Proseguono i “Pomeriggi maturandi” organizzati dall’associazione Portofranco di Milano. Lunedì 25 gennaio, in Zoom, alla presenza di circa mille studenti è intervenuto Davide Prosperi, professore ordinario di biochimica all’Università degli Studi di Milano Bicocca. Prosperi, in un momento storico in cui l’emergenza sanitaria sembra aver messo in crisi le certezze scientifiche su cui poggia la modernità, si è confrontato con alcune domande che tutti gli studenti oggi si pongono: che cos’è la scienza e che cosa ci si può aspettare dalla sua ricerca oggi?
Prosperi ha iniziato facendo presente che oggi vi sono due approcci sperimentali differenti, che per il momento procedono in parallelo: il primo si basa sull’osservazione della realtà e sul tentativo di comprenderne i fondamenti per interagire attivamente con essa, il secondo focalizza l’attenzione su modelli matematici in grado di riprodurre i caratteri del fenomeno stesso nel suo insieme, non necessitando quindi di una conoscenza puntuale degli elementi essenziali del fenomeno stesso.
In riferimento a questa prima osservazione il relatore ha sostenuto che ciò che differenzia la ragione dalla macchina non è il ragionamento, ma la capacità di osservare, di immedesimarsi e quindi di “amare” l’oggetto che ha davanti. A tale riguardo ha continuato citando una frase del medico e biologo francese Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina nel 1912, pubblicata in Riflessioni sulla condotta della vita: “Molto ragionamento e poca osservazione conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”.
Prosperi ha messo in evidenza che oggi i pilastri della ricerca scientifica contemporanea sono il rigore metodologico, la riproducibilità del dato, la sua vocazione applicativa, e soprattutto la specializzazione del sapere.
Ha poi indicato quello che è il suo approccio personale alla ricerca: come scienziato crede nell’utilità del progresso delle conoscenze scientifiche, ma allo stesso tempo di fa parte di quegli scienziati che hanno una concezione un po’ ironica della scienza, un po’ nella direzione di Albert Einstein che affermava: “Io non sono positivista. Il positivismo stabilisce che quanto non può essere osservato non esiste. Questa concezione è scientificamente insostenibile, perché è impossibile fare affermazioni valide su ciò che uno ‘può’ o ‘non può’ osservare. Uno dovrebbe dire: ‘Solo ciò che noi osserviamo esiste’: il che è ovviamente falso”.
Interessante è stata questa proposta di una complessità dell’approccio scientifico come le molte domande degli studenti hanno poi evidenziato: è il segno di una visione reale e non ideologica della ricerca scientifica.
Il relatore ha documentato questo facendo riferimento a diversi approcci scientifici che stanno tornando ad una visione olistica che superi l’eccessiva specializzazione e settorializzazione. Ha fatto l’esempio delle scienze biologiche e della biologia dei sistemi e su un altro versante dell’economia sostenibile.
La strada è aperta per sviluppare un approccio scientifico basato non più solamente sull’avanzamento della conoscenza specialistica, ma piuttosto sulla visione complessiva di un fenomeno nel suo insieme. Per fare questo occorre un impegno significativo in termini di innovazione tecnologica.
Prosperi si è chiesto in che senso parlare oggi di tecnologie e di quali tecnologie si abbia bisogno per proseguire sulla strada intrapresa.
Per analizzare la questione ha detto che la tecnologia sta progressivamente sostituendo o si sta identificando con la scienza in quanto tale, nel senso che non è più un mero strumento per favorire l’avanzamento della conoscenza dei fenomeni. Interessante la sua osservazione sul fatto che oggi il criterio di utilità si stia affiancando a quello della ricerca fine a se stessa.
Oggi lo sviluppo delle nuove tecnologie riguarda diversi settori, dall’elettronica al digitale, ma la questione è sempre quella se la tecnologia sia il mezzo o il fine, una domanda che è quanto mai aperta.
Prosperi si è poi soffermato sull’intelligenza artificiale, una tecnologia informatica che rivoluziona il modo con cui l’uomo interagisce con la macchina, e le macchine tra di loro. L’analisi dell’intelligenza artificiale e il fatto che l’uomo oggi diventa sempre più prodotto di algoritmi che imparano a conoscerlo dai suoi interessi e conoscendolo lo condizionano, orientando le sue scelte, suggerendogli quello che potrebbe interessargli, ha portato il relatore a porre una questione fondamentale ai presenti, che è poi la questione di tutta la generazione di cui fanno parte. Essa sarà chiamata a tentare di rispondere positivamente e coraggiosamente a questa domanda: noi uomini siamo condannati a diventare schiavi dell’intelligenza artificiale o ci sono altre vie?
Per rispondere, ha detto, bisogna partire dal dato, cioè dalla tradizione. A questo punto l’affronto della questione è continuato attraverso un interessante percorso sia sintetico sia critico della storia della scienza, mostrando il valore di ogni momento dal mondo greco fino alla concezione attuale. Facendo questo percorso sulle tracce della scienza Prosperi si è soffermato sulla nascita della scienza moderna e ha evidenziato il contributo estremamente importante dato da Copernico, Keplero, Galileo e Newton nell’arrivare ad una scienza il cui principio di fondo è quello della verifica sperimentale.
L’ affermazione del metodo scientifico moderno ha portato a considerare negativamente il passato, sia le concezioni aristotelico-tolemaiche sia il mondo medioevale. Determinismo e meccanicismo diventarono determinanti nel mondo scientifico finché Heisenberg, Bohr e Darwin in modi e in campi diversi li misero in discussione.
Nel 1900 Planck introduce il quanto di energia per risolvere il problema del “corpo nero”. Lui però non ne era convinto, fu Einstein a dimostrare che Planck aveva introdotto un principio che rivoluzionerà la fisica.
A questo punto sono stati evidenziati i passaggi presenti dentro il percorso scientifico contemporaneo che avranno in Einstein il perno centrale: in questo senso se Einstein nelle sue ricerche si baserà su ragionamenti matematici e analisi razionali compiuti a tavolino, Popper mostrerà che in campo scientifico vale il metodo della falsificazione più che quello della verifica.
Prosperi ha così notato il paradosso che si presenta nella storia della scienza: le conoscenze sono cresciute ma nello stesso tempo al posto di un approccio positivo nella ricerca prende forma un’ipotesi di partenza negativa e la scienza corre il rischio di abbandonare la sua tensione di ricerca per ridursi ad utilitarismo. L’intervento si è concluso con una sfida rivolta a tutti i presenti, se possa esistere una vera utilità per l’uomo di ogni tempo senza nesso autentico con la verità.
Molte sono state le domande provocate dalla relazione, alcune sono state poste e hanno riguardato il nodo del valore della scienza, sia riguardo alla sua struttura di fondo sia riguardo al rapporto con l’uomo. Prosperi rispondendo ha ribadito la tensione positiva che muove un vero lavoro di ricerca; questo fa della scienza un dinamismo di conoscenza che arricchisce l’umano.
Il primo incontro dei Pomeriggi maturandi è stato all’altezza dell’attesa, Prosperi ha offerto ai numerosi ragazzi e ragazze collegati non risposte o analisi preconfezionate, ma delle ipotesi da verificare dentro il lavoro di studio che li aspetta. Qui sta il fascino della preparazione agli esami di maturità, incontrare delle persone che lancino in un cammino di conoscenza.
(1 – continua)
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