Tra le attese di tanti (le prenotazioni per assistere in presenza hanno registrato il “sold out”) si è tenuto l’incontro con il ministro Valditara, tradizionalmente molto sentito dal “popolo del Meeting”, frutto dell’insegnamento e dell’importanza data da don Giussani al valore dell’educazione. Un incontro che desta inevitabili difficoltà a un ministro che si trova di fronte un pubblico competente ed esigente, che non si fa scrupoli rispetto a eventuali giudizi e critiche. Un compito per sua natura complesso, come ha ben evidenziato Francesco Magni nel suo editoriale, perché, vista la tanta carne messa al fuoco in questo primo anno di governo, l’attesa era anche verso qualche pragmatica e concreta realizzazione delle tante indicazioni di intervento date da Valditara dopo il suo insediamento. Su questa testata è già stato pubblicato un articolo di Alessandro Artini che ben esplicita l’incontro e gli argomenti trattati dal ministro e pertanto il mio intervento non intende replicarlo, ma dare una lettura un po’ particolare delle reazioni e approfondire qualche tema.
La mia attenzione si rivolge verso la reazione del “popolo del Meeting” all’intervento del ministro, un popolo che conosco bene per i tantissimi anni di frequentazione a questa importante manifestazione, un popolo competente, come ricordato, fortemente attento al valore dell’educazione e che negli anni, civilmente, non ha mancato anche di mostrare dissenso e criticare gli interventi dei vari ministri.
Ho fatto questa particolare scelta perché lo stesso ministro ha iniziato il suo intervento aggiungendo ai ringraziamenti di rito una importante frase: “È un grande piacere essere qua anche per una forte consonanza valoriale e culturale che ci accomuna”, che, credo, indichi quanto possa essere significativo, per le sue future decisioni, una valutazione del giudizio di questo popolo. Le domande rivolte da Luigi Ballerini (scrittore), Ezio Delfino (dirigente e presidente di Disal), Carlo Di Michele (presidente di Diesse) e Massimiliano Tonarini (presidente di Cdo opere educative) hanno permesso al ministro di esporre con dovizia di particolari quanto già avviato e quanto avvierà per cercare di migliorare il nostro sistema scolastico e la volontà di dargli un suo imprinting.
In sintesi, non pienamente esaustiva: sperimentazioni di innovazioni, investimenti Pnrr su materie Stem e formazione docenti, valorizzazione dell’autonomia, edilizia scolastica, assicurazione infortuni, docente tutor, docente orientatore, volontà di dare dignità alla scuola paritaria, aperture alla partecipazione ai bandi Pon, istruzione tecnica e professionale, rapporti con le associazioni, dispersione scolastica.
Un lungo elenco di argomenti che il pubblico ha ascoltato con attenzione e interesse interrompendo il ministro con sette applausi. Il primo dopo l’affermazione: “Docenti, avete in mano il lavoro più bello del mondo perché dare un futuro ai nostri ragazzi è la cosa più bella che un uomo e una donna possano fare”, indice dell’attenzione valoriale educativa dei presenti. Il secondo alla comunicazione: “I docenti per abilitarsi possono farlo nelle scuole paritarie equiparandole alle scuole statali”, indice della soddisfazione di un traguardo raggiunto, che ho approfondito in un mio recente articolo. Il terzo alla dichiarata volontà di interventi che “riconoscano alla scuola paritaria piena e totale dignità rispetto alla scuola statale”, perché attese e aspirazioni che hanno portato a ottenere l’approvazione della legge 62/2000 purtroppo non sono ancora pienamente attuate. Il quarto all’affermazione: “Tutti hanno pari dignità e tutti devono costruirsi un percorso valorizzando i propri talenti”, perché sempre di carattere valoriale nella logica di equità di attenzione agli studenti, ai quali deve essere data pari opportunità eliminando ogni discriminazione. Il quinto quando il ministro ha detto: “Nella scuola si definisce il futuro di un ragazzo e se nella scuola non si offrono pari opportunità formative noi abbiamo ragazzi che non hanno un futuro lavorativo degno di questo nome”, perché confermativa e rafforzativa dell’affermazione valoriale educativa dell’intervento precedente. Il sesto all’apertura “di un tavolo di confronto e collaborazione con le associazioni”, indice della volontà di essere collaborativi e protagonisti sul tema scuola, educazione, professione. Il settimo quando ha attestato che “Invalsi e Indire dicono che solo mettendo delle basi fondamentali buone per tutti in tutte le Regioni e in tutti i territori del nostro Paese si può garantire un percorso sereno importante e fruttuoso ai nostri ragazzi”, perché amplia la volontà di equità per i territori e per il Paese intero oltre che per gli stessi studenti.
A queste indicazioni nate dall’osservazione dei partecipanti ne aggiungo alcune mie. Ritengo che se, come dice, il ministro punta a un cambiamento radicale della scuola, dovrà mettere a fuoco una serie di interventi che portino i docenti, nel loro insieme, ad avere “quella straordinaria passione e ricchezza professionale” che ha riscontrato visitando scuole che realizzavano progetti innovativi. A questo occorre aggiungere una fidelizzazione alla propria professione (la più bella del mondo!) compresa nel proprio valore e nella consapevolezza che un “buon maestro” o un “cattivo maestro” hanno una incidenza notevole sulla formazione personale e, quindi, sul futuro di un giovane.
La relazione docente-studente è la pietra angolare della professione di insegnante, che non può limitarsi agli aspetti contrattuali. Ottima l’attenzione verso l’istruzione tecnica e professionale: ne hanno bisogno, oltre che il mondo del lavoro e il Paese, gli studenti stessi, per poter meglio valorizzare i loro talenti. Ma attenzione ad equilibrare l’aspetto liceale: esperienze già fatte, verificabili, hanno fallito per l’eccesso di licealizzazione. In una scuola in cui si punta, doverosamente, alle pari opportunità per gli studenti, occorre rivedere la partecipazione delle scuole ai bandi europei per l’accesso ai fondi Pon.
Occorre dare pari opportunità a tutte le scuole in relazione alla qualità del servizio pubblico offerto ed evitare discriminazioni verso scuole che offrono un ottimo servizio solo in relazione alla natura giuridica della loro gestione. Ritengo, inoltre, che vada valutata con attenzione la proposta che la formazione iniziale sia arricchita della presenza attiva nella scuola, pur nella consapevolezza delle difficoltà che questo tema può incontrare nei rapporti con le università.
In conclusione, il “popolo del Meeting” ha evidenziato una particolare attenzione, come sempre, agli aspetti più direttamente educativi. La platea, nei commenti successivi, ha giudicato molto buono l’intervento sul piano delle indicazioni e delle volontà manifestate, ben sapendo che la realizzazione delle politiche dell’istruzione è tra le più difficili e trova sempre ostacoli di ogni genere. La determinazione fino ad oggi mostrata dal ministro Valditara fa finalmente ritenere che egli voglia incidere e lasciare una traccia positiva nel tempo, meritandosi un “appuntamento” il prossimo anno.
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