La scuola e i suoi prof sono finiti al centro di un’analisi effettuata dal sociologo dell’Università di Torino Luca Ricolfi e inserita nel suo libro “Il danno scolastico”, scritto a quattro mani insieme a Paola Mastrocola. L’autore ne ha parlato sulle colonne di “Italia Oggi”, spiegando che “la scuola progressista, abbassando sia la qualità dell’insegnamento sia l’asticella del successo scolastico, ha ampliato le diseguaglianze sociali anziché ridurle. Il prezzo dell’abbassamento, infatti, è stato più salato per i ceti bassi che per quelli alti, che hanno anche altre risorse per creare opportunità ai propri rampolli”.



Ricolfi ha specificato poi di non voler dire che gli insegnanti italiani non guadagnino troppo poco e che non sia opportuno aumentarne gli stipendi, ma “mi colpisce molto che non una parola venga spesa su due punti fondamentali: il crollo della qualità dell’istruzione e la mancata messa in sicurezza delle aule. Questo processo è iniziato negli anni ’90, con l’uscita di scena (per pensionamento), di una generazione di insegnanti che, proprio perché si era formata in una scuola con standard elevati, era ancora in grado di trasmettere conoscenza in modo efficace”.



SCUOLA, PROF TROPPO POCO PREPARATI. RICOLFI: “VUOTI ESAGERATI DALLE MEDIE IN AVANTI”

Anche i genitori e il web hanno avuto il loro ruolo nell’impoverimento della qualità dell’insegnamento da parte dei prof della scuola italiana, secondo Ricolfi, che a “Italia Oggi” ha dichiarato: “Questi fattori hanno sostenuto la deriva dell’abbassamento, da cui solo i ceti alti sono riusciti a proteggersi con la macchina delle lezioni private e, dopo la scuola e l’università, con la rete delle conoscenze e i privilegi di classe. Per i ceti bassi, l’abbassamento ha significato solo abbandono degli studi, o passaggio a studi (ancora) più facili, come nel classico passaggio da liceo classico o scientifico a istituto tecnico”.



Sul livello della formazione degli insegnanti, ha poi aggiunto che “è verosimile che per la fascia 3-11 anni vi siano carenze di tipo pedagogico, e forse pure di motivazione, ma dalle medie in poi a mio parere le carenze sono prevalentemente cognitive, ovvero di ampiezza e profondità della preparazione dei docenti”.