Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha deciso di dare più peso ai voti in condotta a scuola dopo quello che è accaduto a Rovigo, dove due studenti sono stati promossi a pieni voti sebbene avessero colpito ripetutamente con delle palline un’insegnante. L’esponente del Governo di Giorgia Meloni ha imposto un dietrofront e ha emanato una riforma per contrastare il bullismo e la violenza nelle aule.



La rivisitazione delle norme prevede innanzitutto che il voto in condotta si basi sul comportamento di tutto l’anno scolastico. Gli alunni che al termine di quest’ultimo avranno un giudizio pari al 6 dovranno studiare educazione civica in estate e svolgere un esame di riparazione a settembre, proprio come avviene con il tradizionale debito nelle altre materie. Nel caso in cui il giudizio sia inferiore al 6, invece, sarà automatica la bocciatura. Quest’ultimo scenario si verificherà in presenza di azioni che costituiscano gravi e reiterate violazioni del Regolamento di Istituto. Prima di adesso, invece, ciò accadeva esclusivamente in caso di gravi atti di violenza o di commissione di reati.



Scuola, più peso a voti in condotta: 80% è d’accordo. Il sondaggio

La riforma emanata da Giuseppe Valditara, che dà più peso ai voti in condotta, secondo un sondaggio condotto dalla rivista specializzata La tecnica della scuola, è stato apprezzato dall’80% dei professori e delle famiglie degli studenti. Il campione preso in considerazione è stato di 2 mila adulti. Il consenso è stato estremamente ampio, sebbene qualcuno abbia manifestato delle perplessità. In particolare, queste ultime sono state espresse in relazione alle modalità di verifica dell’adempimento del debito con un esame avente ad oggetto i valori costituzionali e i valori di cittadinanza. I docenti in particolare sono preoccupati per la possibilità che ci sia un aumento del carico di lavoro.



Dei dubbi, inoltre, riguardano le norme sulle sospensioni, che prevedono un impegno nei servizi sociali. Il 4,1% dei professori e il 3,6% dei genitori ritiene che l’allontanamento dalla classe non sia idoneo, mentre il 10,1% dei docenti e il 5,7% delle famiglie si domanda a chi spetterà il controllo degli studenti durante queste attività.