Provare a guardare con occhi diversi all’apparente dicotomia tra cultura umanistica e cultura scientifica è la premessa da cui partire per una riflessione diversa.

Un “anacronistico equivoco intellettuale”, così ha definito Piergiorgio Odifreddi, matematico impertinente, la separazione tra cultura umanistica e cultura scientifica, evidenziando come in Italia l’espressione di quella dicotomia sia diretta discendenza della politica culturale dell’idealismo di inizio secolo: la scuola uscita dalla concezione di Croce e di Gentile è l’esempio più alto della separazione delle due culture. Sempre più, invece, ci riconosciamo nel pensiero del fisico italiano Carlo Rovelli: “il mondo è complesso, e per cercare di comprenderlo occorrono strumenti ricchi e diversi”. E questa “comunità internazionale”, così la definisce Rovelli, si pone come “la terza cultura”, una dimensione in cui dialogano artisti, filosofi, scienziati e scrittori.



E allora, alla luce dell’esperienza maturata nella progettazione sulle discipline classiche e scientifiche, tra persone di scuola, si è promosso un focus sui saperi positivi e sulla loro naturale interazione, e dal confronto senza soluzione di continuità tra docenti di scuola superiore e accademici, sia classicisti sia scientifici, ha preso forma il progetto di un approccio globale ai saperi nello stesso contesto.



In pratica, il lavoro scientifico messo in atto nel tempo sui curricoli dei licei, i cosiddetti programmi di studio, ha contribuito alla genesi dell’idea di un’attività organica che si ponga come stimolo per un approccio globale ai processi di conoscenza.

La scelta è quella di valorizzare i saperi positivi considerati nella loro complessità, quale strumento scientifico unitario per la promozione di ogni persona nel processo di conoscenza del mondo.

In questo momento storico di ampia riflessione sul mondo della scuola e della formazione dei giovani, il confronto tra gli addetti ai lavori dei vari segmenti del nostro percorso di educazione, educazione delle coscienze in fondo, resta probabilmente il modo più diretto e tecnico per arricchire le opportunità da predisporre per gli studenti di ogni età.



Approcciarsi ai saperi positivi con un occhio sempre vigile sulla contemporaneità delle esigenze formative, non tralasciando “compleanni” di traguardi importanti nella conquista di ogni diritto, stimolerebbe un raccordo/ponte tra scuole secondarie di secondo grado e atenei ma con un trampolino di lancio che muova le energie dei ragazzi della secondaria di primo grado: la sfida potrebbe consistere nel coinvolgimento degli allievi delle medie in modo tale che un approccio organico alleni ulteriormente ai processi di conoscenza ma anche alla modalità Invalsi: per l’approfondimento di strutture sintattiche o per cogliere semplicemente la “ragione della civiltà” e il senso della democrazia…

La considerazione unitaria e organica dei saperi, in relazione all’attuazione del progetto in cantiere risponde all’effettiva natura dei saperi stessi tra i quali si definiscono relazioni di interazione e di integrazione. E l’humanitas, quella di terenziana memoria…? Potrebbe essere quella la nostra “terza cultura”, quella dimensione completa di arti da ricercare, quella comunità tanto sbandierata oggi ma da rendere ancora effettivamente vitale attraverso quel valore universale e onnicomprensivo che il commediografo latino ci ha insegnato…

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