Perché nella nostra scuola adottiamo il “libro dell’anno”? Perché tutti gli anni le maestre scelgono un libro fondativo da proporre agli alunni? Perché questo è un facilitatore per l’apprendimento. Noi come insegnanti abbiamo la responsabilità che i bambini venendo a scuola acquisiscano quelle conoscenze e quelle abilità utili per conseguire una personale competenza. In questo percorso di apprendimento il soggetto è il bambino che deve essere toccato dall’argomento, non solo incuriosito bensì interessato, e così su questi libri i bambini imparano a leggere, a raccontare, ad aspettare, a ragionare, a prevedere, a risolvere problemi di matematica, proprio perché attraverso queste belle storie, nelle quali loro sono personalmente coinvolti, è più facile accettare quella fatica che l’“imparare” richiede.
I ragazzi del giorno d’oggi ormai sono abituati ad ascoltare racconti corti, anche in televisione non ci sono più le lunghe serie, ma ogni episodio inizia e conclude in sé la propria trama senza lasciare niente di incompiuto; leggere un libro che per tutto l’anno coinvolga e tenga insieme la classe, abbiamo riscontrato che è utile sia a livello didattico sia a livello sociale, è un collante per il gruppo di alunni: può capitare, infatti, che mentre si fa un lavoro di qualsiasi altra materia qualcuno faccia riferimento al libro e tutti lo capiscano. È talmente importante per la nostra scuola questo “libro fondativo” che ogni anno tutti i bambini, il primo giorno di scuola, arrivano di corsa per scoprirlo. Infatti quel giorno le maestre attraverso una breve rappresentazione “svelano” il titolo del libro, e non è raro trovare tra le persone all’ascolto qualche ex alunno che viene per vedere quale sarà il testo proposto.
Questi sono alcuni titoli dei libri adottati negli ultimi anni: Iliade, Odissea, Promessi sposi, Il leone la strega e l’armadio, Il Mago di Oz, I cavalieri della tavola rotonda, Pinocchio, e quest’anno L’Isola del tesoro. Tutti i testi sono stati ricercati tra i classici; ma perché libri così difficili? ci chiedono alcuni genitori. Perché in questi libri è facile ritrovare quei sentimenti che tutti gli uomini provano, anche i bambini, ma ai quali non sanno dare il nome. Per esempio quando Jim (il protagonista dell’Isola del tesoro) prova gelosia per il ragazzino che dovrà aiutare la madre, i ragazzi si accorgono che questo è ciò che provano anche loro nei confronti di un fratellino e rimangono confortati nel vedere che sono parte di una umanità che prova gli stessi sentimenti e che queste emozioni hanno anche un nome.
Ultimamente alcune famiglie mi chiedono incontri con specialisti sul bullismo, sulle emozioni e sull’affettività. Tutti argomenti di grande attualità che fanno parte della vita. Ma io non posso spiegare nell’“ora delle emozioni” la paura; la paura la provo più volte al giorno, posso solo aiutare il bambino a comprendere che la paura non è qualcosa che prova solo lui (questo non è affatto scontato) ma che tutti possono avere paura, che quella cosa lì che ti fa battere il cuore e ti fa sudare si chiama paura (dando il nome a quell’emozione la faccio sentire meno lontana). Ma come fare ad avvicinare i bambini a queste emozioni senza parlargliene? Noi crediamo sia più facile comprendere la vita attraverso le storie, non attraverso spiegazioni.
Cosa è più utile, secondo voi, un discorso infinito sul bullismo, fatto anche da ottimi specialisti, o raccontare loro le storie dei cavalieri della tavola rotonda, le loro avventure, la loro onestà e i loro valori? Quando fanno i bulli lo sanno da soli che stanno facendo una cosa sbagliata, ma in quel comportamento esi si sentono forti, e furbi. Andare contro il bullismo è aiutare i giovanissimi a vedere quali sono i veri “furbi”, i veri “forti”. In tutti questi libri, infatti, si è portati a stare dalla parte del bene, e chi fa del male non passa come il furbo bensì come il “vigliacco”. La lealtà, che non è nei nostri testi intesa come omertà, viene infatti valorizzata e posta come un valore condiviso.
Riassumendo possiamo dire che la scelta del libro fondativo come testo di lettura dell’anno scolastico è dovuta a questi due motivi: essere facilitatore didattico (sicuramente poi ogni classe affronta la lettura del libro in modo diverso a seconda dell’età, e “usando” il libro per scopi didattici diversi. Le maestre scelgono edizioni diverse a seconda delle classi, in prima trascrivono i primi capitoli del testo in stampato maiuscolo, per poi arrivare agli ultimi capitoli con lo stampato minuscolo); e momento educativo (come dice Papa Francesco, “Una buona storia nutre la vita”).
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