Omar ha concluso gli scritti e ora deve sostenere l’orale, non sarà proprio il primo in assoluto, bensì il terzo nella mattina di lunedì.

Omar ha sentito l’emozione crescere in modo incontrollato quando ha saputo l’esito degli scritti di italiano e matematica, un totale di 25 punti che sommati ai 35 punti di credito lo porta a 60, vuol dire promozione sicura; l’unica questione aperta rimane il voto con cui si diplomerà. Sapere che è fatta non lo tranquillizza, perché Omar vuole dare il meglio di sé; se poi l’esame sarà suffragato da un bel voto, sarebbe il massimo.



“Ma che m’importa del voto?” si diceva dopo aver saputo l’esito in punteggio dei due scritti.

Il pomeriggio Omar era andato al centro di aiuto allo studio dove gli aveva dato appuntamento Oscar, l’insegnante di italiano che lo aveva seguito per tutto l’anno.

“Bene!” aveva detto il prof dopo che aveva sentito il punteggio che gli era stato attribuito.



“Sì” aveva risposto a tono Omar “ora devo dare il massimo!”

“Certo! Ma lo puoi fare con maggior tranquillità” aveva ribattuto l’insegnante.

Omar aveva fatto cenno di sì, ma voleva rimanere carico, in tensione, perché sapeva che gli faceva bene.

“Sono venuto a ripassare italiano e storia” aveva detto all’insegnante, che, colpito dalla sua determinazione, voleva assecondarla senza indugio.

Avevano preso in mano le poesie di Leopardi e l’insegnante gli faceva domande puntuali, fatte appositamente per fargli memorizzare il percorso svolto nel corso dell’anno. In seguito erano passati ad altri autori e Omar faceva domande su domande, come preso dal sacro fuoco di sapere tutto.



Ad un certo punto l’insegnante si era fermato e lo aveva guardato con grande intensità, si era fatto un silenzio profondo, Omar non capiva se dovesse temere qualcosa o se quel silenzio avesse un valore salvifico.

“Cerca ciò che è essenziale, scava tirando su la terra grassa!” gli aveva detto in tono forte l’insegnante “hai solo qualche giorno per studiare, e comunque il problema non è che tu sappia tutto, ma che abbia in mente le cose essenziali che ti permettono di fare il percorso che preferisci.”

Omar aveva fatto come uno scatto per rimettersi in cabina di lancio. “Ci sono!” aveva detto all’insegnante che lo aveva guardato con occhi che sprizzavano incitamento e fiducia.

“Dì quello che per te è essenziale, basta con queste domande insistite a me, ora prendi in mano tu le redini. Che cosa val la pena trattenere?”

Si stava parlando di Verga e Omar si era appuntato le cose più importanti, poi erano andati su Pascoli, Ungaretti, Pirandello, Montale, Pavese.

“Così va bene!” gli aveva detto alla fine l’insegnante, dando certezza al lavoro che aveva fatto.

“Non ci ero abituato, durante l’anno ho studiato autore per autore, ora invece è diverso.”

“Certo. Hai dovuto cambiare metodo, ma ti sei accorto di quello che ti è successo?”

“Penso di sì! Ho imparato a fare sintesi.”

“Ecco, proprio questo è il punto. Questo esame ti fa imparare a fare un lavoro sintetico ed è una grande conquista. Già in qualche modo lo facevi, ma posto di fronte a tante cose da sapere o sai fare sintesi o muori” gli aveva detto con soddisfazione l’insegnante.

“Ed ora possiamo rivedere storia?”

“Certo! Nello stesso modo, andando a vedere le cose essenziali.”

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