non possono muoversi per un mese, non possiamo applicare la Dad; gli studenti sono costretti a perdere un mese di scuola.

In un’epoca storica di sviluppo tecnologico, sembra un eccesso di burocrazia mortificante, no?

Questo è dovuto al fatto che siamo passati dalla Dad come panacea di tutto al fatto che probabilmente per esigenze politiche si è detto basta Dad. Ma passare da un eccesso all’altro non è mai positivo, bastava lasciare autonomia alle scuole per decidere come fare.

L’autonomia è il grande problema della scuola italiana.

Bastava dire che le scuole nella loro autonomia possono decidere a quali categorie applicare la Dad, ma la scuola è autonoma solo sulla carta, dipendiamo da decisioni prese sopra la nostra testa.

(Paolo Vites) 

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