Come network “Ditelo sui tetti” abbiamo partecipato con grato entusiasmo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico il 16 settembre 2024 a Cagliari, alla presenza del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ci è sembrato che più che in passato si siano affrontati temi che riteniamo centrali per un proficuo lavoro nel mondo educativo.



È stato confortante ascoltare dalle parole del ministro che “il baricentro di tutto il sistema scolastico deve sempre essere la persona dello studente, inteso nella molteplicità di inclinazioni, talenti che ciascuno possiede e che la scuola costituzionale deve far emergere. La scuola ha il compito di custodire il valore della persona, insegnando la cultura del rispetto, la bellezza del saper incontrare l’altro con il sorriso, come antidoto al bullismo e all’atrofia esistenziale”.



L’ideale indicato dal ministro è stato documentato in modo originale e nuovo da consonanti interventi di numerose personalità che si sono succedute nell’evento, le quali hanno messo al centro la fragilità umana come dato da accettare e valorizzare, come spinta all’educazione di sé verso una domanda di verità. Forse l’efficientismo e con esso gli esiti relativisti e nichilisti che alimentano anche il disagio giovanile stanno ormai mostrando tutta la non corrispondenza all’umano, a un “umano tutto intero” (K. Wojtyła), che non deve rifiutare il proprio limite come invece impone il mantra individualista. Questo è stato il sorprendente livello posto da inattesi contenuti espressi davanti agli studenti, ad esempio, dal brillante attore Pierpaolo Sponton: “Nella vita si fallisce. Ma ci vogliono raccontare che non abbiamo più il tempo di sbagliare, di rinunciare alla perfezione”. O dal genio di Giovanni Allevi: “La società ci chiede successo, di non aver fragilità. Ma questo fa crescere l’ansia nel nostro cuore. Dobbiamo tornare ad ascoltare una voce interiore più profonda che troviamo dentro di noi, il daimon di Platone, e allora si può affacciare la speranza della felicità”.



Sorprende l’affinità di queste frasi con quanto dichiarato pochi giorni fa dal campione Jannik Sinner, che spiegando perché avesse scelto il tennis rispetto allo sci, malgrado fosse migliore come sciatore che come tennista, afferma: “Ho cambiato sport perché nello sci se commetti un errore non puoi più vincere. Nel tennis invece puoi fare un sacco di errori, devi solo accettarli e provare ad andare avanti”. È importante che i giovani ascoltino messaggi come questi, in cui è evidente che essere campioni non equivale ad essere perfetti, ma è il frutto di un percorso fatto di impegno, passione, dedizione, sacrificio (in senso etimologico), accettazione di sé e dei propri limiti, senza per questo rinunciare a migliorarsi. È una strada per tutti, ciascuno nel proprio ambito di elezione, e la scuola può essere la migliore palestra, perché è il luogo in cui adulti educanti sono chiamati ad aiutare i giovani ad esprimere ciò che hanno in potenza, esercitando un’azione maieutica, che accompagnerà i ragazzi alla vita adulta.

Per questo, il ministro è potuto arrivare esplicitamente a porre una suggestiva prospettiva antropologica che investe la mission stessa della scuola: “La persona non va mai ridotta a individuo atomizzato, a monade tra altre monadi, ma è essere relazionale, essere con gli altri, il concetto di persona è molto più profondo e articolato rispetto al semplice concetto di individuo”.

Il presidente Mattarella, infine, ha saputo, declinare ulteriormente la rifondazione di una leva educativa che sappia concretamente rimettere al centro la persona di ogni studente, in particolare sottolineando che “la scuola può molto, ma non può tutto ed è fondamentale la partecipazione delle famiglie al processo educativo”, acutamente notando segnali dai quali dedurre, invece, che il patto tra scuola e famiglia risulta sovente incrinato, cosicché “occorre ricostruirlo ovunque. Con pazienza e fiducia”.

Come network di associazioni intendiamo prendere sul serio il fondamentale pungolo che viene dal Capo dello Stato, in particolare lavorando in favore della libertà di scelta educativa e della costruzione di un nuovo patto tra scuola e famiglia, che rifondi un rapporto effettivamente oramai logoro e datato, per dare fiato ad una nuova vivacità di relazioni e alleanze, che sappiano guardare il singolo studente come centrale per tutta la comunità educante.

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