“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’ antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole”. È inusuale che sia una circolare del ministero dell’Istruzione a far vibrare nella memoria il celebre incipit pascoliano dell’Aquilone.
Firmata alla fine di aprile, la circolare in questione reca per oggetto “Piano scuola estate 2021. Un ponte per il nuovo inizio”. Un progetto che prevede per la prossima estate il ritorno a scuola. Stanziamento di 520 milioni di euro, con una quota anche per le scuole paritarie. Frequenza offerta a tutti, dalla scuola dell’infanzia fino all’ultimo anno delle superiori.
Il progetto prevede tre fasi. La prima, da svolgersi in giugno dopo gli scrutini, consiste in un “rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali”. È in sostanza un’attività di recupero delle lacune, con l’attenzione rivolta ad alcune discipline di base (italiano, matematica e inglese per le medie). La seconda fase, riguardante luglio e agosto, aggiunge alle competenze disciplinari il rinforzo e potenziamento “della socialità”. Qui, in sinergia con le risorse del territorio, si potranno realizzare attività laboratoriali di musica, arte, creatività, sport, ambiente, tecnologie digitali. La terza fase infine, a settembre, prima dell’inizio delle lezioni, si caratterizza come “intro al nuovo anno scolastico”, mettendo in atto attività di sportello, di ascolto e di tutoraggio.
Questo, in estrema sintesi, il contenuto del Piano estate, che prevede l’adesione di studenti e docenti unicamente su base volontaria, per cui i docenti che aderiranno godranno di una retribuzione ad hoc. La libertà dell’adesione cancella già molte possibili obiezioni e ci permette di guardare con realismo ad alcuni fattori che rappresentano a mio avviso i punti di forza della circolare, i segnali della novità, il profumo delle viole presagio di primavera.
Mai come quest’anno è evidente che il lavoro scolastico, i tempi reali di lezione e di frequenza, gli apprendimenti sono stati profondamente differenziati. Le condizioni logistiche, sociali, economiche, hanno fatto la differenza. “Si sono esacerbate le differenze – dice la circolare – e l’impatto sugli studenti in termini di apprendimenti e fragilità”.
La consapevolezza operativa di queste differenze è ben presente a chi ha redatto il Piano estate. Si sottolinea e si raccomanda infatti “che le attività siano ancorate a ciò che si è fatto”. Si usa un linguaggio carico di esperienza e di vita vissuta: “ricucire”, “rammendare”, “gettare un ponte”. E tutto questo viene definito “cornice di senso”. Incredibile! Il senso non viene relegato a qualcosa di remoto e di astratto, ma è “il nesso fra gli apprendimenti e la propria esistenza, fra lo studio e ciò che è accaduto”.
Ma andiamo avanti a scoprire il profumo delle viole. Le differenze esistenti esigono approcci di contenuti, metodi e strumenti differenziati. E per fare questo le scuole devono “esercitare l’autonomia didattica ed organizzativa loro attribuita”.
La valorizzazione delle autonomie non è certo una novità, risale ad alcuni decenni fa ed è articolata nel Regolamento 8 marzo 1999, n. 275, ma è sempre stata scarsamente vincente sulle ataviche tentazioni centralistiche. Questo Piano estate, viceversa, la rimette al centro e ne fa il soggetto capace di coinvolgere “altri mondi, del lavoro, delle professioni, del volontariato”.
Sarebbe paradossale, ma potrebbe accadere che proprio questa apertura a nuove dinamiche formative e relazionali ci portasse a riconoscere e favorire l’incremento delle character skills, quelle competenze non cognitive, ma legate alla personalità, come apertura mentale, capacità di risolvere problemi e collaborare con altri, spirito di iniziativa, coscienziosità e senso di responsabilità. Tutti fattori che anche studi recenti (Viaggio nelle character skills, a cura di G. Chiosso, A.M. Poggi e G. Vittadini, Il Mulino 2021) hanno dimostrato essere fondamentali sia nell’apprendimento che nel lavoro. La circolare ministeriale adombra anche questo tipo di competenze, quando parla di “apprendimenti informali” che la scuola ha il compito di ricollegare a “quelli formali”.
Siamo di fronte a un Piano che ha l’odore della novità possibile e che ha già suscitato dibattito. Sondaggi che documentano un’altissima percentuale di docenti e di studenti contraria al ritorno a scuola nei mesi estivi. Ma anche tanti docenti e presidi che colgono il positivo possibile che c’è in questo tentativo di “nuovo inizio”, come lo definisce la circolare.
Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, ha recentemente dichiarato che si tratta di “un investimento importante in fiducia e partecipazione. Purché non si confondano i piani: l’attività formativa non sarà di tipo tradizionale. Non certo lezioni in senso classico, ma moduli e laboratori”.
La partita è aperta, per tutti: studenti, insegnanti, famiglie. Facciamo il tifo perché a vincere sia uno sguardo positivo che sa cogliere la realtà di fondi stanziati, di opportunità fruibili, di autonomia e libertà sperimentabili. Uno sguardo preoccupato del disagio e della domanda dei nostri bambini e dei nostri ragazzi che hanno bisogno di vedere adulti impegnati con la realtà e tesi a costruire.
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