LA SCUOLA ‘IQBAL MASIH” DI PIOLTELLO CHIUDE ANCHE PER RAMADAN 2025: RIESPLODE LA POLEMICA A MILANO

Da Pioltello allo Ius scholae, passando per una polemica politica che è in realtà una più profonda vicenda sociale e culturale: porta in dote tutto questo il caso della scuola di Pioltello che permettendo la chiusura per Ramadan lo scorso anno scatenò un enorme vespaio appena “rinfocolato” alla vigilia del nuovo anno scolastico. «È una scelta realistica e di buon senso»: così si giustifica la direzione della scuola “Iqbal Masih” di Pioltello appena pochi mesi dopo le polemiche politiche per la chiusura delle classi durante il Ramadan islamico. Ebbene, di polemica ancora sentiremo parlare in quanto la chiusura dell’intero istituto scolastico è stata confermata anche per il Ramadan del 2025, con il 31 marzo come data scelta per lo stop alle lezioni in quanto più vicina all’ultimo giorno di festività musulmana il prossimo anno.



«L’orientamento è chiaro, le date sono queste. I verbali, quando saranno pubblicati, le dettaglieranno», spiegano della scuola di Pioltello diretta dal preside Alessandro Fanfoni e dedicata al bambino pachistano “simbolo” della lotta al lavoro infantile. A sostegno della decisione presa in questi ultimi due calendari scolastici dalla scuola di Pioltello si schiera ancora la sindaca Ivonne Cosciotti che all’Agenzia LaPresse arriva ad invitare il Ministro dell’Istruzione per vedere da vicino la bontà del progetto di integrazione presente al limitare di Milano: «La scelta di tenere chiusa la scuola è in linea con lo scorso anno, una decisione presa all’unanimità dal Consiglio d’Istituto». L’intera comunità di Pioltello assieme alla scuola invitano per questo Giuseppe Valditara nei prossimi mesi affinché «Venga a vedere con i suoi occhi, e non solo tramite ispettori, come si lavora qui».



SARDONE (LEGA) ATTACCA LA SCELTA DELLA SCUOLA DI PIOLTELLO: “È BUONISMO OTTUSO E ISLAMIZZAZIONE”

La scelta di tenere la scuola chiusa per il Ramadan aveva portato prima una forte contestazione da parte delle famiglie di bambini non musulmani che ritenevano insensato il prevalere dei usanze e fedi non attinenti alla storia e cultura italiana. Se è vero infatti che la scuola di Pioltello resta una delle più numerose frequentazioni di alunni stranieri della zona (quasi il 50% degli iscritti), il programma e il calendario scolastico prevede festività già definite e non legate alle celebrazioni islamiche. Di contro, la scuola sfrutta l’autonomia nel calendario su alcuni giorni “cuscinetto” da poter dislocare durante l’anno e dunque ha ritenuto di fissare la chiusura in prossimità del Ramadan dato che molte famiglie provengono da Egitto, Pakistan e Marocco e fanno ritorno in patria durante la fine del digiuno sacro.



Quando esplose la polemica politica lo scorso marzo per la decisione di chiudere per Ramadan la “Iqbal Masih”, il Ministro in quota Lega Valditara annunciava l’intenzione di recarsi in visita nei mesi futuri alla scuola di Pioltello spiegando come da tempo quell’istituto fosse monitorato per consentire di investire risorse e potenziamento «soprattutto in quelle materie, come l’italiano, che è uno strumento di inclusione forte». Dal Carroccio ora arriva una forte contestazione da parte dell’europarlamentare milanese Silvia Sardone che ritiene la decisione della scuola un pessimo esempio di integrazione: «Una scelta sbagliata perché impone un’integrazione al contrario costringendo tutti gli studenti, anche di fedi diverse, a stare a casa per una festa religiosa che non ci appartiene». Secondo la politica della Lega, quella di Pioltello è un ulteriore esempio di «islamizzazione delle nostre scuole» e dovrebbe prevedere un immediato intervento dello Stato per garantire che scelte «figlie di un buonismo ottuso» non compromettano una buona integrazione civile. La posizione durissima di Sardone lega poi il caso di Pioltello alla polemica contro lo Ius scholae: «se la scuola invece di integrare insegna a dimenticare la nostra cultura a favore di altre religioni non aiuta un percorso coerente con i nostri valori verso la cittadinanza».