Si sono riavviati i motori della grande macchina “scuola”. La grande domanda rimbalzata per giorni di telefonata in telefonata tra i vari colleghi era sempre la stessa: sei pronto/a a ricominciare? E quest’anno la gran parte delle risposte è stata negativa.
Una è un caso isolato, due una coincidenza, tre, cinque, sette…mi fanno nascere una riflessione. Cosa ha ingolfato il motore? Cosa non sta permettendo a cuori appassionati ed entusiasti di ripartire con slancio? La maggior parte dei miei colleghiamici amano ciò che fanno, hanno abbracciato questo lavoro con profonda convinzione, donano il meglio ai loro alunni, eppure qualcosa si sta inceppando nel sistema scuola. La situazione pandemica ha notevolmente influito, consciamente e inconsciamente, ma non è solo questo. Si sta rischiando di perdere di vista il motivo principe per cui si gira la chiave per far rombare il motore: i ragazzi. Si vorrebbero investire energie per migliorarsi continuamente con loro, per formarsi, per offrire loro il meglio, per prepararsi, per ri-crearsi, per approfondire, per percorrere nuove strade.
E invece, il sistema rischia di fagocitare molte energie per sostenere un’infrastruttura burocratica che sta diventando ipertrofica. Un pesante fardello che viene caricato sulle spalle di ogni docente rischiando di schiacciarne l’entusiasmo e la passione. Scadenze, modelli, progetti, incartamenti, tabelle, incarichi, regole. Oltre al grande e lacerante problema del precariato, che non permette una progettualità a lungo termine didattica e relazionale. Un grande scheletro burocratico che al posto di sostenere, difendere e rendere agile una professione, sta rischiando di ridurla a lavoro d’ufficio in cui i ragazzi, però, sono i grandi assenti.
Come è possibile riuscire a tenere insieme didattica e burocrazia? Come possono alimentarsi costruttivamente a vicenda? Esiste una via per far in modo che il docente torni a dedicare la maggior parte del proprio tempo per i ragazzi in classe? La scuola sicuramente sta vivendo un periodo di profondo cambiamento, ma ciò non vieta di continuare ad interrogarsi in modo critico e costruttivo su quale sia la strada migliore da intraprendere.
L’augurio è che in questa mutazione non si perdano di vista innanzitutto gli alunni, i reali protagonisti dell’avventura, oltre a gioia, stupore, curiosità ed entusiasmo, che rendono meravigliosa e affascinante questa professione.
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