Una fiaba, un filo d’erba, un baco, un fumetto. Ma anche lo sbarco sulla Luna, la matematica, la storia di Israele, il metodo scientifico. Tutto concorre a fare una “bella” scuola. A patto che la ricchezza di contenuti, la varietà degli spunti, le occasioni di studio non siano frammentate e disarticolate tra loro, bensì tenute insieme, come un mosaico di tessere lucenti, da un punto di sintesi: la ragione come unico soggetto conoscitivo nella costruzione dei saperi. Una scuola, cioè, è bella quando è realmente luogo di educazione, luogo dove – nella libertà di un incontro tra insegnanti e studenti – è anzitutto interpellata la ragione, l’autocoscienza dei giovani.
È quanto si prefiggono di offrire le scuole gestite dalla Fondazione Vasilij Grossman: tutto parte, si gioca, si implica nel rapporto con la persona, il punto più fragile ma nello stesso tempo il punto vittorioso, contro ogni riduzione schematica o ideologica della realtà. Scuole dove si sperimenta in ogni ora di lezione la passione alla persona e al suo rapporto – aperto, leale e carico di curiosità e ragione – con la realtà.
Scuole dove tutto questo si può toccare con mano, come avviene ogni anno in occasione degli Open day, che – per la scuola primaria e per la scuola secondaria di I grado, si terranno sabato 9 novembre, dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14.30 alle 16 – a Milano, nella storica sede in via Inganni 12.
Come da tradizione, per famiglie, ragazzi e territorio si tratta di un’opportunità preziosa di vedere, conoscere e incontrare la proposta educativa e scolastica, il tutto attraverso una serie di mostre realizzate insieme da studenti e docenti e gli incontri con presidi e direttori. Il lavoro dell’Open day, infatti, vede tutti implicati con attività, laboratori o mostre che possano far vedere il passo fatto dai bambini in questo primo periodo di scuola per classi parallele o che mostrino il percorso e il metodo utilizzato in verticale, coinvolgendo più classi.
Il programma della scuola primaria, per esempio, prevede sette mostre: «Una fiaba musicata» (le classi prime animeranno, assieme all’Accademia Ambrosiana, “Cappuccetto Rosso”, con la possibilità di conoscere alcuni strumenti musicali all’opera); «The miracle of transformation» (i bambini di seconda introdurranno al mondo dei bachi, presentando anche un libro letto in lingua inglese); «Sulle tracce della storia!» (partendo da quanto scoperto nell’uscita didattica ai Camuni, i bambini presenteranno quanto appreso sul metodo storico); «Nominare per conoscere» (le classi terza, quarta e quinta mostreranno perché l’uomo nel suo desiderio di conoscere ha avuto l’esigenza di nominare le cose); «Gulp… che fumetto!» (frutto di un lavoro svolto, nelle ore di italiano e di tecnologia, che ha portato alla realizzazione di vignette digitali).
Le classi quarte, invece, nella mostra «Leonardeschi: da un filo d’erba al mondo intero!» prevedono un’esposizione interdisciplinare di arte e scienze. Partendo dal lavoro di raccolta e osservazione di fiori e piante, i bambini sono arrivati a classificarli e a descriverli, attraverso dei ricchi erbari di classe. Parallelamente in arte, le classi si sono fatte guidare dal metodo del grande maestro Leonardo Da Vinci, che gli alunni hanno potuto conoscere visitando la sala delle Asse presso il Castello Sforzesco di Milano e ammirando i suoi originali disegni botanici. Come l’artista, anche i bambini hanno effettuato delle copie dal vero di fiori e si sono fatti ispirare da altri grandi artisti per giungere, ciascuno, alla realizzazione di un fiore sempre più “espressivo”.
Infine, l’attività «La matematica ci piace una cifra», preparata da una classe terza e da una classe quinta, ha l’intento di mettere in evidenza il cammino svolto nel quinquennio su cifre e numeri. Attraverso un gioco sulla falsariga del Monopoli, si porranno domande ai bambini relativamente alla quantità, al valore posizionale, al sistema decimale, all’importanza del numero zero. La modalità ludica scelta vuole mostrare il metodo della scuola, che attraverso il coinvolgimento operativo in esperienze dirette favorisce un processo di interiorizzazione e astrazione dei contenuti.
Molto articolato anche il programma delle 10 mostre che caratterizzano l’Open day della scuola secondaria di primo grado: «“Che fai tu luna, in ciel?” Cold War, il racconto di Oriana e l’allunaggio» (un percorso di storia, inglese e musica che mostra come l’uomo, vero protagonista, possa arrivare a fare cose grandi); «Dal certo al probabile» (un’introduzione alla statistica e alla probabilità in un percorso verticale che si sviluppa in un triennio); «Lightin’ LAB» (un percorso pluridisciplinare, con un approccio “plastico”, di ideazione, progettazione e realizzazione di una lampada di design); «“Come un padre a suo figlio”: la crescita di Telemaco» (guidati da Omero, i ragazzi hanno potuto conoscere da vicino il percorso di maturazione del figlio di Ulisse, riflettendo sulla ricerca di se stessi); «Metto in pratica la teoria. Trovare la strada una volta è questione di fortuna. Trovarla due volte è questione di mappe» (attraverso la sinergia fra geografia ed educazione fisica, i ragazzi hanno avuto l’occasione di osservare come avvenga il passaggio dalla teoria della cartografia e alla pratica dell’orienteering); «People that made the history Pilgrim Fathers, Abraham Lincoln, M.L. King and Rosa Parks» (uno sguardo sulle vite e le vicende dei Padri Pellegrini, Abraham Lincoln, Martin Luther King e Rosa Parks, per riappropriarsi del patrimonio di valori che hanno lasciato alle generazioni future).
La mostra «“Ho visto Dio faccia a faccia”. La storia di un uomo chiamato Israele» è il frutto di un percorso che ha coinvolto gli insegnanti di Religione, Italiano e Arte e immagine in un lavoro interdisciplinare sulla narrazione della vicenda di Giacobbe nel libro della Genesi. Il Patriarca, figlio di Isacco, nipote di Abramo, è colui che il Signore ha scelto affinché l’Alleanza con il popolo eletto possa proseguire nella storia. Il tentativo compiuto dagli insegnanti, in dialogo con la classe II D, è stato quello di mettere a fuoco a vari livelli il procedimento della “riscrittura”, allo scopo di rendere esplicite le categorie più significative della storia della salvezza, normalmente implicite nell’essenzialità stilistica del testo biblico. Degli otto passaggi decisivi della vicenda di Giacobbe, individuati per esemplificare il metodo di lavoro, quattro sono stati riscritti dagli studenti in una modalità inizialmente personale, poi corale, con la guida della docente di Italiano, e quattro sono stati confrontati con le riscritture costituite da altrettante opere pittoriche di rilievo, con la guida del docente di Arte e immagine.
Nella mostra di scienze «Il lavoro dello scienziato, il metodo scientifico in azione», i visitatori verranno accompagnati in due percorsi didattici esemplificativi del lavoro svolto in classe di acquisizione e personalizzazione del metodo scientifico. Il primo esempio riguarda l’osservazione di un semplice fenomeno fisico, che viene indagato seguendo le fasi principali del metodo scientifico, dalla formulazione di congetture fino al lavoro di verifica, che fa anche uso di strumenti matematici. Il secondo esempio riguarda lo studio degli organismi vegetali dai punti di vista strutturale e funzionale a partire dall’osservazione analitica di un fenomeno biologico quale la germinazione dei semi di due specie diverse. A partire da situazioni concrete i ragazzi sono guidati a osservare, esprimere opinioni, raccogliere e tabulare dati, verificare le opinioni utilizzando strumenti adeguati. Si vuole, infatti, favorire l’acquisizione da parte degli alunni di un metodo di lavoro ordinato, basato anche sullo sviluppo di un linguaggio specifico che accompagni e sostenga di pari passo l’acquisizione dei concetti.
La mostra «Di_segno In_segno», organizzata nel laboratorio di Arte e immagine, offrirà la possibilità di entrare a stretto contatto con un particolare aspetto del disegno. Nell’esperienza del disegnare l’occhio viene toccato da un certo impatto con il mondo e questo viene restituito al visibile mediante i segni tracciati dalla mano. Disegnare significa generare un segno, condurlo e custodirlo, significa implicarsi con qualche cosa che è al di fuori di sé. Disegnare è un atto di conoscenza. A ogni segno siamo infatti chiamati a riappropriarci del rapporto tra noi e la realtà. I ragazzi, attraverso un approccio laboratoriale, vengono accompagnati nel corso dei tre anni alla graduale maturazione di questa consapevolezza
«In che senso? Il linguaggio e la condivisione del significato» è il titolo della mostra che esemplifica il lavoro svolto in grammatica all’inizio della prima media, partendo da queste domande: quando la comunicazione è efficace? Quali elementi entrano in gioco nella nostra interazione quotidiana? I ragazzi di I A e I D hanno indagato una delle più affascinanti caratteristiche umane: la capacità di comunicare. Esibendo le attività proposte a lezione, gli alunni guideranno i visitatori alla scoperta del valore del linguaggio. E visitando la mostra si potrà evincere quale sia il metodo di lavoro applicato in classe: l’osservazione del fenomeno linguistico all’interno del contesto di origine, la riflessione sui meccanismi della lingua e la loro astrazione in norme. Lo studio della grammatica diventa così la strada per passare dall’uso inconsapevole del linguaggio alla consapevolezza d’uso, rispondendo al bisogno proprio di ogni uomo di comprendere ed essere compresi.