Torna il “Piano estate”. È la prima volta del ministro Valditara, ma ha avuto alcuni precedenti negli ultimi anni, seppure con modalità diverse. Quest’anno è stato anticipato dal seppur modesto clamore della petizione lanciata da un blog che si autodefinisce Mammadimerda, finalizzata a rimodulare il calendario scolastico in modo da andare a scuola a giugno e luglio. Ma il Piano estate è caduto su una scuola stremata dai progetti PNRR da attuare e da rendicontare. Come scrive Tuttoscuola, “ad ogni annuncio di nuovi fondi assegnati alle scuole sale da più parti un mugolio di fastidio e preoccupazione, come se dirigenti scolastici e direttori amministrativi si sentissero vessati, il personale amministrativo esausto. E si fa fatica a individuare docenti disposti a partecipare ai progetti, mentre non poche scuole preferirebbero rinunciare ai finanziamenti”. Inoltre, il mese di maggio è un mese delicatissimo in cui si tirano i bilanci dell’anno e si concentrano diverse scadenze, con particolare riferimento a quelle degli esami, di cui non si parla, ma che coinvolgono gran parte degli insegnanti delle medie a giugno e delle superiori anche fino a metà luglio.
I propositi del Piano estate sono ambiziosi e condivisibili. “Il nostro obiettivo”, dichiara Valditara, “è una scuola che sia punto di riferimento per gli studenti e per le famiglie anche d’estate, con sport, attività ricreative, laboratori o attività di potenziamento, ricorrendo a tutte le sinergie positive possibili, dagli enti locali alle associazioni del terzo settore”.
Le dichiarazioni del ministro mettono in luce uno dei nodi cruciali che costituisce un interrogativo e che il pedagogista Maviglia sintetizza così: “Lo specifico della scuola è la gestione e cura dei processi di insegnamento apprendimento e l’obiettivo finale è rappresentato dal conseguimento del successo formativo per ogni studente. Il Piano estate opera su un piano un po’ diverso in quanto non intende proporre attività ‘scolastiche’ agli studenti, ma realizzare progetti di carattere didattico, sportivo, musicale, teatrale, ludico e ricreativo. Ovviamente anche queste attività promuovono, lato sensu, l’apprendimento degli studenti, ma i docenti sono preparati a questo tipo di approccio?”.
Del resto, sarebbe pensabile a fine giugno e luglio riproporre contenuti didattici come quelli svolti nel corso dell’anno? Le famiglie chiedono la scuola aperta d’estate perché non sanno a chi affidare i figli, ma sono interessate a far loro proseguire nelle settimane estive le lezioni delle diverse materie? E i ragazzi, sospesi tra il desiderio del tempo libero e la noia, che cosa davvero desiderano?
“Per le paritarie le attività estive non sono una novità: da sempre, ma soprattutto negli anni più recenti, hanno organizzato attività e campi estivi. Ma solo ora c’è la possibilità di utilizzare risorse pubbliche per ridurre significativamente la spesa delle famiglie che già pagano la retta durante l’anno scolastico. Queste due considerazioni spingono a fare il possibile per non lasciarseli sfuggire!”, dice suor Gabriella Goglio, preside dell’Istituto ad Nives di Genova Pegli.
Alberto Rizzi, che dirige l’Istituto delle Immacolatine, articolato su tre scuole dal Centro al Levante, concorda con l’opinione di Maviglia e vede pro e contro nel Piano del ministero: “I genitori dei bambini del I ciclo a maggio hanno già programmato le loro scelte per i mesi estivi: che proposta possiamo costruire? Forse si può far finanziare quello che già si faceva? Per i ragazzi del liceo occorre un po’ di tempo per pensare e raccogliere idee e risorse: dai 15 ai 18 anni i ragazzi parteciperanno solo se le proposte saranno coinvolgenti e significative. Si terranno lontani da progetti che ripropongono le modalità tipicamente scolastiche. Il fatto che si debba rendicontare il 40 per cento al 31 dicembre 2024 mi fa pensare difficile la realizzazione in tempi così stretti”. A dire il vero l’Avviso scrive solamente: “Si raccomanda la spesa di almeno il 40% delle risorse entro il 31 dicembre 2024”. E il valore di una raccomandazione è quello di fare ciò che è effettivamente possibile per realizzarne l’indicazione. Non è in sé un obbligo.
Più convinto è lo sguardo di Anna Maria Coniglio, dirigente scolastico dell’IIS Firpo Buonarroti, che ha sede proprio davanti allo Stadio di Marassi. “In occasione di un collegio straordinario abbiamo deliberato l’adesione al Piano estate. Adesso si tratta di predisporre il progetto entro il 24 maggio. I nostri ragazzi possono trovare stimoli nei progetti: il nostro territorio e quello limitrofo offrono realtà associative e iniziative con cui collaborare per consentire ai nostri ragazzi di uscire dalla scuola, magari per una mezza giornata con attività ludico-sportive qualificate, in piscina o nel verde, e poi concentrarsi sulle competenze linguistiche al pomeriggio. Una scuola outdoor ed estiva che potrebbe aiutare tanti nostri ragazzi che rischiano di trascorrere le giornate estive dormendo fino a tardi o passando il tempo a giocare sul pc o sul cellulare!”.
Rosanna Strata, dirigente scolastico dell’IC Serra Riccò, giudica il progetto molto interessante e ricco di opportunità, ma concorda sulla necessità di far slittare i tempi. “Come lo stesso Avviso ricorda le scuole hanno in essere già i PNRR ‘Riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo e lotta alla dispersione scolastica’, Nuove competenze e nuovi linguaggi, e il PON ‘Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO) all’estero’: in totale quasi due miliardi di euro su scala nazionale! A questo punto diventa difficile non solo reperire i docenti, ma anche i ragazzi, dato che sono già implicati in tanti diversi progetti. Va poi considerato che poi la scuola potrebbe offrire anche molte attività ludico-sportive, ricorrendo ad associazioni del terzo settore, ma il personale scolastico potrebbe non avere le competenze e la funzione di tutor che ruolo assumerebbe?”.
I tempi stretti e ingolfati di scadenze, la necessità di elaborare proposte significative per i nostri studenti e di chiarire come si collocano questi percorsi in relazione all’attività scolastica annuale, l’inutilità di affrettarsi quando i genitori hanno già per forza di cose dovuto scegliere percorsi educativi per i figli per le settimane estive ormai imminenti sono tutti aspetti che suggeriscono uno slittamento di qualche settimana del limite di presentazione dei progetti previsto il 24 maggio. Un tempo più disteso permetterà di adattarsi meglio alla realtà e alle necessità dei nostri ragazzi!
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