La bella estate degli studenti. Se tre mesi di vacanza sono troppi, l’alternativa non è chiuderli nei fatiscenti edifici scolastici. L’incipit del primo romanzo breve La bella estate di Cesare Pavese ci riporta alle lunghe stagioni estive dove “tutto era così bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all’improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare camminare fino ai prati e fin dietro le colline. – Siete sane, siete giovani, – dicevano, – siete ragazze, non avete pensieri, si capisce”. E capitava che si piangesse “perché dormire era una stupidaggine e rubava tempo all’allegria”.
Dunque le vacanze degli studenti sono troppo lunghe e mettono in difficoltà i genitori che lavorano. Allora che si propone di bello? Tutti a scuola anche un po’ d’estate. La prima domanda che sorge spontanea è: avete mai visitato o vissuto qualche giornata in un edificio scolastico di una scuola italiana? Il XXIII report Ecosistema scuola di Legambiente, pubblicato pochi mesi fa, rende una fotografia impietosa della situazione. Come ha commentato Il Sole 24 Ore, le scuole italiane sono in ritardo cronico su riqualificazione edilizia e servizi scolastici. Il sistema fa fatica a “mettere a terra” le risorse del PNRR: più del 40% degli interventi sono bloccati nella fase iniziale del progetto. E poi ancora persistono i divari tra le diverse aree del Paese, con i maggiori ritardi che si registrano al Sud, dove una scuola su tre necessita di interventi urgenti di manutenzione e negli ultimi cinque anni non sono state costruite nuove scuole.
Lo scenario è quello, soprattutto, di un Meridione nel quale i servizi scolastici sono poco garantiti nonostante rappresentino una parte importante per la crescita, la socialità e l’inclusione tra i ragazzi. Il tempo pieno è praticato mediamente solo nel 20% delle scuole del Sud e delle Isole, contro una media del 35% nel Centro Nord. Grandi assenti anche le palestre e gli impianti sportivi.
In questa situazione alquanto disastrosa, il ministro dell’Istruzione ha approvato l’11 aprile scorso il decreto “Piano Estate” che prevede un fondo di 400 milioni di euro alle scuole, per tenerle aperte tra giugno e settembre con attività ricreative, sport, laboratori o attività di potenziamento, in modo da aiutare mamme e papà che non hanno tre mesi di ferie.
L’obiettivo è quello di fare della scuola un punto di riferimento per gli studenti durante tutto l’anno, non solo durante il periodo scolastico. I 400 milioni fanno capo al Programma nazionale “Scuola e competenze 2021-2027” per sostenere, in generale, tutte quelle iniziative che favoriscono l’aggregazione, l’inclusione e la socialità. Inoltre, per i progetti estivi, le scuole potranno attingere anche ai 750 milioni del PNRR per il contrasto alla dispersione scolastica e ai 600 milioni sempre del PNRR per azioni di potenziamento delle competenze STEM. Le scuole potranno arricchire l’offerta del Piano Estate attraverso collaborazioni con gli enti locali, le università, le associazioni sportive, in modo da creare una rete di alleanze per il territorio che supporti la scuola nel suo ruolo educativo e sociale. Insomma, un’altra montagna di risorse per continuare a fare quello che già si fa (inutilmente nella maggior parte dei casi, visti i risultati) nell’arco dell’anno scolastico.
Le scuole dimostrano sempre grande capacità di spesa nei progetti formativi e quasi nulla nei progetti per la riqualificazione degli edifici scolastici. Il problema, però, non è solo strutturale, ma soprattutto umano ed educativo. Come scriveva Pavese, i giovani, nelle lunghe notti estive, attendevano che qualcosa succedesse, altrimenti, come scrive nei Mari del Sud, “il sole si levava che il giorno era già morto per loro”.
Le vacanze non sono uno stacco da sé stessi, ma un’occasione per andare ancora di più a fondo di quello che uno vive. Perché è lì, nel tempo libero, che si capisce cosa uno vuole veramente. Lo diceva don Giussani che delle vacanze estive faceva un avvenimento di vita per migliaia di giovani e adulti (come accade ancora oggi): “Il tempo libero è il tempo in cui uno non è obbligato a fare niente, non c’è qualcosa che si è obbligati a fare, il tempo libero è tempo libero. Quello che una persona – giovane o adulto – veramente vuole lo capisco non dal lavoro, dallo studio, cioè da ciò che è obbligato a fare, dalle convenienze o dalle necessità sociali, ma da come usa il suo tempo libero. La vacanza è il tempo più nobile dell’anno, perché è il momento in cui uno si impegna come vuole col valore che riconosce prevalente nella sua vita oppure non si impegna affatto con niente”.
In Italia ci sono migliaia di realtà, di qualsiasi estrazione culturale o religiosa, che si dedicano all’educazione dei giovani, soprattutto nei mesi estivi. Sono quelle “formazioni sociali” in cui si “svolge la personalità” di cui parla l’art. 2 della Costituzione. Se è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli, non per questo bisogna abbandonarli in fatiscenti edifici scolastici in balia di inutili e dannosi progetti. Che ci sia l’estate per i nostri studenti, una compagnia umana e che sia bella.
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