Dirigenti scolastici in prima linea per fronteggiare il rischio contagio da coronavirus e per garantire la tutela della salute del personale scolastico, dagli insegnanti agli alunni. Ma per poter assolvere questo compito i presidi hanno bisogno di indicazioni chiare e informazioni utili. Ecco perché, sabato 1° febbraio, Antonello Giannelli,  presidente nazionale dell’Anp (Associazione Nazionale Presidi) ha inviato una lettera al ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, chiedendole di “diramare al più presto delle indicazioni precise affinché le scuole adottino comportamenti corretti e omogenei su tutto il territorio nazionale e, al contempo, rassicurino le famiglie e il personale tutto”. Nei giorni seguenti, alcuni governatori di Regioni del Nord Italia hanno sollecitato il premier Giuseppe Conte a valutare l’ipotesi di mettere in quarantena i bambini e i giovani rientrati dalla Cina da meno di 14 giorni, evitando di mandarli subito in classe. Ma Conte ha respinto la richiesta: “Ci dobbiamo fidare delle autorità scolastiche e sanitarie, se ci dicono che non ci sono le condizioni per il provvedimento in discussione invito i governatori del Nord a fidarsi di chi ha specifica competenza”. Con Giannelli abbiamo provato a fare il punto della situazione per capire quali obblighi abbiano e quali accorgimenti debbano seguire i dirigenti scolastici per gestire questa fase di emergenza.



Sulla vicenda coronavirus, pochi giorni fa il premier Conte ha chiesto alle scuole di attenersi alle disposizioni vigenti. È possibile riassumerle? E a chi tocca emanarle?

Le disposizioni richiamate dal premier sono contenute nella circolare n. 3187 del 1° febbraio scorso emanata dal ministero della Salute e fatta propria dal ministero dell’Istruzione. Il documento, per garantire uniformità operativa sul territorio nazionale, riporta indicazioni per le scuole e le università in merito alla “gestione degli studenti e dei docenti di ritorno o in partenza verso aree affette della Cina”.



Che cosa prevede questa circolare?

La circolare distingue tre ambiti operativi: la gestione degli studenti universitari o di corsi equivalenti; la gestione degli alunni che frequentano i servizi educativi per l’infanzia, le scuole primarie e quelle secondarie; la questione dei viaggi di istruzione verso le aree interessate dalla diffusione del coronavirus.

Agli studenti che cosa si consiglia?

Per tutti gli studenti il ministero delinea le misure di igiene mirate a prevenire le comuni infezioni delle vie respiratorie. Per gli studenti rientrati dalla Cina nelle ultime due settimane o che sono venuti a conoscenza di avere effettuato un viaggio e/o di aver coabitato con un paziente affetto dal virus, entro un periodo di 14 giorni, la circolare prevede sia di dare attuazione a misure di igiene non specifiche come lavarsi le mani o coprire le vie aeree quando si tossisce e starnutisce, sia di attenersi a misure specifiche come usare mascherine, evitare contatti stretti e monitorare l’eventuale insorgenza di sintomi come tosse, febbre, difficoltà respiratorie in presenza dei quali occorre chiamare il numero telefonico 1500 o i centri regionali di riferimento.



E per gli altri?

Per gli studenti non rientranti nelle suddette casistiche valgono le misure di igiene non specifiche.

Tali indicazioni sono valide anche per i docenti?

Sì.

Che cosa deve fare concretamente un preside con professori, alunni e famiglie?

Sulla base di queste disposizioni il dirigente scolastico, con la collaborazione del personale docente e non docente, dovrà gestire e presidiare la situazione favorendo l’adozione di comportamenti che permettano di ridurre la possibilità di contaminazione con secrezioni delle vie aeree. Un’attività di informazione chiara ed esaustiva, da garantire sia con comunicazioni interne che con l’ausilio delle Asl territorialmente competenti, potrà essere rivolta agli studenti e alle loro famiglie. Una gestione imperniata su attenzione e precauzione fa sì che la scuola non solo crei un clima di fiducia e di rassicurazione nei confronti dell’utenza, ma ponga anche un argine a eventuali derive frutto di disinformazione e pregiudizio.

A inquietare le famiglie sono i possibili casi di portatori asintomatici. Ci sono particolari indicazioni per gestire questi casi?

Non sono state fornite indicazioni particolari su casi del genere, se non il richiamo alle comuni misure di igiene, non specifiche, ma atte a prevenire le comuni affezioni delle vie respiratorie.

Alcuni governatori di Regioni del Nord hanno chiesto al governo di intervenire, imponendo una sorta di quarantena agli alunni che tornano dalla Cina prima di farli rientrare in classe. Il premier Conte ha detto no, ribadendo che occorre fidarsi delle autorità sanitarie e scolastiche. Che ne pensa?

Non entriamo nel merito della questione. Ci atteniamo a quanto disposto dalla circolare ministeriale che, tra l’altro, prevede che le indicazioni a oggi fornite potranno essere modificate al variare della situazione epidemiologica.

Secondo lei, come è stata affrontata dal Miur e dal sistema scolastico questa prima fase dell’epidemia?

Il ministero dell’Istruzione ha recepito le indicazioni del ministero della Salute. Si tratta di misure suggerite dalla Direzione generale della Prevenzione sanitaria ovvero da chi, in questo ambito, è detentore delle specifiche competenze per poter fornire indicazioni. Il Miur si è, quindi, opportunamente attenuto a quanto suggerito dagli esperti.

E le scuole come hanno reagito?

Le scuole, dopo un primo momento di comprensibile difficoltà operativa ulteriormente acuita dalla diffusione di fake news, oggi sono in possesso degli strumenti per gestire con lucidità una situazione obiettivamente non semplice sia sul piano della prevenzione che su quello sociale, visti anche alcuni episodi di natura discriminatoria che i media hanno prontamente riportato.

(Marco Biscella)