Dato il generale contesto, sociopolitico e culturale, ci aspetta dunque una rifondazione delle scuola, sulle macerie che ci saranno; avremo un bravo nocchiero che guida la nave in tempesta?
Al di là delle questioni amministrative, contrattuali, organizzative, rimane il docente e il suo profilo. Qualcuno ha usato l’immagine del docente regista o coach (per esempio nella nuova metodologia della flippled-classroom); anzi con la didattica a distanza, come un “discorso demolitore” di Protagora, verrà abbattuta la millenaria convezione delle tre unità aristoteliche (spazio, tempo, azione): aula di mura e finestre, banchi, cattedra e lavagne; orario; azione didattica come la spiegazione, l’interrogazione, la verifica persino la dettatura delle innumerevoli circolari.
Con il superamento del rituale scolastico, verrà introdotto nel nostro essere-accadere scuola una sorta di carsico principio di indeterminazione, come dice il fisico Heisenberg: “Nell’ambito della realtà le cui condizioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi a una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere (all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso”.
Ecco, introdurre il “caso” nella scuola, non nel senso dell’organizzazione (certo la scuola italiana non brilla sotto questo aspetto!), ma nei fondamentali e nei fondamenti della “conoscenza”: quale sarebbe dunque il ruolo della scuola in un mondo dove tutto lo scibile è a portata di click? Il caso, la casualità contro la sistematicità, l’esaustività, insomma la complessità…ebbene, cambieranno i valori, i parametri, quanto insomma la scuola ha finora rappresentato nella sua ontologia; senza essere apocalittici o integrati, la didattica si avvia a essere per competenze, problem-solving, “compiti-di-realtà”, metacognizione, e se possibile, in chiave “ludica” (gamefication) per coinvolgere di più gli studenti. Cosa rimane del paradigma della complessità che caratterizza il nostro mondo nell’epoca attuale?
Prendiamo un’immagine suggestiva tratta da una riflessione sulla complessità di Luca Mori:
“Nel caso di due biliardi perfettamente uguali, immaginando di imprimere movimento con la stessa identica forza a due palle collocate esattamente nella stessa posizione, una piccolissima differenza nella direzione del movimento impresso farà sì che dopo un certo numero di rimbalzi contro le sponde le traiettorie delle due palle non abbiano più alcunché in comune: tale piccolissima differenza potrebbe essere intesa come il corrispettivo del margine d’errore minimo ineliminabile dall’osservazione, che preclude la predicibilità completa e destituisce di fondamento l’ideale della piena certezza della previsione; in particolari condizioni, ciò che si può individuare sono degli stati asintotici alternativi caratterizzati da differenti probabilità”.
Se, con un volo pindarico, e per iperbole, consideriamo le palle del biliardo due alunni immersi nella scuola futuribile, che cosa ci dobbiamo aspettare? Un margine di errore che sarà la misura del senso critico di un cittadino, consumatore, utente finale di un mondo fatto di app sullo smartphone. Nulla sarà come prima. Come dice il ritornello di una canzone di Angelo Branduardi, dal titolo “Il giocatore di biliardo”: “Tic-tac, tic-tac/Per ogni geometria/Tic-tac, tic-tac/Ci vuole fantasia…”. Ce ne vuole tanta per immaginare la scuola del (nostro) futuro…
(2 – fine)