Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti. Darwin, con questa celebre frase, illustra in maniera ineccepibile come qualsiasi essere vivente, per poter sopravvivere, debba necessariamente adattarsi all’ambiente. Alle sue variazioni e mutamenti. Questo vale, per analogia, anche per i sistemi sociali e, tra essi, le organizzazioni di ogni tipo.
Nell’ambito delle discipline del management, quando si introducono le relazioni tra impresa e ambiente, si descrive il contesto attuale come “Vuca”, acronimo che ne definisce la dimensione volatile, incerta, complessa e ambigua, descrivendone quindi la complessità. Durante le nostre lezioni (ovviamente virtuali!) abbiamo spiegato che la pandemia che stiamo vivendo è un caso esemplare di contesto Vuca.
Quale impatto stia tenendo la pandemia sui sistemi locali, nazionali e globali è evidente. Nulla sarà come prima. I modelli di gestione e di “sviluppo” finora considerati vincenti sono radicalmente messi in discussione. Si parla di New Normal, di una Nuova Normalità. Quale nuova normalità ci aspetta nell’ambito dell’istruzione e della formazione?
Le istituzioni educative di ogni livello e tipologia hanno vissuto una situazione di stress. Modelli educativi basati sulla presenzialità, per le ragioni che ben conosciamo, sono di fatto stati azzerati. Si è osservata una migrazione forzata e, spesso, frettolosa (e anche improvvisata) verso modalità telematiche per garantire il mantenimento del contatto tra discenti e docente. Per molte istituzioni educative, prima reticenti a includere “contenuti online” nelle relative proposte formative, non c’è stata alternativa. Dal panico, dallo scetticismo e dall’incertezza iniziale si è rapidamente realizzato di trovarsi tutti di fronte a un’enorme opportunità. Interi sistemi educativi hanno fatto di necessità virtù, e compiuto un salto improvviso e imprevisto verso una modernità che, finalmente, induce obbligatoriamente a un’integrazione tra trasmissione delle conoscenze (obiettivo dell’istruzione/formazione) e tecnologia.
La scuola italiana, se confrontata con altri paesi europei, credo abbia saputo adeguarsi meglio e con estrema rapidità e sposare un modello “online” che, nonostante abbia necessità di numerosi aggiustamenti e affinamenti, è “arrivato per restare”. Scuole, maestri e professori da un lato, studenti e famiglie dall’altro, hanno finora dimostrato come un nuovo modello educativo sia assolutamente sostenibile. La tecnologia disponibile consente di mantenere un certo livello di socializzazione nelle dinamiche d’aula e, inoltre, garantisce le implementazioni di sistemi affidabili di verifica dell’apprendimento. Dovremo, evidentemente, risolvere i problemi legati alla necessità di garantire un accesso universalizzato con disponibilità dei relativi mezzi tecnologici, oltre che a nuovi modelli di conciliazione famiglia-lavoro.
Una volta terminata l’emergenza sanitaria, probabilmente nascerà un modello misto, ibrido, che prevede un mix tra insegnamenti a distanza e altri in presenza, questi ultimi indispensabili così da garantire il soddisfacimento di una necessità primaria dell’essere umano: la socializzazione.
Lo stesso accadrà a livello di istruzione superiore e universitaria. Si parla già da qualche anno di formazione universitaria “blended” (traduzione testuale: miscelata), dove, mantenendo inalterati i contenuti, si riduce la presenzialità. Vi sono esempi di allineamento rapido in tutte le università italiane e altri di consolidamento come quelle della Campania, e con orgoglio cito esperienze avanzate nell’Università Parthenope, il cui corso di informatica nacque nel 2001 già in formato blended.
La Nuova Normalità spingerà le università, siano esse pubbliche o private, in formazione pre o post “experience” a prevedere un uso intensivo delle tecnologie più efficaci (pensiamo alle aule virtuali già in uso in diverse Business schools), per garantire formazione di alto impatto a distanza.
Supereremo tutti lo scetticismo iniziale, sta già accadendo. Discenti e docenti impareremo presto ad accettare, con risultati proficui, questi modelli formativi innovativi. La specie umana dimostrerà, ancora una volta, che Darwin aveva ragione. E si cercherà di non lasciare indietro nessuno in questo epocale cambiamento.