“Che cosa dovrebbe fare o dovrebbe essere un maestro? Un maestro è una terra di passaggio. Viene calpestata e assorbita per la propria personale crescita. È uno specchio riflettente: un maestro permette di vedere con altri occhi; scoprire che un albero può diventare viola, se io lo posso dire con parole che non appartengono solo a me, luminose nel loro amore nel dono di dare voce a chi, evocato dal mio sguardo, mi risponderà”. Sono parole del maestro di scuola primaria e poeta Sebastiano Aglieco. Parole che si possono ascoltare grazie all’inserimento di alcuni estratti audio e video nel suo ultimo libro, Cuore Matto (Kaba Edizioni, 2023). E sono parole che mi piacerebbe trovare in qualche documento di programmazione, in qualche testo di indicazioni curricolari nazionali o d’istituto, in qualche pagina di PdP o Pei o Pai. Ma cercheremmo invano.



Insieme a un brano musicale originale composto da Alberto Napolitano ed eseguito con Leonardo Sbaffi e Cristina Campi; insieme alle voci degli alunni e delle alunne di Aglieco; insieme al video che racconta l’Albero viola, una delle esperienze didattiche del maestro, queste parole accompagnano i testi che compongono questo piccolo libretto nato dal desiderio di raccontare e condividere la passione di crescere e di insegnare. Così lo racconta Aglieco: “Questi piccoli cuori di una classe seconda (della scuola primaria, ndr) si sono esercitati con l’aiuto del loro maestro a diventare POETICI: voci che ascoltano le cose lontane e le cose vicine, imparano a metterle insieme, a cercare le parole che non si vedono e non si sentono. La scuola è il luogo in cui i bambini DEVONO imparare a parlare la lingua della poesia. Per far vibrare le corde della loro sensibilità. Per sapere che cosa si prova quando il cuore batte forte: CUORE MATTO. Il resto è la necessità dei programmi dello Stato”.



Che cosa ha proposto il maestro? Di leggere alcuni testi di Tagore e di Emily Dickinson che poi i bambini si sono esercitati a variare, testi in cui hanno sentito consonanze e divergenze. Hanno scritto “come” i poeti, hanno scritto impossessandosi di quel “come” facendolo diventare un’arma per aprirsi alla complessità e alla bellezza delle cose. Perché è solo attraverso la parola magica “come” che la scrittura diventa altra cosa rispetto a quello che solitamente è, cioè denotazione. Ma come dice Aglieco, “poca cosa sarebbe questo lavoro se scrivere poesie non costituisse un esercizio di sensibilità e di sguardo. Queste infatti, non sono propriamente poesie, ma strumenti per imparare a guardare il mondo con gli occhi chiusi che nascondiamo dentro la nostra testa”.



Il libro è diviso in piccole sezioni, ciascuna delle quali riporta i testi dei bambini e delle bambine, introdotti dalle parole del maestro che hanno la funzione di stimolo e riflessione, di un primo rendersi conto da dove venga la scrittura. Ma talvolta sono anche riflessioni per gli adulti. La sezione Cuore, mio cuore è preceduta per esempio da questa breve annotazione: “Di quale cuore parlare? Del vostro, del mio, o del grande cuore del mondo? Ma senza sentire le pulsazioni del vostro cuore non potreste sentire quelle del grande cuore del mondo. Allora, ditemi: di quale cuore parlate?” E i bambini si aprono e si raccontano. Che cosa è accaduto? Che hanno ascoltato le parole di un altro, che si sono riconosciuti, hanno preso le sue parole e le hanno restituite con i colori della loro vita, del loro cuore. E ora sono loro che parlano e sono in comunione, sono un coro.

Dice ancora Aglieco in una delle sue introduzioni: “Ecco cosa vuol dire leggere poesie ai bambini: permettere loro di vibrare nelle parole degli altri. Riconoscersi. Portare il testo fuori da se stesso verso la necessità degli altri, del lettore. E le necessità del lettore sono le stesse necessità del testo… E che cos’è questo scrivere se non musica, musica che cerca una sua forma, una sua armonia? Un sentire attraverso le parole, un ascolto del proprio cuore, del cuore degli altri e del mondo?… Guarda, ascolta, tocca, mangia, annusa. AMA. Ora amate scrivere… Ecco: forse scrivere vuol dire semplicemente imparare ad amare”.

E così recita il testo di una delle bambine che chiude il libro: “Per me la poesia è un’emozione che abita nel sangue perché, quando scrivo, mi sento come un libro addosso… La poesia mi fa diventare radiosa”. Certamente l’aggettivo radioso non comparirà negli obiettivi, nelle finalità, o tra i descrittori delle competenze e abilità di tutte le programmazioni scritte, copiate, incollate per la scuola primaria. Ma quale maestro non vorrebbe per sé e per i suoi bambini che si arrivasse lì? Ci vuole davvero un Cuore matto, matto da legare – come recitava la canzone di Little Tony – per pensare e credere a una scuola fatta così, fatta per e da uomini e bambini che crescono? Non è questa la scuola vera? E ce la insegnano ancora i poeti.

Cuore Matto di Sebastiano Aglieco verrà presentato sabato 2 marzo alle 17:30 nella Mediateca di via Cavour 8, Imbersago (LC).

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