Ancora sotto i riflettori la scuola di Pioltello, in provincia di Milano, l’Istituto Comprensivo ‘Iqbal Masih’. Solo un mese fa aveva fatto discutere la chiusura delle attività didattiche il 10 aprile per Ramadan, per andare incontro agli studenti di fede islamica. E ora sta creando malcontento, come riporta Libero, la decisione di non chiudere la scuola in occasione della festa del 1 maggio, che in realtà non avrebbe nessun collegamento di tipo religioso cattolico.
Va sottolineato come ciascuna scuola abbia piena autonomia nella definizione del calendario scolastico, le cui giornate di chiusura sono stabilite preventivamente tramite decisione presa in sede di Consiglio d’Istituto. La decisione della chiusura per Ramadan era stata presa, a detta della preside della scuola di Pioltello, per evitare troppe defezioni nelle classi. Il calendario scolastico prima dell’introduzione di questa chiusura, rivista nella nuova delibera di marzo, prevedeva però il ponte nei giorni del 29 e 30 aprile, lasciando invece aperta la scuola al 1 maggio. Ne è seguito il malcontento dei genitori, contrari allo stop delle lezioni a cui i figli sono stati obbligati, a seguito anche dell’assenza dei docenti.
CASO PIOLTELLO, UNA SCUSA PER PARLARE DI INCLUSIONE?
La vicenda ha portato un gruppo di genitori a scrivere al provveditorato regionale, al Ministro Valditara e al dirigente scolastico per avere spiegazioni. Il dissenso delle mamme intervistate da Libero si è incentrato sulla perdita delle ore di lezione e su un programma didattico che, con queste chiusure, viene rallentato.
Ma il tema che non poteva essere trascurato è poi quello dell‘inclusione. Secondo i genitori degli studenti della scuola di Pioltello si sta abusando di una necessità di voler tutelare la religione di tutti a scapito però di una maggioranza di fede e cultura diverse. E a scapito di una continuità didattica che viene di continuo lesa con le modifiche che sono state apportate al calendario scolastico. Di non poco conto sembrano poi essere le ripercussioni psicologiche che stanno subendo gli alunni, in nome di un’integrazione che in realtà sembra voler essere imposta con prepotenza, a nulla interessando invece l’equilibrio psico-fisico e didattico dell’intera composizione delle classi.